Dall’era delle grandi milanesi negli anni ’60 alla Juve di Trapattoni ed il Napoli di Maradona negli anni ’80. Poi il Milan degli olandesi, le sette sorelle ed un Europa che vedeva chiunque arrivare in fondo ad ogni competizione, ma proprio chiunque. Sampdoria, Torino, persino Vicenza: per non parlare delle favole di Parma e Lazio, capaci di ospitare alcuni dei più forti giocatori degli ultimi vent’anni. Poi il nuovo millennio, che ha comunque consegnato 3 Champions League: l’ultimo canto del cigno prima di un lustro che ha segnato un taglio netto col passato.
Il campionato italiano ha subito una forte retromarcia rispetto ai maggiori campionati europei, soprattutto da tre punti di vista: capienza degli stadi, budget a disposizione e risultati a livello europeo. L’unica finale centrata nelle ultime 6 stagioni è quella della Juventus in Champions, persa nel 2015. Una competizione da cui le milanesi mancano da ben tre anni: l’avvento di sceicchi, emiri e grandi proprietari ha acuito la forbice tra la Serie A ed il resto d’Europa. Ma è tutto così cupo?
Osservando alcuni dei dati analizzati all’interno di una rassegna infografica sulle sei migliori leghe d’Europa, pubblicata la scorsa settimana nella sezione notizie di Bwin Italia, si nota come nella maggior parte delle statistiche il campionato italiano è in linea con i competitor maggiori. Per quanto concerne la percentuale di vittorie dentro e fuori casa, il numero di gol realizzati ed il risultato più comune (1-1), oppure la quota utile per raggiungere la salvezza.
Dove si evidenzia un cambio di rotta rispetto al passato è in tre dati su tutti: lo scarto di punti fra la prima e seconda negli ultimi 5 anni, o tra la prima e la quinta., o ancora fra la prima e l’ultima. In tutti questi dati la Serie A presenta la forbice maggiore, eccezion fatta per la Liga che frappone 29 punti fra la prima e la quinta. Cosa vuol dire? Semplicemente un fattore, che rendeva l’Italia unica nel panorama europeo, è col tempo venuto meno: non c’è più l’equilibrio di qualche anno fa, il campionato è scritto in partenza e l’imprevedibilità di ogni sfida, che rendeva speciale il nostro torneo, non è più un must italico.
Altro triste dato, la capienza degli stadi: l’Italia ha la media nettamente più bassa considerando Liga, Bundes e Premier. Ciò nonostante abbia allo stesso tempo le dimensioni medie maggiori d’Europa, seconda solo alla Germania. L’Italia è addirittura ultima nei numeri di tutto esaurito, considerando anche Francia e Belgio.
Ultimo dato, forse il più preoccupante: il 45% dei club in Italia è in profitto, apparentemente un bene. In realtà ciò indica solo una cosa: in Serie A i campioni vanno via, non restano o arrivano più. Si vende, non si compra: l’era dei Tanzi, Cragnotti, Moratti e Berlusconi è ormai lontana anni luce.