L’occasione è quella della Settimana delle Regioni e delle Città, a Bruxelles, dove ha sede il cervello dell’Unione Europea. La riflessione che ne esce, a lavori in corso, è che il cuore di questa Europa così stanca, sfiduciata e messa alla prova sia proprio nelle Regioni e nelle Città. Tanti pezzi, di forma e dimensione diversa che tutti insieme battono e danno impulso di vita a tutto il continente.
Di questo si discute in questi giorni di confronto e approfondimenti, durante i quali tutti i governatori locali si sono dati appuntamento nella capitale del Belgio per parlare dei problemi che stanno affrontando, dei risultati già raggiunti, degli obiettivi futuri. Soprattutto quelli da costruire da qui a due anni, termine di questo mandato di Governo.
Ma in realtà il quadro che ne esce, al di là della percezione emotiva e di ispirazione, è che di problemi in Europa ce ne sono tanti. Molti da affrontare con urgenza, come quello della Catalogna (esempio pratico di come la questione di una regione diventi parte delle considerazioni complessive e si ripercuota su tutto il sistema europeo) o più trasversali come il consolidamento dei deboli cenni di ripresa economica, le politiche giovanili, la formazione, l’accoglienza e la gestione dei flussi migratori. Non ultimo il problema che forse andrebbe considerato a monte degli altri, in contrapposizione a tutti i buoni propositi e le azioni politiche messe in campo con qualche evidente inefficacia, ossia la sfiducia dei cittadini europei dei confronti dell’Unione Europea e a cascata degli enti locali.
“Governi locali” che, come ha sottolineato la Presidente Catiuscia Marini questa mattina, durante i lavori del PES – gruppo del Partito socialista europeo che presiede, “rispondono in maniera diretta alle esigenze dei territori”. Per questo, Marini nel chiudere con il suo intervento i tanti contributi dei colleghi di partito che hanno toccato il tema del federalismo e del rispetto delle diversità, nel rispetto di regole che ci accomunano, Ha detto “Sull’aspetto dell’Europa sociale dove noi (socialisti ndr) possiamo essere i protagonisti con un Europa che affronta una ricostruzione di fiducia da parte dei propri cittadini dobbiamo affrontare i temi della protezione, del lavoro, della casa, della formazione, dei giovani politiche. Con un approccio innovativo, trasversale, in cui non ci sono più regioni o città ricche e altre povere, ma in un’equa distribuzione, nel generale impoverimento del ceto medio”.
Gli stessi temi, sono stati riproposti dai vari gruppi politici durante la Plenaria del pomeriggio, aperta dai discorsi del presidente del CDR, Karl-Heinz Lambertz, e di Donald Tusk, Presidente del Consiglio dei ministri d’Europa.
Proprio Tusk è tornato sul tema della unione nella diversità: “La vitalità dell’Europa riflette la vitalità delle città e delle regioni che ne fanno parte”, concetto sul quale ha incentrato in chiusura, un sentito appello al presidente del governo catalano, Carles Puigdemont: “Faccio appello a lei come persona profondamente convinta dell’unità nella diversità, come un uomo che comprende le motivazioni di tutte le parti che si confrontano. Ho detto al Presidente Rajoy che la forza delle argomentazioni è sempre più forte dell’argomento della forza. Oggi chiedo a le di comprendere che la diversità non deve portare al conflitto, le cui conseguenze sarebbero negative per voi, per la Spagna e per l’Europa. Cerchiamo di guardare la futuro tutti uniti, questo è quello che determinerà il futuro del nostro continente”.
Queste le parole della Presidente Marini, nel suo contributo alla Plenaria: “Le città e le regioni di tutta l’Europa, le realtà più vicine ai cittadini ed ai loro problemi ed ai loro bisogni, sono stati in questi anni di grave crisi economica i luoghi dove ci si è maggiormente preoccupati della loro condizione di difficoltà. E nella nostra lingua preoccuparsi vuol dire ‘prendersi cura’… Ebbene, ora l’Europa deve assolutamente sapersi prendere cura dei cittadini, mettendo in campo politiche ed azioni che siano utili per migliorare la loro attuale condizione”.
“Negli ultimi anni in Europa si è verificata una crescita disomogenea, con aree che hanno sofferto particolarmente per gli effetti della crisi economica. In queste aree abbiamo visto crescere in maniera considerevole coloro che sono stati definiti ‘i perdenti della globalizzazione’. E appunto le città e le regioni hanno potuto cogliere meglio questa realtà. Ecco perché riteniamo fondamentale proprio il ruolo delle città e delle regioni affinché si possa invertire questa tendenza, e dare un maggiore protagonismo a quel livello istituzionale e di governo più vicino ai cittadini”.
Per la presidente Marini solo se l’Europa “saprà farsi carico della dimensione sociale della crisi, potrà avere una prospettiva. Come rappresentanti delle comunità locali di tutta l’Europa intendiamo dare il nostro contributo alla costruzione di questo nuovo ‘pilastro sociale’ che dovrà aggiornare la politica di coesione, indirizzandola il più possibile verso obiettivi di crescita, sviluppo, innovazione ed occupazione. Ed è solo in questo modo che potremo far ritornare la fiducia dei cittadini – ha concluso Marini – non solo verso l’Europa, ma verso le istituzioni più in generale”.