Nel 2012 nell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, un’equipe guidata dal professor Angelo Vescovi ha effettuato il primo trapianto di cellule staminali neurali umane su un soggetto affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). L’impianto ha utilizzando cellule provenienti da un feto deceduto per cause naturali, con il protocollo della donazione d’organo, completamente scevro, quindi, dalle problematiche di natura etica di cui oggi molto si discute in termini di staminali. La fase preliminare di sperimentazione della terapia cellulare, durata un anno, condotta su un totale di sei pazienti affetti da SLA, ha avuto esito positivo per quanto riguarda la valutazione dei profili di sicurezza nelle procedure di trapianto cellulare. I risultati ottenuti hanno portato l’Istituto Superiore della Sanità e l’Aifa ad autorizzare l’avvio della successiva fase di sperimentazione, con trapianto di staminali dello stesso tipo (provenienti, cioè, da aborti spontanei) condotto in zone più alte (la regione cervicale) del midollo spinale. Questo argomento attualissimo, è stato affrontato questo pomeriggio all’Isola del Libro Trasimeno dallo stesso professor Vescovi autore de “La cura che viene da dentro” edito da Mondadori e da Augusto Luciani presidente di Ferderfarma Umbria e coordinato dal giornalista Mario Mariano portavoce del Santa Maria della Misericordia di Perugia. “Questo non è il metodo stamina – ha sottolineato Vescovi – si seguono le regole. Fino ad oggi i trapianti hanno riguardato un primo gruppo di pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica in stato avanzato (con intervento sul midollo lombare) e un secondo gruppo caratterizzato da una fase intermedia della malattia, in cui il trapianto di midollo presenta rischi maggiori in ragione della complessità dell’intervento. Il terzo blocco, su cui siamo già a tre trapianti su sei, è rappresentato da pazienti affetti da Sla in fase iniziale. Se la fase 1 finisce entro l’anno con questo risultato a Terni avremo una banca di cellule staminali utilizzabili in tutta Italia e per tutte le patologie. Se riusciremo ad accedere alla fase 2 potremo dare il via alle terapie compassionevoli. Nella ricerca, però, non bisogna creare false speranze”.
“Noi vorremmo essere un punto di ascolto e di informazione seria per tutte quelle patologie degenerative che affliggono i cittadini”, ha spiegato Luciani. “Metteremo a disposizione tutte le strutture e cercheremo di contribuire con delle donazioni per supportare questa ricerca. Pensiamo di poter devolvere una parte delle nostre risorse del bilancio 2014 alla ricerca sulle cellule staminali”.
Nel corso dell’incontro ha trovato spazio anche l’Ice Bucket challenge, l’iniziativa nata per raccogliere fondi per la ricerca per la lotta alla Sla ed esplosa sul web. “Ho già preso troppe docce gelate nella mia carriera di ricercatore – ha spiegato Vescovi – ma l’iniziativa è comunque lodevole, nel suo concetto americano. Sono a favore di tutto quello che porta attenzione in Italia, ma ho cose più importante e serie da fare in questo momento. La cosa più seria – ha concluso Vescovi – è quella di fare una donazione”. “L’Ice Bucket challenge è una buona iniziativa se attira attenzione su queste malattie – ha aggiunto Luciani – ma è una ‘spettacolarizzazione’ che spetta ai Fiorello, non certo alle istituzioni e ai loro rappresentanti. Il Presidente del Consiglio, che stimo, farebbe meglio a finanziare seriamente la ricerca”.
Nella mattina di appuntamenti l’Isola del Libro Trasimeno ha messo sotto la lente la storia della Provincia di Perugia. L’incontro con il vice presidente provinciale Aviano Rossi e lo storico Maurizio Terzetti, autore del volume “Patria Locale”, di domenica 31 agosto, ha ripercorso le tappe dalla fondazione dell’Ente, nato come “Provincia dell’Umbria”, dai suoi primi passi ad oggi, senza dimenticare il nuovo assetto istituzionale e le elezioni oramai alle porte. Uno sguardo sul passato, il presente e il futuro della Provincia e soprattutto sui suoi personaggi carismatici, capaci di dare tantissimo al territorio come all’istituzione, riservando un’attenzione particolare al legame fortissimo tra l’ente e il lago Trasimeno.
