Medici e operatori sanitari hanno acceso le ‘luci sulla Palestina’ in un flash mob che si è tenuto giovedì 2 ottobre alle 21 nel parcheggio dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. Alla vigilia di una manifestazione nazionale in tutte le principali città italiane, da Roma a Firenze, Milano, Bologna, anche Terni fa sentire la vicinanza al popolo palestinese e lo fa ricordando i medici e il personale sanitario che hanno perso la vita per rimanere a fianco dei pazienti e salvare vite nella Striscia.
Un centinaio di persone riunite con torce, lampade e bandiere per illuminare simbolicamente la notte di Gaza, hanno ricordato gli oltre 60mila palestinesi uccisi in questi ultimi due anni dall’esercito israeliano e leggendo i nomi dei 1.667 (e anche più) operatori sanitari, medici e infermieri uccisi nella Striscia. Perché il diritto alla salute è vita.
In concomitanza delle manifestazioni che si stanno svolgendo in tutta Italia contro il genocidio palestinese perpetrato da Israele e a supporto della Sumud Flotilla bloccata a poche miglia da Gaza dall’idf, violando il diritto internazionale, dirigenti, medici e personale del comparto sanitario iscritti alla Fp Cgil di Terni hanno aderito all’iniziativa ‘Luci sulla Palestina’ e si sono ritrovati insieme a un centinaio di manifestanti nel parcheggio dell’Opedale Santa Maria di Terni giovedì 2 ottobre. Durante la manifestazione sono stati letti interventi, stralci di libri, testimonianze di medici palestinesi, medici uccisi che si sono formati in Italia a Perugia ricordi di amici e medici di Gaza che sono rimasti fino alla fine vicino ai pazienti e in contatto anche con l’Italia. E poi la lettura dell’elenco di una parte dei 1.667 operatori sanitari e medici uccisi in questi ultimi due anni a Gaza dall’esercito israeliano. “Siamo qui per chiedere che si fermi il genocidio del popolo palestinese e stare accanto agli uomini e alle donne della Global Sumud Flotilla, diciamo grazie per la vostra impresa coraggiosa, umanitaria e politica capace di mettere a nudo le ipocrisie dei governi come il nostro che sostengono i crimini di Israele. Difendere la salute è difendere l’umanità” parlano al microfono gli organizzatori e chiedendo che le istituzioni debbano fare di più per fermare con il genocidio e rompere la complicità con l’esercito israeliano.
Nonostante ci sia stata la collaborazione di più sindacati e ordini professionali per organizzare l’evento le sole bandiere sventolate sono state quelle della Palestina. “Grazie per non aver portato bandiere di partiti e sindacati ma solo quelle della Palestina a sostegno di Gaza contro lo stato terrorista sionista di Israele che sta perpetrando da 80 anni contro la popolazione palestinese un genocidio”. Perché come ricorda Franco Coppoli del Comitato della Palestina, sin dall’inizio della guerra “i sanitari sono obiettivi militari, come i bambini compresi dentro questa logica e il nostro governo vende armi a Israele”.
L’intervento di un’operatrice sanitaria è commovente e ricorda la differenza tra quello che succede da noi e quello che succede a pochi chilometri di distanza: “Da noi seguiamo il moto della società scientifica, “pro vita contro dolorem semper” e abbiamo tanti strumenti per raggiungere questo scopo ogni giorno. In Palestina questo obiettivo non è raggiungibile. I colleghi fanno operazioni senza anestesia, mancano antibiotici e antidolorifici. E’ inaccettabile che non sia garantito il diritto alla salute”. La dichiarazione della “Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, SIAARTI” del 9 settembre è un comunicato di intenti e una chiamata all’azione: “la Siaarti esprime profonda preoccupazione per la situazione sanitaria in corso nella striscia di Gaza, un collasso catastrofico con ospedali costretti a operare al 300% della loro capacità e privi di farmaci essenziali. Testimonianze raccontano di pazienti in larga parte donne e bambini con ustioni estese, traumi cranici, amputazioni e fratture multiple trattati senza analgesici né anestetici e in assenza di garze sterili e guanti. L’ospedale Al-Shifa di Gaza City un tempo centro di riferimento con 700 posti letto e 21 sale operatorie è ridotto oggi a tre sole sale attive, con personale dimezzato e carenze estreme di elettricità farmaci e materiali, tanto che molti interventi chirurgici vengono condotti in condizioni minime di sicurezza. Manca il carburante in terapia intensiva. Siaarti auspica l’apertura di corridoi sanitari e umanitari con ingresso sicuro e continuativo di antibiotici, analgesici, sedativi anestetici dispositivi per la ventilazione, il rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano le strutture e il personale sanitario”.
Vista la deliberata e sistematica distruzione di strutture sanitarie e operatori sanitari da parte dell’esercito israeliano, gli organizzatori di “Luci sulla Palestina” chiedono di supportare attraverso la ricerca, le borse di studio il popolo palestinese e contrastare azioni di genocidio. Si chiede di promuovere la cultura della pace e non acquistare beni di stati che stanno commettendo genocidio e usare i mezzi di comunicazione istituzionale per diffondere la conoscenza in merito ad azioni di contrasto al genocidio. ‘Luci sulla Palestina’ è stata pensata come un momento di testimonianza pacifica e riflessione per tutti, medici, infermieri e personale sanitario, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni della popolazione di Gaza. Tra i principali promotori nel territorio ternano ci sono i dirigenti medici e dipendenti del comparto sanitario Francesco Fioriello, Claudio Nazzaro, Andrea Filippi (segretario nazionale Dirigenti Medici e Sanitari Fp Cgil che sarà presente all’iniziativa), Mauro Patiti, Antonella Pecci e Federica Sebastiani.