La Commissione speciale per le riforme statutarie della Regione, ha licenziato a voti unanimi la proposta di legge destinata ad istituire il “Centro per le pari opportunità”, previsto dallo Statuto regionale, all'articolo 62, Il nuovo organismo, che presto arriverà in Consiglio, si propone il superamento di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta ancora esistente nei confronti delle donne, e “l'incremento della loro partecipazione alla vita politica, economica, sociale, culturale e civile”.
Il Centro avrà personalità giuridica ed autonomia gestionale; potrà promuovere indagini e ricerche sulla condizione della donna, predisporre progetti e vigilare sulla applicazione delle leggi di parità esistenti. La legge fa obbligo alla Regione di adottare il “bilancio di genere”, con il compito evidente di monitorare e valutare l'impatto che producono le politiche regionali sulla componente femminile e la loro diversa ricaduta su donne ed uomini. Organi del Centro che dura in carica cinque anni, saranno l'assemblea, un presidente, un collegio dei revisori dei conti. Il dirigente del Centro dovrà essere “scelto tra il personale regionale che abbia maturato significative esperienze sulla condizione femminile”.Si tratta di uno strumento agile, sottolinea la presidente Ada Girolamini (Sdi), soddisfatta per il voto unanime in Commissione, “che dovrà rafforzare in Umbria le politiche di genere, promuovendo in particolare la condivisione delle responsabilità familiari, la presenza e l'avanzamento professionale delle donne, sia nell'abito pubblico che privato; la creazione di maggiori opportunità formative, anche in accordo con le due Università di Perugia e il sostegno all'imprenditorialità femminile”.
Favorevole al disegno di legge anche Enrico Sebastiani (Udc) vice presidente della Commissione: “E' una legge moderna, a costi quasi zero per la comunità, che abbiamo contribuito a modificare rispetto alla prima stesura. Mi rammarico soltanto che non è passata la mia proposta di cambiare la locuzione 'politiche di genere' in 'politiche riferibili alle differenze', più confacente rispetto al raggiungimento dell' uguaglianza”.