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La distilleria della discordia, mille firme per dire no all’impianto

Sa.Min.

Una questione datata, che non smette di far discutere. Si parla ancora una volta della distilleria Di Lorenzo di Ponte Valleceppi. Lunedì sera in piazza si sono ritrovati in duecento per discutere sulla richiesta dell’opificio di realizzare un nuovo impianto a biomasse. L’iniziativa organizzata dal comitato Molini di Fortebraccio e da Legambiente ha fatto letteralmente il “tutto esaurito”, indice di quanto la popolazione senta il problema.
La tensione tra la gente è alta, tanto che è stata organizzata una raccolta di firme a sostegno di un'istanza popolare contro la realizzazione di “un ulteriore impianto a biomasse di 999 Kw fatto dalla distilleria Di Lorenzo srl”. L'atto specifica che “l'industria, classificata insalubre di prima categoria e a rischio di incidente rilevante, adiacente all'abitato e all'area Sic Ornari continua a creare molti disagi agli abitanti di Ponte Valleceppi, Pretola e altri centri”, ma non è tutto, nell’istanza si fa anche riferimento al Protocollo d’intesa del 1998 in cui le amministrazioni “si sono impegnate ad impedire qualsiasi ampliamento delle attività che possa aumentare i disagi e a perseguire la delocalizzazione di tale industria”.

Le proteste – “Negli anni- spiegano i cittadini- sono stati troppi i disagi causati da quest’azienda, ricordiamo il pericoloso incendio del 2002. Poi le indagini del Noe che ha posto sotto sequestro oltre 10 mila tonnellate di rifiuti speciali che sarebbero stati smaltiti dalla distilleria in maniera illecita e pericolosa negli ultimi quattro anni. Il gip ha disposto il sequestro di 77 ettari di terreno. E ancora la strage di pesci del 2008 (morirono 20 quintali di pesce nel tratto del Tevere e la distilleria fu tra gli indiziati per aver riversato sostanze nocive nel fiume ndr). Siamo da anni costretti a vivere tra i cattivi odori dei fanghi, temiamo i rischi per la salute”.

L’ordinanza pochi giorni fa – E proprio in merito ai fanghi pochi giorni fa era arrivata l’ordinanza del Comune con l’ordine di rimozione, avvio a recupero o a smaltimento dei cospicui quantitativi di fanghi depositati presso lo stabilimento di Ponte Valleceppi e difformi alle disposizioni in materia di rifiuti. A renderlo noto era stato l’assessore all’ambiente Lorena Pesaresi che sta seguendo “con particolare e costante impegno la vicenda, anche in considerazione delle esigenze di tutela ambientale del territorio. Non sono esclusi incontri a breve termine tra gli enti territoriali coinvolti e gli organi di controllo per cercare soluzioni idonee a fronteggiare celermente la situazione creatasi, nel rispetto delle disposizioni vigenti”. “Dato l’ingente quantitativo dei fanghi, è stato assegnato -spiegava l’ordinanza- un tempo di 15 giorni per la loro rimozione. Contestualmente è stato richiesto ai competenti organi di supporto tecnico di Asl e Arpa di segnalare eventuali situazioni di pericolo per la salute pubblica e l’ambiente derivanti dal deposito dei fanghi o dal possibile aggravio delle condizioni attuali connesso alle elevate temperature registrate in questo periodo”.

Le opinioni – Compatte nel dire no all’impianto le forze politiche di Idv (rappresentante lunedì sera da Claudio Santi e Franco Granocchia), i Verdi (Remo Granocchia) , Prc (Emiliano Pampanelli) ed i grillini, le stesse, fatte salvo per il neonato movimento 5 stelle, che da sempre si sono battute perché l’azienda venga delocalizzata. Criticato a gran voce durante l’incontro il segretario del Pd Lo Leggio, la cui posizione è sembrata troppo poco decisa nel dire no all’impianto. La serata di lunedì ricalca l'atteggiamento durissimo tenuto in Consiglio regionale dai vertici Idv contro l'utilizzo delle biomasse, specie nei confronti dell'ultimo provvedimento adottato dall'assessore Rometti che, ha decretato l'ulteriore diminuzione della distanza limite per l'installazione degli impianti a biomasse, passando da 500 a 300 metri rispetto agli abitati. Pd e Prc in un comunicato congiunto del 20 giugno avevano espresso “forte preoccupazione e perplessità per l’ulteriore aggravamento di una situazione già critica. Siamo contrari alla centrale a biomasse all’interno della distilleria per il forte impatto sull’ambiente e sulla viabilità nonché per la vicinanza al centro abitato”.

I dubbi – Un’azienda che da anni andrebbe delocalizzata adesso decide di ampliarsi e addirittura procedere con la realizzazione di un biodigestrore, i dubbi dei cittadini sono molti. Fino ad ora lo smaltimento delle bucce per la distillazione era avvenuto in vasche di depurazione che con dei processi chimici li rendessero via via più inerti. Da questo processo si ottenevano così due parti, una solida, che andava a finire in discarica ed una liquida, che considerata oramai non più nociva veniva riversata nel fiume. Questo processo era la ragione dei cattivi odori tanto detestati dai cittadini e secondo i più determinati ambientalisti anche la possibile causa della moria di pesci. La realizzazione dell’impianto a biomasse consentirebbe all’azienda di smaltire in totale autonomia i residui di produzione ma il dubbio sorge poiché per produrre i 999 kilowatt del nuovo impianto i soli scarti della distilleria potrebbero non essere sufficienti e quindi richiamare sul territorio biomasse di altra natura, provenienti da altri territori, con un conseguente sovraccarico anche della viabilità.

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Modificato alle 17:35