"La pietra parla", Martini Marmi ricostruisce il rosone della Basilica di Norcia - Tuttoggi.info

“La pietra parla”, Martini Marmi ricostruisce il rosone della Basilica di Norcia

Laura Caldara

“La pietra parla”, Martini Marmi ricostruisce il rosone della Basilica di Norcia

Lun, 15/12/2025 - 19:13

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Uno degli interventi più delicati è stato il leggio della cripta, dove ha incastonato un angelo proveniente dal museo

Ci sono frasi che non vengono pronunciate per essere ricordate, ma per scolpirsi dentro chi le dice.
Per Sandro Martini non è un motto da incidere su una targa né un pensiero rubato a qualche libro: è la sintesi del suo modo di vivere la scultura, di toccare il marmo come se ogni volta potesse prender vita, restituendogli una voce. “Anche la pietra ha qualcosa da dire. Bisogna solo imparare a darle ascolto.” Con queste parole Sandro apre la sua intervista.

E quella voce lui la sente da quando era ragazzo. Il suo incontro con il marmo è avvenuto in un luogo senza pretese, in un laboratorio sospeso nel tempo, impregnato di polvere e del rumore degli utensili che si confondeva con i pensieri. Lì, seguendo solo l’istinto e la curiosità, prese in mano un blocco di pietra senza sapere cosa sarebbe nato. Da giovani si inseguono molti sogni, finché non se ne abbraccia uno per tutta la vita.

Quel primo colpo lo accompagna ancora oggi. Da quel momento la sua esistenza ha iniziato a modellarsi attorno a un’idea semplice e potente: ogni blocco nasconde una verità. Sta al marmista scoprirla e trasmetterla a chi saprà ascoltare e guardare. Così è iniziato il suo cammino: esperimenti, errori, notti trascorse a studiare e riprovare.

Un percorso che ha unito istinto e tecnica, tradizione e innovazione. Non ha mai smesso di cercare nuove strade, nuove sfide, nuovi modi per onorare un mestiere antico, senza tradirne l’essenza.
Dopo anni di esperienza, le sue mani conoscono il ritmo lento della levigatura e la precisione del taglio a mano. Non c’è artificio nel suo gesto, solo autenticità. Ed è proprio questa autenticità ad aver attirato per la Martini Marmi un incarico che lascerà il suo nome scolpito sulla pietra che lui stesso ha lavorato.

Il rosone della basilica

Quando gli è stato affidato il compito di ricostruire la parte centrale del rosone della Basilica Superiore di Norcia, Sandro non ha esitato. Non ha pensato al rischio né al peso della responsabilità. Ha visto il privilegio e l’onore di farsi carico di una missione che gli avrebbe permesso di dialogare con la memoria di un luogo ferito ma vivo.

Il rosone originale era andato distrutto nel terremoto. Ricostruirlo non significava solo riprodurne la forma, ma ridarne l’anima, il respiro profondo che portava con sé da oltre un secolo. Per questo non basta saper scolpire: bisogna comprendere, osservare, entrare in sintonia con ciò che non si vede ma si sente.

A Sandro non hanno chiesto un progetto o un preventivo. Gli hanno detto soltanto: “Vogliamo che sia lei a rifarlo. Ci fidiamo.” Parole che, per un artigiano, valgono più di qualunque firma.

Da quel momento ha iniziato a studiare ogni fotografia, ogni disegno d’archivio, ogni frammento recuperato. Ha visitato cave intere finché non ha trovato la pietra più simile a quella usata nel 1886, quasi dovesse risalire il tempo con le proprie mani.

Poi è iniziato il lavoro: meticoloso, calibrato al millimetro, rispettoso dell’architettura superstite. Ma il momento più solenne per lui è stato incidere il proprio nome sul retro del rosone, nello stesso punto in cui, più di cent’anni prima, un altro scultore aveva inciso il suo. “Quando ho inciso il mio nome, la mano tremava. Sapere che tra decenni, forse tra un secolo, qualcuno potrà leggerlo… è una sensazione che ti resta dentro”.

Per Sandro, tradizione e futuro convivono nella stessa mano. “Nel mondo della lavorazione del marmo ci sono due vie: quella che affida tutto alla macchina e quella che continua a credere nella mano”. Sandro appartiene a questa seconda via, ma non rifiuta la tecnologia: la integra, la usa dove serve, senza permetterle di sostituire ciò che solo il gesto umano può trasmettere: sentimento, memoria, bellezza.

All’interno della Basilica di Norcia, il rosone è stato solo l’inizio. Ha lavorato su colonne danneggiate, frontoni fratturati, elementi spezzati. Una passione diventata missione: ricucire i margini tra passato e presente, restituendo continuità a un luogo simbolo di resistenza e rinascita.

Il leggio della cripta

Uno degli interventi più delicati è stato il leggio della cripta, dove ha incastonato un angelo proveniente dal museo. Gli è stato affidato dicendo: “Questo pezzo è speciale. Deve essere trattato con la massima attenzione, é un pezzo unico, era destinato al museo, ma il Vescovo ha deciso di incastonarlo nel leggio, sappiamo di lasciarlo in buone mani”.

Sandro lo racconta con orgoglio, consapevole della responsabilità. Oggi chi entra nella Basilica e alza lo sguardo verso la facciata non vede solo un rosone nuovo. Vede un gesto d’amore, una testimonianza lasciata da mani che hanno ridato vita a ciò che sembrava perduto. “Ogni volta che guardo quel rosone e so che il pezzo centrale l’ho scolpito io, sento qualcosa muoversi dentro. È come se la pietra mi restituisse qualcosa.”

La storia che si tramanda

E aggiunge: “Andate a Norcia. Entrate nella Basilica. Fermatevi davanti a quel rosone. Guardatelo davvero. Lasciate che sia la pietra a raccontarvi qualcosa. Perché lì, in quelle linee precise, non c’è solo marmo: c’è una storia che si tramanda”.

Sandro Martini, con le mani, la pazienza e il cuore, ha saputo restituire bellezza a ciò che sembrava perduto per sempre.

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