Categorie: Cronaca Foligno

LA QUESTIONE DEL RISCHIO ESONDAZIONE DEL FIUME TOPINO CONTINUA A FAR DISCUTERE

di Valentina Ballarani

E' molto discussa la questione sul fiume Topino e la pericolosità delineata durante il coso della storia, per cui ogni 200 anni circa il fiume di Foligno rischia un'esondazione imponente che potrebbe potenzialmente provocare ingenti danni a cose e persone.

E' una vicenda che da molto tempo ha coinvolto le varie fazioni politiche oltre che numerosi comitati cittadini sulle possibili soluzioni che potrebbero essere adottate per mettere in sicurezza il fiume e le zone circostanti. Il dilemma più acceso rimane quello se abbattere oppure no il ponte San Giacomo, oppure se prendere provvedimenti di altra natura, come l'adeguamento dell'alveo del fiume o la realizzazione di bacini di contenimento.

Inutile dire che alla fine tutte le polemiche si sono trasformate più in battaglie politiche che in discussioni di utilità pratica e non manca occasione per lanciare messaggi o dare qualche indicazione a riguardo.

Anche l'assessore Trenta in questi giorni, in occasione della conferenza di inaugurazione del sentiero Sassovivo-Pale è tornato sull'argomento, ricordando che “c'è ancora da completare il parco del Topino”. “Al di là di quelle che sono le varie voci e di quello che si può pensare, – ha evidenziato Trenta – la zona ed il fiume sono stati indicizzati come ‘R4', ovvero ad alta pericolosità per le persone e per le cose. E' ovvio che qualsiasi intervento avrà un impatto sull'ecosistema molto forte. Una decisione andrà presa, anche a breve – ha concluso l'assessore Trenta – ma senza dubbio richiederemo l'intervento dei cittadini perché il cambiamento sarà molto importante e le persone sono coinvolte in prima persona”.

Anche l'assessore regionale Vincenzo Riommi, presente anche lui all'aula Verde di Pale, ha voluto fare qualche dichiarazione in merito. “La storicità e gli elementi che da molto tempo caratterizzano alcune zone, come può essere il ponte San Giacomo per Foligno, sono ormai parte integrante del tessuto socio-urbano, ed è impensabile che vengano distrutti ed eliminati. Anche la prospettiva di fare dei contenimenti idrici a monte è un'ipotesi poco realizzabile, sia per una effettiva difficoltà dovuta alla pendenza del terreno, sia perché richiederebbe dei costi enormi. Più congruo – ha concluso Riommi – sarebbe un intervento a valle attraverso deviazioni e baci di contenimento”.

“Le curve di rischio che vengono riportate dalla storia sono reali, ma ad oggi la portata del fiume è molto diminuita” ha invece evidenziato il professor Fabio Bettoni.

La situazione continua a rimanere molto controversa e forse per i comuni cittadini districarsi fra tante opinioni così diverse tra loro non è cosa semplice. L'augurio è che man mano i nodi vengono sciogliendosi e che i dati che poi porteranno ad una decisione piuttosto che ad un'altra siano effettivi e non vengano usati per altri scopi.

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