(Francesco de Augustinis)- E' il freno ai farmaci innovativi ad alto costo la ricetta della giunta regionale ai dolori del bilancio sanitario umbro, attraverso una “campagna di educazione” ai medici per frenare i farmaci “ad alta innovazione” -e dunque ad alto costo- distribuiti negli ospedali umbri.
Sia in occasione della presentazione del Dap (leggi) che nei giorni scorsi nell'ambito di un incontro sulla sanità, la riduzione della spesa farmaceutica ospedaliera è stata indicata dalla presidente regionale Catiuscia Marini come uno dei due punti cardine -insieme al tema della mobilità dei pazienti- su cui ridurre il peso della sanità sul bilancio regionale. Emerge adesso il modo in cui la regione intende tagliare la spesa sui farmaci negli ospedali, “contrastando” i sistemi di promozione dell'industria farmaceutica e andando a limitare i fondi per i medicinali ad alta innovazione.
“La spesa farmaceutica ospedaliera non è soltanto la spesa per somministrazione ma è anche per quella la distribuzione di farmaci ai pazienti”, ha spiegato a TuttOggi.info Riccardo Brugnetta, dirigente alla programmazione economico finanziaria della direzione sanitaria regionale. “La seconda voce pesa molto più che la prima, e ogni anno cresce a tassi rilevanti”, ha detto Brugnetta.
“Da qualche anno tutte le regioni italiane evidenziano una crescita molto sostenuta della spesa farmaceutica classificata come ospedaliera”, spiega Brugnetta, “che rappresenta in media il cinque per cento del budget disponibile, mentre normativamente questo tetto è fissato dal governo e dall'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) al 2,4 per cento”.
Secondo Brugnetta la voce di spesa per i farmaci è lievitata negli ultimi tre-quattro anni sotto il traino dei farmaci più innovativi, dispensati per casi oncologici, di malattie del sangue e di malattie degenerativee neurologiche (come lasclerosisi multipla): “è un sovradimensionamento dovuto anche alle politiche farmaceutiche”, ha detto Brugnetta, che ha spiegato: “Dopo le modifiche sopraggiunte negli ultimi trquattroro anni, sui canali delle farmacie adesso circolano farmaci a prezzi prefissati. Quello è diventato un settore molto regolamentato. C'è tutta la politica del generico, dell'equivalante. Per cui in quei canali la spesa è imbrigliata”.
Secondo Brugnetta, “la contropartita del settore industriale è stata che sul settore ospedaliero passasse l'innovazione”, ovvero che fosse il sistema sanitario di ciascuna regione, tramite la spesa dei farmaci ospedalieri, a garantire alti livelli di introiti e dunque lo stimolo alla ricerca e allo sviluppo.
L'intervento della regione per ridurre la spesa farmaceutica, per cui ieri sono stati creati dei gruppi di lavoro appositi, si propone un calo di circa il 20 per cento, attraverso un sistema di educazione e di linee guida rivolto ai medici dei centri specializzati, che sono i centri di decisione riguardo l'adozione del farmaco. Nella sostanza, la direzione sanitaria regionale intende fornire degli strumenti informativi ai medici e ai centri specializzati nella malattie interessate dal fenomeno, per regolamentare l'adozione dei farmaci, adesso troppo lasciata alla scelta dei singoli professionisti, esposti all'influenza dell'informazione-promozione delle case farmaceutiche.
Come spiega Brugnetta, “vogliamo stilare delle linee guida, indicando come vanno correttamente prescritti, anche rispetto ai benefici attesi, alla tipologia dei pazienti in modo da non determinare un uso discriminato, trattandosi di farmaci ad elevato costo”. Un'operazione culturale, che va studiata con molta attenzione in quanto tocca molti aspetti, dalla qualità delle cure alle esigenze dei pazienti da una parte, e dagli interessi farmaceutici e dalla pressione all'utilizzo dei farmaci dall'altra.
“Il nostro obbiettivo è quello di mettere sotto governo questo sistema, in modo da frenarne le dinamiche”, ha concluso Brugnetta. “Un tentativo organizzativo e culturale per responsabilizzare il sistema”.
® riproduzione riservata