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LA REGIONE DA IL VIA LIBERA AL PROGRAMMA DI RIORDINO TERRITORIALE DELLE COMUNITA' MONTANE

L'Assemblea di Palazzo Cesaroni ha analizzato e discusso oggi il Programma di riordino territoriale delle Comunità montane predisposto dalla Giunta regionale. Illustrando il provvedimento, il presidente della Prima commissione Oliviero Dottorini, ha spiegato che l'atto fa parte dell'iter complessivo della riforma delle Comunità montane avviata con la legge n. 18/2003, proseguito con le linee di indirizzo, il confronto con le amministrazioni locali e con l'elaborazione del piano di riordino territoriale.

Trattandosi di un atto “solo esame” che non prevedeva il voto da parte dell'Assemblea, i consiglieri dell'opposizione sono intervenuti per manifestare la loro contrarietà al documento.

Secondo ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Cdl per l'Umbria) si tratta “di una riforma mirata esclusivamente a mantenere saldo il potere della maggioranza nelle diverse zone omogenee. Anche prima c'erano suddivisioni poco consone, ma l'atto proposto dalla maggioranza aggrava la situazione, portando a una scomposizione dei territori che vuole soltanto evitare che certi comprensori possano scegliere maggioranze diverse dalle attuali. Non ci saranno veri risparmi, dato che alcuni amministratori hanno già provveduto ad incrementarsi le indennità e ci saranno forti rischi e tensioni per i posti di lavoro che andranno persi”. FIAMMETTA MODENA (FI – Pdl) ha parlato di “una riforma che sta solo sulla carta e che procede molto lentamente, dato che siamo ancora alla ridefinizione dei confini: siamo ben lontani dalla riduzione degli sprechi e dalla razionalizzazione dei servizi della Pubblica amministrazione. Rimangono aperti i problemi territoriali nel ternano e nei comuni di Cannara e Bettona; la partita più importante riguarderà il personale e su questo non ci sono ancora novità concrete”. Per ENRICO MELASECCHE (Udc) i tempi della riforma delle Comunità montane sono “assolutamente troppo lunghi ed il centrosinistra dimostra ancora una volta le sue difficoltà non riuscendo ad incidere sugli sprechi e le inefficienze esemplari di certe Comunità, come quella di Orvieto, che viene potenziata nonostante i pessimi servizi finora forniti. Le Comunità montane subiscono trattamenti diversi in base al colore e al potere politico inoltre i territori dovevano essere coinvolti in queste scelte”. Intervenendo a nome della Giunta, l'assessore VINCENZO RIOMMI ha evidenziato che l'Umbria è tra le prime Regioni italiane ad aver approvato la legge di riforma delle Comunità montane, pur trovandosi in una situazione più virtuosa di molte altre: “siamo gli unici ad aver risparmiato raggiungendo gli obiettivi di contenimento della spesa e riducendo i costi istituzionali e non i servizi prestati. Si tratta di una riforma di cui si parlava da qualche decennio e che abbiamo concretizzato in 1 anno e 3 mesi; i piccoli Comuni e le aree marginali di cui si occupano le Comunità montane sono un pezzo del tessuto sociale dell'Umbria che non può essere abbandonato”. L'assessore CARLO LIVIANTONI ha concluso il dibattito rimarcando che “il processo di razionalizzazione è passato attraverso un confronto serrato con le Amministrazioni comunali e non c'è stata lacuna forzatura per incidere su equilibri e maggioranze. Questa proposta di zonizzazione ha ricevuto il consenso della grande maggioranza dei Comuni e dell'opinione pubblica”.

SCHEDA: RIORDINO TERRITORIALE DELLE COMUNITÀ MONTANE

Gli 89 Comuni dell'Umbria sotto i 40 mila abitanti (soglia stabilita dalla legge) hanno scelto la forma associativa a cui aderire, confermando la volontà di aderire alle Comunità montane. I Comuni con una popolazione compresa tra 25 e 40 mila abitanti potranno decidere liberamente se aderire alle Comunità montane (Città di Castello e Gubbio) o avvalersi delle funzioni delle Comunità limitrofe (Assisi e Spoleto). Le amministrazioni comunali hanno anche scelto a quale delle 5 aree omogenee (al posto delle 9 precedenti) aderire e l'atto è stato valutato positivamente dal Consiglio delle autonomie locali. Una volta vagliato dall'Assemblea regionale, il programma entrerà in vigore attraverso un decreto del presidente della Giunta regionale.I Comuni saranno così suddivisi nelle 5 zone omogenee: Zona 1) Citerna, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Umbertide, Valfabbrica; Zona 2) Bastia Umbra, Bettona, Bevagna, Campello sul Clitunno, Cannara, Castel Ritaldi, Giano dell'Umbria, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Nocera Umbra, Montefalco, Spello, Trevi, Valtopina; Zona 3) Castiglione del Lago, Collazzone, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Magione, Marsciano, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro, Torgiano, Tuoro sul Trasimeno; Zona 4) Acquasparta, Amelia, Alviano, Allerona, Attigliano, Avigliano Umbro, Baschi, Calvi dell'Umbria, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Fratta Todina, Giove, Guardea, Lagnano in Teverina, Montecastello di Vibio, Montecastrilli, Montecchio, Montegabbione, Monteleone d'Orvieto, Marni, Orvieto, Otricoli, Parrano, Penna in Teverina, Porano, San Gemini, San Venanzo, Todi; Zona 5) Arrone, Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Norcia, Polino, Poggiodomo, Preci, S. Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Stroncone, Vallo di Nera. Come previsto dalla legge regionale, saranno le nuove Comunità montane a gestire le aree naturali protette: il “Parco del Monte Cucco” (zona 1), il “Parco del Mente Subasio” (zona 2); il “Parco del Lago Trasimeno” (zona 3), il “Parco fluviale del Tevere” e la “S.t.i.n.a.” (zona 4); il “Parco fluviale del Nera” (zona 5).