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La Regione alla prova dei bilanci, tra i nodi del passato e le incognite del prossimo futuro

Una lente sull’operatore del passato e indicazioni sulla strada da seguire sin dal prossimo bilancio. Una strada resa in gran parte buia dalle tante incertezze legate alla durata della pandemia Covid e certamente in salita, per l’impatto sull’economia umbra (e quindi sulle entrate anche per la Regione) che avrà l’emergenza sanitaria.

Nella transizione tra vecchi e nuovi inquilini di Palazzo Donini ed una situazione socio-economica senza precedenti a causa del Coronavrus, è ancora più importante la doppia lettura del giudizio di parificazione della Procura della Corte dei conti dell’Umbria. Un documento, quello presentato dalla procuratrice regionale Rosa Francavilla, relativo al 2019, l’ultimo anno di gestione della precedente amministrazione regionale, segnato dalle dimissioni di Catiuscia Marini e dalle elezioni anticipate. E che dovrà segnare, giocoforza, anche le scelte dell’attuale Giunta Tesei, alle prese con la predisposizione di un Defr (la “Finanziaria” della Regione) quanto mai complicato.

Nuova Monteluce

Il nome Nuova Monteluce evoca, paradossalmente, tante ombre. Perché quell’operazione rischia di creare un buco nei conti regionali. Anche con possibili conseguenze per gli amministratori che, nel passato ci hanno messo le mani. Un’operazione avviata nel 2005, con la creazione del fondo immobiliare nella quale la Regione conferì beni per circa 43 milioni di euro. E che oggi ha un valore difficilmente verificabile sul mercato reale, tra lavori fermi e imprese che attendono di essere pagate. L’acquisto delle partecipazioni da parte di Gepafin è servito solo a dare un po’ di ossigeno al momento. Perché l’operazione è stata coperta in bilancio con i circa 12 milioni di accantonamento. Il fatto che nessun imprenditore privato, in realtà, voglia arrischiarsi in questa operazione, ha fatto accendere i riflettori della Corte dei conti. pronta a far scattare un’indagine per danno erariale.

Trasporto pubblico locale

Così come la Procura “resterà vigile” sugli accantonamenti relativi al trasporto pubblico locale. Tra gli accantonamenti per passività pregresse compaiono 35 milioni di euro. Lo sbilanciamento strutturale per il 2019 è di 17 milioni di euro. Deficit sul quale pesa la voce dipendenti, quelli confluiti dalle ex società pubbliche di trasporto.

Una situazione che imporrà alla Giunta regionale una forte razionalizzazione del sistema del trasporto pubblico locale. Perché eventuali fondi provenienti da Roma per far fronte all’emergenza Covid (ad esempio per assicurare lo spostamento in sicurezza degli studenti) non saranno tali e duraturi da coprire un’insostenibilità dei costi strutturali. A meno che non si abbiano risorse e volontà politiche di ripianare ancora, come già successo nel 2016. Ma la vicenda del prestito ponte erogato da UM nel 2013, di cui è stato recuperato finora poco più di un terzo, dimostra che operazioni di finanza creativa non se ne possono più fare.

Il capitolo Sanità

Ma la tenuta dei conti regionali si gioca sulla sanità. Sempre, visto che la voce sanità, da sola, pesa per oltre il 70% del bilancio regionale. E ancora di più in questa fase emergenziale, con la necessità di adeguare gli organici. Per l’attuale maggioranza, resta il potenziale squilibrio di 40 milioni di euro (sempre negato dal Pd), che avrebbe in parte ingessato l’azione delle Aziende sanitarie e ospedaliere. Tra i fondi promessi da Bruxelles, i sindacati che chiedono stabilizzazioni e contratti a tempo indeterminato, contingenze legate alla pandemia, la voce sanità, in caso di aumenti dei costi strutturali, potrebbe pesare negli anni futuri su imprese e contribuenti umbri. Ma prima occorrerà mettere mano a quei “controlli interni” invocati dalla magistratura contabile. Anche per far luce, realmente, sullo stato di salute finanziario della sanità umbra.