Un personaggio “eretico”, “fuori dalle righe”, che voleva “vivere il Vangelo”. All’Isola del Libro Trasimeno la giornata di sabato 30 agosto è stata quella del ricordo di don Lorenzo Milani. Un tentativo, quello della kermesse dedicata al libro e alla lettura, di decifrare una figura “sulla quale è stato detto tutto e il contrario di tutto”. All’incontro, coordinato dal giornalista Mino Lorusso, hanno preso parte sua eminenza, il cardinale Gualtiero Bassetti, l’assessore regionale alla Cultura Fabrizio Bracco, Sandra Gesualdi della Fondazione Don Milani e Giulio Burbi, presidente della Banca Popolare di Cortona. “Per me don Milani è come un fratello – ha sottolineato Bassetti – Ogni volta avvicinarsi a Lorenzo era un avventura. Bisognava avere il coraggio di farsi graffiare. Sulle prime era aggressivo, poi di una dolcezza unica. Voleva essere spietatamente vero, con se stesso e con gli altri. Non voleva conformarsi a nulla. Chiunque tu fossi – ha proseguito il cardinale – ti metteva sempre in crisi. E’ per questo che era un ‘prete scomodo’. Ieri come oggi rimane un personaggio complesso, ma sempre una figura di spicco. Un uomo terribilmente critico ma di una intelligenza vulcanica. Non è catalogabile, sfugge ad ogni classificazione. Una cosa è certa: don Milani era un prete che sentiva in maniera altissima la sua dignità e la sua vocazione pastorale. In un momento di relativismo come questo, dove viene fuori un grigiore che dà nausea ed è insopportabile primeggia ancora quest’uomo e la sua coscienza”.
“Mamma ti posso parlare” Maria Grazia Proietti è una donna, una moglie, un medico. Una volontaria, una missionaria, una credente. Maria Grazia Proietti è molte identità, molte doti e capacità, e insieme non è quasi nulla senza la sua famiglia, i suoi figli e, in particolare, Matteo. Maria Grazia e Matteo sono due nomi che si muovono insieme, anche quando lui fa le bizze e le domande strane, anche quando lei si trova ad affrontare la sfida più grande. Non è un rapporto morboso, di quelli che tolgono il respiro, ma è un reciproco aiuto così che lui – segnato da una forma di autismo, la sindrome di Asperger – sarà il principale sostegno della madre chiamata a combattere contro il tumore. E, come in una fiaba, alla principessa basteranno un buon aiutante e un poco di magia per sconfiggere qualsiasi malvagio.
“Mamma ti posso parlare” edito da San Paolo e presentato nella mattinata di sabato 30 agosto dall’autrice con la psichiatra Laura Dalla Ragione e don Riccardo Mensuali del Pontificio Consiglio per la famiglia. Un modo intimo, ma allo stesso tempo aperto e familiare per parlare della malattia. Quando il male che aggredisce uno dei suoi componenti diventa il collante per unirla, un modo per spiegarla e superarla senza mai sentirsi soli. “Più che la malattia fa paura la solitudine – ha sottolineato Laura Dalla Ragione – perché forse a volte è un alibi quello del non volere disturbare chi ne è colpito, ma insieme si riescono a superare meglio le difficoltà e la famiglia diviene la comunità nella quale accettare e trovare la forza di combattere”. “La quotidianità a volte non ci piace, ma quando la perdi e poi la ritrovi è quasi una nuova vita che avevi poco apprezzato e poi apprezzi di averla”. “In questo libro tutto può apparire – ha spiegato don Riccardo – ma sarebbe un abbaglio, che i sentimenti che vengono raccontati siano scontati, ma non è così. C’è una vera e propria educazione ad affrontare le prove. C’è una storia dell’educazione ai sentimenti che è storia di fede. Servono dei momenti molto gravi nella vita delle persone affinché si interroghino sulla loro vita interiore”.