Perugia

La storia dei giudice a cui non piaceva scrivere le sentenze

Trovava “opprimente” scrivere le sentenze e gli altri provvedimenti giudiziari. Tanto più che la sua passione è la poesia. Peccato che di professione, il protagonista della storia raccontata dal Corriere della Sera e da altri quotidiani nazionali, faccia il magistrato. E invece, nonostante le richieste avanzate ai superiori affinché lo assegnassero a funzioni penali, è stato “schiantato sul ruolo più incommentabile e inqualificabile del Civile di Santa Maria Capua a Vetere” si è difeso davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura. Dove è finito a seguito delle rimostranze per gli arretrati accumulati: 214 sentenze non redatte nei termini. A lui, piuttosto, piace la poesia. Per questo, negli ambienti giudiziari, lo hanno già battezzato il “giudice poeta”.

Dopo un primo provvedimento disciplinare, nel 2021 è stato trasferito a Perugia, come giudice di sorveglianza. Ma anche questo ruolo non lo ha evidentemente stimolato abbastanza, visto l’enorme numero di provvedimenti rimasti indietro, che ha portato ad una protesta formale da parte di avvocati e detenuti e all’inevitabile apertura di una nuova istanza disciplinare.

Eppure l’aria di Perugia qualche stimolo sembra averlo indotto nel giudice campano, che di fronte alla Sezione disciplinare, ammettendo “il macello” creato, ha spiegato: “Ora fare il magistrato di sorveglianza mi piace e vorrei portare a termine il quadriennio”. Anche se alla fine dell’udienza, sempre secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ha voluto ricordare che altre sono le sue vocazioni: “Sono certo che non morirò magistrato”.