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La ricetta della senatrice Spadoni Urbani per uscire dalla crisi: “Tecnici e politica per dare futuro al paese”

di Ada Spadoni Urbani (*)

Intervenendo sul decreto “liberalizzazioni” ho approfittato per fare una analisi della situazione socio economica del nostro Paese a cento giorni dall’insediamento del Governo Monti. In merito alle liberalizzazione, è stato fatto un buon passo avanti, ma ancora non ci siamo. L’Italia non si è ancora liberalizzata del tutto, non solo e non tanto perché tassisti, notai o farmacisti, malgrado gli aumenti, restano a numero chiuso. Il problema riguarda ben altri settori. A cominciare da una liberalizzazione bancaria che è solo agli inizi. Tuttavia grandi passi in avanti si sono compiuti. Trentasei categorie professionali, assicurazioni, energia, trasporti, Enit – tanto per fare qualche esempio – sono stati interessati dalle nuove normative. Questi i punti positivi,lasciando da parte, e non sono pochi, quelli non condivisibili.

Ma c’è un altro elemento importante che ho cercato di proporre alla riflessione dei Senatori: la crisi dei partiti, le difficoltà della politica a farsi portatrice di progetti attorno ai quali coagulare la fiducia dei cittadini. Al Governo tecnico è stata data una sorta di delega, mentre la politica sembra essersi auto sospesa. I cittadini ripagano il Governo “tecnico”, malgrado una doppia declassazione da parte delle agenzie di rating, la recessione accertata, la disoccupazione che cresce costantemente e malgrado l’aumento della pressione fiscale, con una fiducia ampia. Lo stesso non accade per i partiti che sembrano caduti in una sorta di vuoto di rappresentatività, tutti, se è vero che il partito più “popoloso” è quello degli indecisi o del non voto.

Questa è il grande recupero che la politica deve fare in previsione del dopo-Monti. Non si tratta solo di coinvolgere questo o quel personaggio politico da candidare alle elezioni del prossimo anno, bensì di riattivare, per allora, il legame tra cittadini e politica, cioè la linfa stessa della democrazia. La gente ha accettato i sacrifici attuali in attesa di un futuro di progresso: solo che questo deve essere progettato e portato avanti dai partiti, auto ridefinendosi con progetti e programmi che vanno verso gli interessi veri e reali dei cittadini.

Infine, sulla riforma dell’Imu sugli immobili ecclesiastici ho rilevato che, l’irrituale presenza del Presidente Monti in Commissione industria per spiegare le norme inserite nell'emendamento apportato al decreto all'ultimo istante, ha dato la misura della pressione che, dai partiti, è stata fatta per difendere attività educative non profit di alto valore. Il presidente Monti ha preso atto e ha avuto la capacità di armonizzare le normative. Alla fine, dunque, è stata ancora una volta la politica, silenziosamente, a fare il proprio dovere. Ma chi se ne è accorto?

(*) Senatrice Pdl