L'arcivescovo Fontana scrive una lettera ai giovani. “I giovani umbri sono capaci di costruire storie belle e benedette. L'Umbria non è tutta corrotta e malata negli ideali dei ragazzi che ci vivono, che frequentano la città, che vanno all'Università o che lavorano, come nei mesi passati si è detto nei grandi media” L'Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, nel corso della giornata diocesana dei giovani, svoltasi oggi a Cannaiola di Trevi, ha presentato una lettera rivolta ai ragazzi dal titolo: “Lettera ai giovani della Chiesa Spoletana-Nursina a venti anni da quando il Papa proclamò beato don Pietro Bonilli, apostolo della famiglia e della carità, prete di Spoleto”. Si tratta di un testo di 19 pagine, dal linguaggio semplice e da concetti attuali. Il presule affronta il tema dell'amore, definito la forza più grande per vincere le ingiustizie del mondo; parla del condividere la vita con la gente, della famiglia come mezzo per cambiare sè stessi, la società e il mondo, di Dio 'archetipo' delle storie d'amore. Mons. Fontana all'inizio del testo spiega che si è deciso a scrivere questa lettera perchè “ha una grande voglia di provare ad essere franco e di non nascondervi la mia esperienza di educatore e di pastore. Mi piacerebbe essere tra quelli che vi aiutano a vedere che è vero anche per la vostra generazione che la bellezza, come disse Giovanni Paolo II, salverà il mondo”. L'arcivescovo afferma in maniera chiara che il mondo giovanile, in particolare quello umbro, non è solo trasgressione e violenza. Scrive mons. Fontana: “in questi mesi passati, ragioni che hanno poco a che fare con la verità – e ancor meno con il rispetto delle persone – hanno descritto, nei grandi Media, un'Umbria tutta corrotta e malata negli ideali dei ragazzi che ci vivono, che frequentano la città, che vanno all'Università o che lavorano. È stato buttato un velo di sospetto sui vostri punti d'incontro e, soprattutto, sulle vostre intenzioni, sui vostri valori, sull'anima di una generazione intera. Nella mia esperienza so bene che non è così. È vero che vi sono al mondo storie balorde e disgraziate. Vi sono sempre state. Vi sono anche storie belle e benedette. Soprattutto vi siete anche voi che non vivete di trasgressione e di violenza”. Raccontando di come il beato Pietro Bonilli propose la Sacra Famiglia di Nazareth per ridare vitalità alla società e alla famiglia, il presule invita a tornare a contemplare l'amore, per riscoprire il fascino della concordia e il dono della pace. “Ogni storia d'amore, scrive il vescovo, è una scala incantata per innalzare la persona che vi è coinvolta. Se riesci a viverla con intensità è un viaggio… Quando riuscirai a far splendere il rapporto con la tua ragazza, e per te, ragazza mia, con il tuo ragazzo, sarete veramente un uomo e una donna. Sarà l'amore a liberarvi dell'egoismo, a farvi scoprire la ricchezza semplicissima e preziosa, che è più grande di quanto voi stessi riuscite a contenere. Se vi riuscirà cogliere che l'amore che sentite l'un l'altro è grazia da custodire come una perla preziosa o un tesoro nascosto nel campo sarete veramente felici. È con questa scoperta che troverete il coraggio di metter su una famiglia: a suo tempo, i figli e le figlie saranno la vostra benedizione. Da questa esperienza fondante di ogni storia veramente umana potrete imparare a scoprire il progetto di Dio, che ha pensato l'umanità intera come luogo possibile della fratellanza”. Al termine della lettera mons. Fontana dice ai giovani: ” siate figli della libertà, che è un attributo di Dio; cristiani capaci di giocarvi la vita con il coraggio dell'azione, perchè Dio lo vuole. Praticate la carità perchè so per esperienza che è la fontana della 'allegrezza'. Il mondo può essere cambiato: ciò si fa con una buona misura d'amore, un discreto peso di coraggio, un po' di sacrificio – quanto basta – e con la capacità di leggere i bisogni della gente”.