Parlerà anche di Assisi e del salvataggio di tanti ebrei il film d’animazione La bicicletta di Bartali, che – presentato in anteprima al 54° Giffoni Film Festival nella sezione Elements +10 – arriverà nei cinema il 1° agosto.
Il progetto nasce da un’idea di Israel Cesare Moscati ed è stato scritto da Moscati insieme a Marco Beretta. La regia è affidata a Enrico Paolantonio, mentre il character design è curato da Corrado Mastantuono e il background design da Andrea Pucci. Le musiche sono di Marcello de Toffoli e la canzone di chiusura, scritta da Noa e Gil Dor, è interpretata da Noa stessa. Tullio Solenghi presta la voce a Gino Bartali, figura centrale della storia. Il film è una coproduzione tra Lynx Multimedia Factory, Rai Kids, Toonz Media Group e Telegael e narra l’amicizia tra due ragazzi, David e Ibrahim, rispettivamente un giovane ciclista ebreo israeliano e un ragazzo arabo israeliano. Ambientato a Gerusalemme e nei dintorni, il racconto si ispira alla vita di Gino Bartali, ciclista e “Giusto tra le Nazioni” per il suo eroico impegno durante la Seconda Guerra Mondiale, quando trasportò documenti falsi con la sua bicicletta per salvare centinaia di ebrei dalla persecuzione nazifascista. Sessant’anni dopo, la bicicletta di Bartali diventa un simbolo di coraggio e speranza per David e Ibrahim, due adolescenti moderni che sfidano i pregiudizi nella Gerusalemme di oggi per una storia di amicizia e sport raccontata in due linee temporali distinte: il passato e il futuro.
Il regista e i produttori Evelina Poggi, Sabrina Callipari e Luca Milano di Rai Kids, presenti al termine della proiezione al Giffoni 2024, hanno risposto alle tante domande dei giurati, estremamente incuriositi dalla figura di Gino Bartali e da cosa ci fosse di vero all’interno del cartone animato. La storia proposta è di base fondata su fatti realmente accaduti, eccetto per alcune parti romanzate, con il semplice intento di rendere il racconto più coinvolgente possibile. È una storia di amicizia tra popoli che sono comunemente noti per essere in continuo conflitto, come raccontano anche i giornali e telegiornali odierni. Realizzato nel corso di tre anni, iniziato e terminato prima dello scoppio della guerra in Medio Oriente, i ragazzi sono stati toccati ancora di più da questa tematica, che vede protagonisti due ragazzi – un arabo e un ebreo – con la stessa passione per il ciclismo.
Come è stato fatto notare da una piccola giurata, ne La bicicletta di Bartali viene trattato anche quello che è il tema del #Giffoni54: l’illusione della distanza. Le due realtà che si contrappongono tra la Secondo Guerra Mondiale e i tempi moderni, in realtà offrono la stessa tipologia di sentimenti e di distanze nel tempo e nello spazio, che possono essere colmate solo con la comunicazione.
L’inserimento di simbolismi come la vipera e il lancio di un sasso, ha colpito l’attenzione dei giurati, considerandoli come due facce della stessa medaglia. Se l’animale è noto per essere imprevedibile quando decide di attaccarti per morderti e avvelenarti, anche il lancio del sasso da parte di un uomo, è ugualmente un atto imprevedibile, realizzato solo per arrecare del male.
Una nota importante va riservata alla canzone di chiusura del film, eseguita da Noa, una cantante israeliana molto attiva a favore della pace, il testo dice: “non esiste un unico vincitore ma un’unica anima che ci unisce”. Il messaggio più forte che deriva da questo prodotto firmato Rai è di non perdere mai la speranza e continuare ad avere fiducia verso il prossimo, con la speranza che la generazione dei ragazzi possa colmare i vuoti e riparare ai danni procurati dagli adulti. La scelta di ambientare la storia a Gerusalemme e in Italia è dettata dalla provenienza dei personaggi principali: per quanto riguarda il Medio Oriente ci sono un ragazzo ebreo e uno arabo e in Italia, la scelta di ricreare Firenze e Assisi è giustificata dalla storia di Gino Bartali, che pedalava tra le due città per portare documenti nascosti sotto il sellino della sua bicicletta, salvando la vita a centinaia di ebrei destinati alle camera a gas.
Da un punto di vista tecnico, il regista Paolantonio si è anche soffermato sulla realizzazione del muro presente a Gerusalemme, creato per dividere le popolazioni. E bene, il lavoro svolto dietro alla realizzazione grafica di questo elemento molto importante all’interno della storia, ha visto un lavoro certosino da parte del cineasta e dei suoi collaboratori, ricreando fedelmente tutti i graffiti attualmente presenti sulle mura, quali: una bandiera palestinese, una colomba e la bandiera della pace c’è veramente sul muro.