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“La cavalcata del barboncino rosso”; sotto accusa il Capodanno del Caos. Opere d'arte utilizzate come giochi

Luca Biribanti
La foto è eloquente: 2 ragazze cavalcano beatamente il famoso barboncino rosso, posto al bar (gestito da un privato ndr) del Caos, nella serata di Capodanno. Il Caos ha in gestione una serie di opere acquistate dal Comune per circa 16mila euro: 6 pinguini, 6 orsi e il famigerato barboncino rosso. Le opere fanno parte di un filone artistico chiamato cracking art (clicca qui per saperne di più), di cui Omar Ronda, l'autore degli animali esposti al caos, è un maestro. Questa la sua idea artistica: “Ho cercato le origini della vita nella materia naturale piú antica dell’universo: il petrolio. Un liquido nero e denso partorito dal ventre caldo della Madre Terra, contenitore organico di tutto il vissuto del pianeta dalle origini ai giorni nostri.
Ho studiato le tecnologie dell’uomo chiamate “cracking” che trasformano il magma naturale in un derivato sintetico artificiale.
Ho scoperto la plastica, il più moderno e stupefacente degli elementi che un artista può manipolare.
Utilizzo oggetti e forme in plastica che evocano o simulano la natura per restituire al petrolio la sua antica e primaria forma e immagine.
Un percorso della vita a ritroso per trovare nella materia la poesia e l’anima dell’arte.”

La foto in questione ha destato scandalo. Qualcuno si è chiesto come mai 2 ragazze cavalchino la sera di Capodanno quella che è stata acquistata come opera d'arte dal Comune, quindi con soldi pubblici. Prima di dare una risposta è bene fare una premessa. Il materiale utilizzato è plastica e resina, quindi abbastanza resistente, tanto che alcune installazioni sono presenti in altre città europee direttamente su piazze e sono spesso oggetto di giochi di bambini e curiosità di adulti. “Il materiale è resistente – ha confermato il gruppo cracking art – ma non indistruttibile. Se le installazioni sono poste in uno spazio chiuso come un museo, spetta alla sensibilità di chi dirige il museo stesso permettere o no che qualcuno le utilizzi come gioco”.
Fatta questa premessa, diamo la risposta al famoso interrogativo. A fornirla è in realtà l'assessore alla Cultura, Simone Guerra: “E' da più di un anno che il barboncino si trova nel bar e lo spostamento dal museo è stato voluto in accordo tra Comune e Caos. Oltre ad essere un bar, il Fat, è anche il bookshop del museo, e come avviene in tutto il mondo abbiamo deciso di trasferire l'opera di Roda a rappresentare nel bookshop una delle attrattive più significative del museo. Queste raffigurazioni di animali sono estremamente resistenti, in molte città dove sono installate i cittadini ne hanno pieno utilizzo, non è uno scandalo se 2 ragazze ci sono salite un minuto”.
Già si è accesa la polemica su facebook, con il coordinatore del Pdl, Michele Rossi in prima linea.

*la fotogallery è di Cavourart

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