Spoleto

La vita “tetra” dell’Octetra, rinascita e lieto fine | L’opera di Noguchi tornerà davanti a Palazzo Collicola

Alzi la mano chi dei sessantenni in circolazione, non è sgusciato almeno una volta dentro al giocattolone misterioso di Isamu Noguchi (incluso lo scrivente che alla fine degli anni ’60 era fino fino), quando la scultura, tutta dipinta di una bella tinta rosso-intenso, era posizionata nei Giardini pubblici di V.le Matteotti.

Un ricordo indelebile, ma anche la consapevolezza di una ricchezza culturale utile anche allo sviluppo della curiosità “bambina” di almeno un paio di generazioni di spoletini che si permettevano il lusso di giocarci dentro a più a non posso, attraversandola, scivolandoci e arrampicandosi in cima conquistando posizioni e vertici tra urletti e strepiti, come si conviene a chi da piccolo, gioca.

La vita “tetra” dell’Octetra… come la Vida Loca

Octetra si chiama l’opera del celebre scultore giapponese Isamu Noguchi legato a Spoleto, una volta ancora nella nostra storia culturale, grazie al Festival dei Due Mondi e al rapporto con il suo fondatore Gian Carlo Menotti. Solo per citare, ricordiamo “Errand into the Maze”, musicata nel 1947 da Giancarlo Menotti, con le scenografie di Isamu Noguchi e coreografata da Martha Graham e che potrebbe bastare alla memoria.

Qualcuno ricorderà lo spettacolo della Martha Graham Dance Company del 2010 al Teatro Nuovo, fuori dal contesto festivaliero, in cui la compagnia di danza riproponeva la splendida e fascinosa coreografia della sacerdotessa della danza contemporanea.

L’Octetra di Noguchi è figlio dunque di una cultura non fine a se stessa, autocelebrativa o peggio frutto di orientalismi scontati, ma opera multidisciplinare che ne ha fatto forse la scultura più usata e consumata a Spoleto degli ultimi 60anni. Ma al contempo anche la scultura più spostata (… in tutti i sensi)!

La vita tetra dell’Octetrasiate comprensivi con il cialtrone che è in noi– quasi come la Vida Loca, restituisce all’occhio dell’osservatore una immagine di eccessi ed abusi. Di utilizzo e consumi smodati di posizioni espositive che ne fanno quasi una scultura da riabilitare in qualche centro per le dipendenze. In questo caso, dipendenze da decisioni indecise di politica poco adusa. L’ Octetra come il viso di Chet Baker dopo un ventennio di frequentazione con sostanze, alcol, e disagio si presenta oggi scrostato, fessurato e in piena vegetazione di alghe, muschi e licheni. Ci mancano solo i funghetti, ovviamente allucinogeni, e le abbiamo provate tutte.

Nella peregrinazione continua l’opera-homeless, appena dopo il progetto operativo che fu affidato agli architetti Buckminster Fuller e Shoji Sadao con i quali Noguchi collaborava dalla metà degli anni Sessanta e una sua prima breve apparizione davanti al Duomo, ebbe come prima collocazione di lunga durata i già citati Giardini V.le Matteotti. Dopo qualche tempo intorno agli anni’80 qualcuno pensò bene che “quella roba consumata” e pesantissima (ci aveva pensato il compianto architetto Alberto Zanmatti a farla colare in cemento armato), andava spostata e poi rinchiusa in qualche magazzino. Sparita dalla luce fino al 2000, in occasione dell’apertura della Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Collicola qualche pensatore stupendo, si ricordò che esisteva anche una roba di Noguchi da qualche parte, e l’Octetra ricomparve pitturato di uno strano arancione sbiadito e posta nel cortile di palazzo Collicola, Nel 2003 Octetra riparte per un breve percorso e si va a posizionare nella piazza antistante La Galleria a causa dei restauri di completamento dell’edificio. Si dovrà attendere il 2010, dopo un accurato intervento di restauro e qualche massaggio tonificante della Tecnireco per essere di nuovo collocata nel giardino interno.

… e Saverio salverà Octy

Ed è li che ha dimorato sino ad oggi, momento in cui il Direttore dei Musei spoletini, Saverio Verini ha deciso che era ora di far disintossicare Octetra dalle fatiche e dagli abusi della sua lunga vita. Verini, a cui va riconosciuta una sensibilità elevata per tutto quello che ha avuto a che fare, ed ha ancora oggi, rapporti stabili con la città, è il deus ex machina del progetto che ha portato ad una determina pubblicata recentemente all’Albo Pretorio con cui si salverà il “Soldato Octetra”.

Nella prima fase di remise en forme, Octy andrà di nuovo nella Spa della Tecnireco, che questa volta al costo di un pacchetto-beauty completo da 7.686,00 euro gli farà fare anche i fanghi e l’aerosol che scalcagnifica e tonifica. E infine la collocazione definitiva nel basamento davanti a Palazzo Collicola, appena lasciato libero dalla scultura “Liberamente” di Eduard Habicher.

Che dire…la vita tetra dell’Octetra, verso il Sol dell’Avvenire, venendo dalla tenda da campo con fornelletto e sacco a pelo a terra, tutto compreso, sta per avere un lieto fine pare! Eppoi diciamolo, quel basamento a Piazza Collicola, come le case popolari, spetta di diritto alla scultura di Noguchi per una serie di motivi fondanti: intanto il fatto che è molto più vecchia e duratura di altre frescacciate spacciate per arte (ricordiamoci le bare d’autore o l’albero della cuccagna con gli sfilatini). In seconda istanza perchè ha una intitolazione fighissima e ultraterrena, non facilmente emulabile. Ed infine perchè, passando dall’essere il gioco più usato a Spoleto negli anni’60, ai viaggi di spostamento lisergici e alle dipendenze da abusi decisionisti-indecisi, dimostra alla fine che si può anche venirne fuori puliti, recuperati a nuova vita. Ora e sempre, abbasso la droga e viva Octetra! Anzi, viva Octy