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L’Archidiocesi di Spoleto-Norcia ha celebrato la 34^ edizione della “Giornata per la Vita”

L’archidiocesi di Spoleto-Norcia ha celebrato, giovedì 23 febbraio presso l’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” della città, la 34ª Giornata per la Vita con il convegno “Racconta la vita”, ovvero alcune testimonianze di una vita piena. L’evento in origine era programmato il 3 febbraio, giorno che tradizionalmente la Chiesa dedica alla vita, ma l’abbondante nevicata di quel periodo non ha consentito il regolare svolgimento dell’iniziativa. Nonostante il cambio di data e il normale disorientamento che questo comporta, numerose persone si sono comunque ritrovate alla Scuola di Polizia, dove sono stati ricordati anche i 50 anni di fondazione del reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale di Spoleto. Benedetta Rinaldi, giornalista della Rai e di Radio Vaticana, ha moderato l’incontro.
«Siamo qui per raccontare la vita senza proclami, in semplicità, in famiglia». Con queste parole l’arcivescovo Renato Boccardo ha iniziato il saluto di benvenuto a tutti gli intervenuti. «Siamo qui per omaggiare le famiglie che con amore accudiscono gli anziani, i giovani sposi che accolgono con disponibilità la vita, i genitori che orientano i figli verso ciò che è buono, i nonni che educano con la loro sapienza, i medici, le ostetriche e il personale del reparto di Ostetricia che ogni giorno accolgono la vita nascente». Il dott. Luca Sapori, Direttore sanitario del presidio ospedaliero di Spoleto, nel ricordare l’antica vocazione della città all’accoglienza della vita, ha ribadito che nella Asl numero 3 rimarranno aperti due punti nascita: Spoleto e Foligno. Questa è davvero una bella notizia che arriva dopo un periodo di incertezza legato alla riduzione dei punti nascita che non garantiscono almeno 500 parti in un anno. Poi, è stata la volta del nuovo primario del reparto di Ginecologia ed Ostetricia, il dott. Fabrizio Damiani: «nel ringraziare l’arcivescovo Boccardo per questo momento di confronto sulla vita, voglio dire che sono molto orgoglioso di lavorare a Spoleto e di vedere quanto la gente sia attaccata all’ospedale. Non era per nulla scontato poter festeggiare i 50 anni del reparto, sia per i pochi finanziamenti, sia per il rischio che c’era di un’eventuale chiusura. Ora le prospettive sono buone, da parte nostra siamo pronti a versare nel reparto ogni giorno “lacrime e sudore” per tutelare la vita e la qualità della salute della mamma e del bambino».
Dopo i saluti istituzionali, sono iniziate le testimonianze, intervallate dalla musica del gruppo di ottoni “Girolamo Fantini” di Spoleto. Il primo a prendere la parola è stato Mauro Belligi, malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), già presidente dell’Associazione umbra malati di SLA: «è vero – ha detto – che la malattia condiziona la vita, ma è altrettanto vero che la vita può essere sempre migliorata. Noi malati di SLA assaporiamo ogni giorno una vita piena, facciamo di tutto tranne le cose normali, come ad esempio lanciarci dal paracadute o andare su una slitta da neve trainata da cani, o partecipare alla settimana bianca sulle Dolomiti. Non ci fermiamo un attimo – ha concluso Mauro – siamo i testimoni di come la vita può essere sempre affrontata». Poi, hanno portato la loro testimonianza una coppia di sposi di Bastardo di Giano dell’Umbria, Lara ed Ermanno Peppucci, tre figli, di cui uno in Cielo. Questa la storia: Lara rimane incinta per la terza volta. Al quinto mese viene comunicato a lei e al marito la grave disabilità del figlio in grembo, che non sarebbe potuto sopravvivere. «I medici – ha detto Lara – ci hanno consigliato l’interruzione della gravidanza, dicendoci che così avremmo evitato la sofferenza nel vedere un figlio nascere e poi morire. Fortunatamente, però, il Signore ci ha tenuto la mano sopra la testa e ci ha fatto portare a termine il nostro compito di genitori. Francesco è nato, ha pianto, ha aperto gli occhi, lo abbiamo accarezzato, tenuto in braccio, è stato battezzato e dopo sette ore è morto. È vissuto il tempo che il Signore aveva stabilito per lui». La terza testimonianza è stata quella dei coniugi Oliva e Luigi Guidi, che per oltre venti anni hanno assistito don Antonio (fratello di Luigi e prete spoletino) costretto allo stato vegetativo da una grave malattia cerebrale. Don Antonio è tornato alla Casa del Padre lo scorso 13 febbraio. «Abbiamo fatto di tutto – ha raccontato Luigi – per tenerlo in vita. A differenza della moda corrente, non abbiamo staccato la spina, anche se è stata dura e se eravamo impotenti dinanzi alla malattia». Un ragazzo uscito dal tunnel della tossicodipendenza ha parlato, invece, di come la vita adulta sia per lui una piacevole scoperta dopo anni passati con le spalle al muro e con la mente protesa sempre verso la droga. Una mamma di un ex tossicodipendente ha parlato della “lotta” vissuta e vinta insieme al marito per ridare la vita al figlio. «Tra difficoltà e gioie abbiamo ritrovato un figlio dieci volte migliore. La vita, oltre a nostro figlio, l’abbiamo ridata anche a noi stessi». Elisabetta Schiavoni, architetto marchigiano, con una sorella malata di SLA, ha affrontato il tema delle barriere architettoniche, della loro importanza nella vita delle persone diversamente abili e della poca consapevolezza che sull’argomento c’è nel mondo politico. Paola e Nazzareno Pacconi, coniugi spoletini, hanno testimoniato la gioia di aver accolto per sette volte la vita: «non avevamo programmato di avere sette figli – ha detto Nazzareno -, ma la Chiesa ci ha illuminato sull’apertura alla vita». «Per gestire una situazione del genere – ha affermato Paola – non si deve solo programmare, bisogna anche essere creativi». L’ultima testimonianza è stata quella di Rina Quieti, la prima ostetrica dell’ospedale di Spoleto, che ha ripercorso brevemente i cinquanta anni del reparto. «Era il 28 febbraio 1962 – ha detto – quando è stato inaugurato il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. Tre i primari che si sono susseguiti alla guida: Tommaso Archilei (1962-1992), Giulio Martines (1992-2010) e Fabrizio Damiani (dal 2011). In questi cinquanta anni sono nati all’ospedale di Spoleto 19.458 bambini» (i dati sono aggiornati al 23 febbraio 2012).
Le conclusioni del convegno sono state tenute dal sindaco di Spoleto Daniele Benedetti, presente insieme all’assessore al Bilancio e al Sociale Paolo Proietti. «Grazie a tutto il personale del reparto – ha detto – e a chi ha tenuto duro nei momenti difficili».
Domenica 26 febbraio alle ore 11.30, presso la basilica di S. Pietro a Spoleto, l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà la Messa per i nati nell’anno 2011 al reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale di Spoleto.