L’allerta per la peste suina africana – dopo il caso di positività in un cinghiale morto in Piemonte, accertato dalle controanalisi effettuate all’Iszum di Perugia (Centro di riferimento nazionale) – non coglie impreparati i cacciatori umbri.
Il 24 giugno scorso si tenne infatti in Umbria un incontro formativo sulla peste suina africana.
“Noi c’eravamo – ricorda il presidente di Federcaccia Umbria, Simone Petturiti – e già in quella data la nostra associazione assicurava la collaborazione dei cacciatori nella sorveglianza sul territorio e per la riduzione dell’eccessivo numero di capi di cinghiale nelle aree aperte alla caccia programmata”.
L’intervento del presidente Simone Petturiti rafforzato da Fiacchi Fosco (componente tecnico del consiglio regionale dell’associazione), dava un contributo importante alla valutazione del problema. Accolto con grande interesse e collaborazione dai responsabili dei veterinari.
“E’ innegabile – ricorda Petturiti – che sono i cacciatori la categoria di persone più presente nel territorio selvatico e che sempre loro svolgono ruolo di pulizia di eccessi faunistici e automatica riduzione dei contagi delle varie infezioni trasmissibili. Conserviamo ancora tutta la documentazione del seminario formativo ed è a disposizione di chi volesse prenderne visione”.
“Confermiamo piena disponibilità nella sorveglianza – prosegue il presidente di Federcaccia Umbria – notando tuttavia che pochi giorni fa si è conclusa una stagione venatoria al cinghiale eccezionale che ha ridotto parecchio la presenza dell’ungulato nella nostra regione. Ovviamente, escluse le aree protette. Non ci risulta alcuna segnalazione di animali morti per uno stato di salute deficitario. Pertanto al momento ci sentiamo di rassicurare tutti in Umbria, pur tenendo alta la guardia perché il problema si avvicina”.