La peste suina africana arriva anche nel centro Italia. Dopo i casi nel Lazio, a Zeri, in provincia di Massa, il virus è stato trovato in un cinghiale morto, all’interno di un’area già classificata come zona di sorveglianza 2 perché attigua alle regioni dove la Psa è già presente in modo conclamato.
La positività del cinghiale morto alla Psa è stata confermata dalle analisi di laboratorio fatte eseguire, secondo i protocolli, da Regione Toscana e Azienda Usl Toscana Nord Ovest.
Sono già attive misure di sorveglianza e controllo nel territorio interessato, con la collaborazione dei cacciatori del posto. Il ministero della Salute e il commissario straordinario per la peste suina sono stati informati dalla Regione Toscana.
La Psa non si trasmette all’uomo, ma ai suini e ai cinghiali, che ne sono il principale veicolo. Tuttavia la presenza del virus danneggia pesantemente l’intera filiera suinicola, con gli abbattimenti forzati degli animali negli allevamenti e lo stop all’esportazione dei prodotti (oltre che degli animali vivi). Attività che sono particolarmente diffusa in Toscana, dove si sta provando ad arginare la propagazione del virus.
La presenza della Psa nelle regioni limitrofe, tra cui l’Umbria, assesterebbe un grave colpo alla storica filiera suinicola e della lavorazione delle carni dei maiali. La Regione Umbria ha recentemente approvato gli adeguamenti del piano anti Psa che prevedono, tra l’altro, l’abbattimento di 44mila capi di cinghiali nelle varie forme di caccia e di contenimento. Il 30 luglio sono previste una serie di riunioni in Regione con le categorie interessate.