La caccia in Umbria in una crisi esistenziale senza ritorno

La caccia in Umbria in una crisi esistenziale senza ritorno

Redazione

La caccia in Umbria in una crisi esistenziale senza ritorno

Dom, 22/09/2024 - 11:49

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Riceviamo e pubblichiamo da Sergio Gunnella – ACR-CONFAVI UMBRIA

Fu la ghigliottina a pareggiare i conti e Luigi XVI, in odore di rivoluzione, lo imparò a sue spese. Historia magistra vitae. Ma era il 1793. Messa in soffitta la macchina mozzateste francese, oggi i conti si pareggiano in occasione delle consultazione elettorali. E’ fatale.

In Umbria i cacciatori, nonostante tutto e tutti, rappresentano ancora qualcosa. Lo sa chi organizza feste & sagre mangerecce per gli appassionati del bosco, e lo sanno anche certi politici che vi partecipano, come il ns/ Assessore Morroni. Lui che non ha mai praticato la caccia in vita sua. Oddio, mangiare, mangiamo tutti. Anche coloro che non hanno mai sostenuto l’esame venatorio. Ma i cacciatori rappresentano voti e un po’ di sacrificio si può pur fare!

Semmai c’è da precisare che i veri festeggiati, i cacciatori, dopo essersi pagati profumatamente ogni cosa in Venaria, quando decidono di partecipare alle “loro feste” si pagano anche l’ oggetto del convivio: la cena. Perché il ns/ settore è bizzarro, non c’è che dire. Tanto bizzarro da innescare anomalie così perniciose da rendere impossibile per chiunque qualsiasi spiegazione.

Veniamo ai fatti. Nel palinsesto politico della regione Umbria, quanti sono i membri della giunta che praticano la Venaria? Non dimentichiamo che tutti i frequentatori dei chiacchieratoi dell’amministrazione regionale – nessuno escluso – partecipano attivamente e con poteri decisionali sugli indirizzi e sulle decisioni del caso. Perfino i consiglieri regionali. Ma cosa riusciranno a “consigliare” di caccia cacciata, i 20 che non si sono mai sognati di scendere in campo alla ricerca di lepri & fagiani?

Per non parlare dell’ufficio preposto, quello che gli appassionati paganti chiamano bonariamente “Assessorato caccia”, dove la caccia, a ben vedere, è posta sul gobbo dell’ assessore pro/tempore al 5° posto delle sue “Deleghe”.

Conclusione: saranno queste le sciagurate coincidenze che hanno affossato il palinsesto della Venaria umbra in una crisi esistenziale senza ritorno? Ritardi amministrativi di ogni genere, invenzioni lessicali, omissione e/o mancata applicazione dei criteri essenziali dettati dalle normative, occasioni di ricorso regalate a ogni Apertura ai nemici giurati della caccia, marchiane soluzioni che finiscono per inquietare i contribuenti lasciandoli basiti e impotenti su decisioni a dir poco demenziali se rapportate alla Venaria. I nostri cani, costretti a scovare il segnale dell’ app, piuttosto che la selvaggina agognata, la tortora (quella che il Calendario continua genericamente a chiamare “selvatica”, dimenticando che perfino Cicerone la conosceva come Streptopelia turtur). Tuttavia, alla faccia del ricorso presentato a loro tutela, a metà di settembre se ne vedono volare nei cieli dell’ Umbria, ancora tante. Ma forse le vedono solo quelli che le conoscono: i cacciatori!

E le quaglie? Anche loro, gabbiarole o selvatiche che siano, in Calendario non sono mai state chiamate col loro nome: Coturnix-coturnix. Ergo, entrambe le specie, oggetto di ricorsi pretestuosi, finiscono per far confusione sulla stessa migrazione suggerita loro da Madre/natura. E le Lepri, i Fagiani e le Starne delle ZRC? Da lustri hanno perso l’ intrinseco significato di “ripopolamento & Cattura”. Da lustri, selvatici & cacciatori volontari non ricordano neppure più il significato dell’ acronimo. Perfino la fauna migratrice è disorientata per la mancanza cronica di siti a essa congeniali, e il cinghiale, con la gabella pretesa se cacciato “a singolo”, si pavoneggia nei confronti dell’ altra selvaggina cacciabile e si sente più prezioso più che mai…Che confusione!

Urge rifondare in Umbria il concetto stesso di Venaria. E’ arrivata l’ ora di moderare la politica partitica a favore di una Politica Venatoria troppo spesso dimenticata. Perché solo chi ha la licenza di caccia in tasca può capire a tutto tondo i cacciatori. L’ ho scritto all’ inizio: c’ era una volta un re…che oggi, viva diana!, non c’ è più.
Sergio Gunnella – ACR-CONFAVI UMBRIA

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