Giovedì 31 marzo, alle ore 21, al teatro Nuovo Giancarlo Menotti di Spoleto e in chiusura di Stagione venerdì 1 aprile alle 21 al Teatro degli Illuminati di Città di Castello andrà in scena “La passione delle Troiane”, con Giovanni De Monte, Maria Rosaria Ponzetta, Silvia Ricciardelli, Fabrizio Saccomanno, Vito De Lorenzi, Emanuela Gabrieli, Ninfa Giannuzzi, Riccardo Marconi, Admir Shkurtaj, per la regia di Antonio Pizzicato e Salvatore Tramacere.
Un’emozionante rivisitazione de “Le Troiane” di Euripide, che accosta il lamento delle donne di Troia alle moroloja, ovvero i pianti che un tempo le donne dell’area grika salentina facevano a pagamento per un morto del quale, a volte, conoscevano appena il nome.
La presenza del coro alimenta la possibilità di ricreare atmosfere sonore e rimandi a luoghi vicini e lontani dove confluiscono sentimenti, voci, parole che si manifestano insieme alle azioni e alle immagini. Le musiche eseguite dal vivo e composte dagli stessi interpreti, assumono un ruolo di primo piano sulla scena al pari dei testi e delle azioni. Così musicisti, cantanti e attori divengono protagonisti di una rappresentazione che si pone tra il teatro e la musica, tra il concerto e lo spettacolo. Ed è straordinariamente inevitabile, alla fine, ritrovarsi ad un ritorno, all’essenza: l’umano dolore di una madre e l’innocenza sacrificata del figlio amato, una tragedia.
Euripide porta, ne “Le Troiane”, molti elementi di innovazione soprattutto per effetto delle nuove soluzioni drammatiche attuate, orientate alla rottura con la tradizione, mediante l'inserimento di parti dialettiche che allentano la tensione drammatica e l'alternanza delle modalità narrative. La novità assoluta del teatro euripideo è comunque rappresentata dal realismo con il quale il drammaturgo tratteggia le dinamiche psicologiche dei suoi personaggi. Lo sgretolamento del tradizionale modello eroico porta alla ribalta del teatro euripideo la figura muliebre: Andromaca, Fedra e Medea sono le nuove figure tragiche di Euripide, il quale ne tratteggia sapientemente la tormentata sensibilità e le pulsioni irrazionali che si scontrano con il mondo della ragione e che ben si coniugano con le tradizioni salentine. Infatti, profondamente umani sono i dolori che vengono descritti ne “La Passione delle Troiane”, in cui la femminilità è l’elemento dominante: emergono, infatti, in primo piano, le figure di Andromaca, Ecuba, Cassandra che, pur costrette a sottomettersi a un destino crudele, non rinunciano tuttavia alla loro fierezza, non piegano il capo di fronte alla crudeltà dei greci e denunciano con parole frementi di sdegno gli orrori della guerra fra gli uomini.
E ancora la morte, nella tragedia euripidea, del piccolo e innocente Astianatte, richiama alla mente la crocifissione dell’Innocente per antonomasia, Cristo, colui che, senza peccato, si è immolato per la salvezza del genere umano. Per questo, il pianto di Andromaca si fonde con quello della Vergine in un unico grande dolore che è quello di tutte le madri costrette dal destino a rinunciare ai propri figli.