La Divina Callas rivive al Festival di Spoleto grazie ad un’altra icona di bellezza e arte qual è Monica Bellucci, al suo debutto in un teatro italiano.
Callas, Lettere e Memorie, è il titolo di questo spettacolo andato in scena a Parigi lo scorso dicembre con un grande successo di pubblico e critica. Alla regia Tom Volf, che a dispetto della giovane età può essere considerato tra i più grandi conoscitori della vita privata e pubblica della Divina.
Grazie alle lettere che la Callas mandava alle persone più care e amate, Monica Bellucci ha così l’onere di raccontarci non le leggende, spesso di fantasia, della cantante lirica, ma la sua anima, quella di una donna di grande sensibilità, a tratti insicura, bisognosa di affetti veri.
Tanto fragile nella vita privata, quanto determinata a conquistare il successo studiando e provando le più belle arie della lirica senza sosta, fino allo stremo delle forze.
La splendida Bellucci in novanta minuti di spettacolo ripercorre così più la vita di Maria, che della Callas.
Nasce il 2 dicembre 1923, anche se, a dispetto del certificato anagrafico, preferirà sempre ricordare il “4 dicembre, come assicurava mia mamma, il giorno di Santa Barbara, la protettrice dell’artiglieria, donna fiera e battagliera”.
La giovinezza non certo agiata, il dramma della Guerra Mondiale e la devastazione della Grecia con l’occupazione dei tedeschi. Maria comincia a cantare per loro, più tardi per i soldati americani, mettendo già in mostra le sue doti canore.
Lo studio da perfezionista del canto e della lingua italiana, per meglio affrontare le opere dei più grandi compositori e librettisti, traspare dalle prime lettere che scrive ai suoi amici. Come pure la gioia per vedere la sua carriera avviarsi verso il successo.
Se l’Arena di Verona nel 1947 la impone al pubblico italiano, è la Fenice di Venezia, dove canta ne “I Purtiani” che la consacra due anni dopo per la sua voce mai udita e quella capacità di poter coprire il ruolo di mezzo soprano come pure di soprano di coloratura.
Sulle mura del Teatro Romano scorrono i testi autografi delle lettere che Maria scrive al padrino Leonidas Lantzounis , al marito Giovanni Battista Meneghini, alla figlia del grande Toscanini, Wally, all’amica di sempre Elvira de Hidalgo, che più di chiunque altro influenzò il canto della Divina, all’amico Pier Paolo Pasolini, al suo amore Aristotele Onassis.
Ogni testo colpisce per la grazia e la sensibilità di Maria. Ora entusiasta perché il maestro Toscanini “mi vuole!”, ora commossa per il successo della Traviata alla Pergola di Firenze dove con “Amami Alfredo” riuscì a far piangere il pubblico. Ma ci sono anche le pagine buie della sua carriera, specie per colpa di una critica che non sapeva risparmiarle nulla: come all’Opera di Roma nel ’58 quando Maria decise di non proseguire lo spettacolo, rimasta praticamente “afona”, per non offendere il pubblico (che pure la stava applaudendo) tra cui sapeva esserci il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.
La fragilità della donna di grande sensibilità, la sua richiesta di affetti veri, risalta nelle lettere al marito Meneghini all’amato Onassis. E’ una continua richiesta di attenzione e considerazione. Alla De Hidalgo chiede se, ora che il successo è arrivato, se potrà meritare di indossare i suoi gioielli sul palcoscenico.
Ma sa essere anche una vera amica, come testimonia la sua vicinanza a Pier Paolo Pasolini con cui girerà Medea.
La scelta di Monica Bellucci, che ieri indossava un abito appartenuto alla Callas (di proprietà della collezione italiana My private Callas e mai indossato da nessun’altra), è una scelta indovinata.
La bellezza e i colori mediterranei della carnagione, dei capelli, l’eleganza del portamento, in qualche modo anche il percorso professionale in campi artistici diversi, accomunano la Divina e la Star del cinema più di quanto si possa immaginare.
La Bellucci non legge le lettere, le recita, con voce calda, pacata come fossero una vera confessione dell’anima della cantante di origine greca.
Margini di miglioramento sulla interpretazione sicuramente ci sono, ma ieri è stata la Prima su un palco italiano, quello del Festival, nella sua Umbria, per di più davanti ad un pubblico capace di consacrare o distruggere un artista. I tre minuti finali di applausi testimoniano come la Bellucci sia riuscita nella sua impresa.
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(le foto sono di Maria Laura Antonelli/AGF per il Festival dei Spoleto)