Costi per il personale

La Corte dei conti evidenzia rispetto al bilancio 2019 la necessità di dimagrire i costi per il personale, soprattutto il numero dei dirigenti e le nuove posizioni organizzative. I pensionamenti con quota 100 e la riorganizzazione dei dirigenti operata a gennaio ha fatto scendere a 45 il numero dei dirigenti. E le nuove posizioni organizzative (altro appunto della magistratura contabile) sono state limate del 10%.

I costi della politica e la proposta Bori

La Corte dei conti guarda anche ai costi della politica. Il principio contenuto nella relazione è che, visto il momento di crisi, anche il pubblico debba fare sacrifici. E questo potrebbe essere il momento per discutere sulla proposta di legge presentata dal capogruppo Pd Tommaso Bori, che mira a tagliare le indennità a consiglieri e assessori. Proposta che proprio oggi è stata rinviata alla Commissione Statuto.

La giungla delle società partecipate

La Procura della Corte dei conti, continua a chiedere un intervento sulle società partecipate. Una sorta di macchina pubblica (ma con le regole del privato, quando occorre avere di più le mani libere) parallela alla Regione. Che è finita per pesare ancora di più sui conti pubblici. Basti pensare che a fronte dei 1.168 dipendenti della Regione, se ne contano circa 1.500 nelle partecipate.

Una giungla sulla quale Tesei aveva promesso di intervenire. E sembra che a breve dovrebbe approdare in Giunta un atto teso ad intervenire sulle partecipate. Anche in modo definitivo: le aziende che non hanno una mission chiara vanno chiuse. Certo, i dipendenti vanno poi ricollocati. Ma si eviterebbero ulteriori assunzioni. E molti costi sarebbero comunque abbattuti. Senza considerare, poi, il segnale inviato.

L’assestamento di bilancio

Oggi in Prima Commissione è stato approvato l’assestamento di bilancio di previsione per il triennio 2020-22 (insieme a quello dell’Assemblea). L’assessore Paola Agabiti ha spiegato, in premessa, che la Giunta “ha condiviso il giudizio di parifica della Corte dei Conti per il rendiconto 2019“.

Agabiti ha ricordato il contesto socio-economico molto difficile nel quale si interviene sull’assestamento del bilancio 2020-22. E poi le criticità strutturali, come lo squilibrio sui trasporti, con debiti pregressi degli anni precedenti per 24 milioni di euro, per i quali non erano stati assunti impegni di spesa, a cui si aggiungono 11 milioni per contenziosi attualmente aperti.

Per il 2020 il Bilancio è stato chiuso grazie anche ai 33 milioni arrivati attraverso il Fondo perequativo del Governo. Che ha coperto quasi tutti i 37 milioni attesi dell’Umbria, di cui 19 per minori entrate dal recupero fiscale del bollo auto, dell’Irap e dell’Irpef.

Per recuperare margini di manovra, si è intervenuto sulla riduzione o rimodulazione di alcune spese e con la mancata stipula o la rinegoziazione di alcuni mutui. Ma la coperta appare davvero corta. Soprattutto guardando ora al 2021.

Le incognite del Bilancio 2021

Dal 2021 l’Umbria dovrà anche iniziare a restituire allo Stato i 19 milioni di euro ottenuti, con un milione l’anno. Un meccanismo che sommato all’incertezza dell’andamento delle entrate a causa della crisi economica innescata dal Covid (addirittura 50 milioni in meno la previsione), rende difficile la costruzione del bilancio regionale. Perché la Regione – come altri Enti – rischia di trovarsi in pancia una massa di crediti inesigibili. E poi c’è l’incerto quadro finanziario di sanità e trasporto pubblico locale. Nodi da sciogliere con coraggio, al più presto.

Entro fine mese, chiusa la partita dell’assestamento di bilancio, sarà portata in partecipazione con le parti economiche e sociali la bozza del Defr.