La FITA propone alcune modifiche alla Legge quadro sul Tartufo n° 752/85 - Tuttoggi.info

La FITA propone alcune modifiche alla Legge quadro sul Tartufo n° 752/85

Pietro Manna

La FITA propone alcune modifiche alla Legge quadro sul Tartufo n° 752/85

La salvaguardia del tartufo passa necessariamente attraverso il riconoscimento dello stesso come prodotto agricolo
Mar, 02/02/2016 - 18:45

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Il 12 gennaio 2016 è stato convocato un incontro presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con l’obiettivo di proporre soluzioni operative in merito alle questioni legali, economiche e della valorizzazione della produzione tartuficola nazionale. La Segreteria particolare del Vice Ministro Andrea Olivero ha esteso l’invito ai presidenti dell’Associazione Nazionale Città Del Tartufo, della Federazione Italiana Tartuficoltori Associati  (FITA),  della Associazione Tartufai Italiani, dell’Anct, del Centro Nazionale Studi Tartufo, dell’Associazione Tartufo Ok, della Federazione delle Associazioni dei Tartufai Italiani, della Confagricoltura, della Coldiretti, della Cia, e al Capo Dipartimento DQPI Mipaaf, al Direttore della direzione ICQRF Mipaaf, al Vice Capo Del CFS e al Capo Uff. Legislativo Mipaaf.

Per la FITA hanno partecipato il Presidente Gianfranco Berni e il Vice Presidente Domenico Manna.

L’incontro, a cui erano presenti tutti i rappresentanti di filiera, è servito per un primo approccio, che si ritiene molto significativo, per l’interesse mostrato e gli impegni presi dal Vice Ministro Olivero, che si è impegnato a portare avanti la discussione con tutte le varie commissioni al fine di arrivare nell’anno venturo all’approvazione della nuova legge. Il Vice Ministro, stupito ed impressionato dal numero elevato di presenti, ha chiesto di far seguire, al breve intervento orale di ciascun rappresentante, l’invio di relazioni scritte alla sua segreteria, per un migliore esame e una elaborazione concreta, con l’impegno a riconvocare gli interessati del settore, se necessario.

In sintesi, le modifiche che FITA ritiene necessarie alla modifica della attuale legge n.752/86, rispondono ai seguenti criteri: fatto salvo l’impianto generale della legge che risponde alla nuova articolazione amministrativa nazionale, con il conferimento della disciplina normativa alle regioni, fermo restando una legge-quadro nazionale, le modifiche che si propongono sono orientate a rendere attuale ed ancor più efficace il contesto normativo e derivano da principi molto semplici quanto essenziali, finalizzati ad incentivare, potenziare e rendere praticabili e convenienti le attività economiche relative alla coltivazione, ricerca e commercializzazione dei tartufi freschi e conservati.  Va inoltre considerato l’enorme potenziale, ancora non del tutto espresso, in termini di opportunità economiche e di attività che questo nostro pregiato prodotto tipico, dalle caratteristiche uniche e non replicabili, è in grado di generare.

Le proposte perciò sono finalizzate a promuovere ed incentivare la conservazione e la diffusione degli ecotipi di tartufo, la provenienza autoctona delle piante per la tartuficoltura,  un efficace incentivo per lo sviluppo delle tartufaie controllate e coltivate, nonché il riconoscimento della tartuficoltura come attività agricola di pregio. Non si comprende, infatti, l’assurdità dell’attuale normativa che non riconosce le pratiche svolte per l’impianto e la cura delle succitate tartufaie come attività di agricoltura.

Per le stesse motivazioni e finalità dovrebbe essere riconosciuto il titolo di tartuficoltore, al tartufaio e alle associazioni di tartufai che detengono la conduzione di tartufaie controllate o coltivate.

E’ necessario che tutti i soggetti deputati, a cominciare dalle Regioni, incentivino le attività volte al miglioramento ambientale e pongano in essere  una semplificazione burocratica e una maggiore efficacia nei controlli sui vari aspetti: raccolta, commercializzazione, uso nella gastronomia ecc.

Si ritiene utile un calendario di raccolta con valenza nazionale, che ristringa più possibile i periodi di raccolta, per la salvaguardia delle tartufaie, impedendo di conseguenza  l’asporto totale dei carpofori e lasciando alla tartufaia un benevole corredo rigeneratore di spore.

E’ fondamentale, per gli stessi principi richiamati, valorizzare la qualità ed unicità del tartufo rispetto ai prodotti che contengono aromi di sintesi attraverso una normativa, che preveda una adeguata e chiara differenza nella presentazione dei diversi prodotti, compreso il divieto per quelli contenenti aromi dì sintesi di evocare il termine tartufo; questo tanto per tutelare il prodotto che il consumatore (non esiste l’olio tartufato, ma l’olio aromatizzato al tartufo con sostanze chimiche).

Sempre per tali motivi si dovrebbero prevedere le stesse tutele per eventuali produzioni provenienti da  paesi esteri , sia per motivi legati alla qualità del prodotto e sia per i problemi ambientali che la diffusione delle spore di questi tartufi possono rappresentare per il nostro ecosistema.

Infine è senz’altro auspicabile un intervento sul regime fiscale attuale, al fine di salvaguardare e rendere praticabili e meno onerose le varie attività di filiera.


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