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L'ALTRA VERITA' SUGLI STUDENTI LIBICI PRO GHEDDAFI ARRESTATI A PERUGIA

Una seconda verità, diversa da quella raccontata dagli inquirenti, sulla vicenda dell'arresto di Nuri Ahusain, capo degli studenti libici in Italia, e di altri suoi compatrioti “pro regime” per “associazione a delinquere finalizzata a commettere violenza privata, aggravata e continuata, intimidazioni e crimine transnazionale”, è stata raccontata nei giorni scorsi a Perugia in una conferenza stampa organizzata dal campo Anti imperialista.

Al gruppo, capeggiato da Nuri Ahusain, è stato contestato di aver fatto sistematiche intimidazioni nei confronti dei propri concittadini pro ribelli a Perugia e di aver ordito un piano per “cacciare” l'ambasciatore libico a Roma, vicino al governo di Bengasi, per rimpiazzarlo con un uomo di Tripoli.

“Non ci sono prove concrete e sostanziali a conferma delle presunte intimidazioni e minacce che i tre arrestati avrebbero compiuto”, ha detto Luca Tadolini, avvocato di Ahusain, durante la conferenza. Secondo Tadolini, “al momento sono disponibili alle difese solo stralci delle intercettazioni telefoniche, che costituiscono per altro solo dei labili indizi e non sono certo prove sufficienti per sostenere l'accusa. Animate e anche accese discussioni tra connazionali sono comprensibili, ma non sono mai degenerate in atti di violenza”.

Riguardo all'accusa più grave contro gli inquisiti, ovvero il presunto complotto contro l'ambasciatore libico a Roma, secondo Tadolini dalle stesse intercettazioni si evince che non si trattava di reali intendimenti criminosi, ma di organizzare una manifestazione davanti all'Ambasciata libica e di semplici invettive verbali.

L'avvocato ha poi concluso la conferenza criticando anche i capi d'accusa pendenti sul suo assistito e sugli altri due libici inquisiti a Perugia. Sono accusati di “Associazione a delinquere a carattere transnazionale”, mentre per l'avvocato, trattandosi di una vicenda politica, l'accusa avrebbe semmai dovuta essere quella di “Associazione sovversiva” oppure di “Terrorismo internazionale”.

IL CAMPO ANTIMPERIALISTA SOLIDALE La conferenza stampa in questione è stata organizzata dal Campo antimperialista di Perugia, che ha costituito un “Comitato per la libertà dei tre patrioti libici” in quanto ritiene che la vicenda sia da ricondurre a un preciso disegno politico contro gli studenti pro regime di Gheddafi.

Secondo Francesco Guastarazze, portavoce del comitato, “i diversi membri del Comitato, nelle settimane passate, sono stati in prima fila nelle mobilitazioni non solo per chiedere la fine dei bombardamenti Nato, ma per la pace immediata e il dialogo tra le opposte fazioni libiche”.

“E' in questo contesto che a Perugia la comunità degli studenti libici si è divisa, pro e contro i bombardamenti Nato, tra lealisti del regime di Tripoli e dall'altra i tifosi dell'aggressione occidentale. Malgrado le presunte minacce che i lealisti avrebbero proferito ai loro avversari, ad avere la peggio sono stati i patrioti libici, che hanno visto tre dei loro connazionali finire in prigione. La “colpa” loro ascritta è di avere manifestato pubblicamente contro i bombardamenti, sfidando le autorità italiane che vi partecipano”, ha detto Guastarazze.

IL RIESAME In questi giorni intanto il tribunale di Perugia ha convalidato gli arresti per i due studenti libici coimputati, mentre ieri mattina si è riservato di decidere nei prossimi giorni riguardo la convalida dell'arresto del capo degli studenti libici Nuri Ahusain.

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