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Inviti (e veti) al gran ballo del Parlamento

Il conto alla rovescia per le elezioni politiche in Umbria è iniziato e si cerca la quadra per i candidati che cercheranno di trovare posto in Parlamento. In alcuni casi i giochi sono pressoché chiusi, in altri schieramenti invece la situazione è più complicata, in attesa che da Roma arrivino i placet.

Il gong per tutti comunque suonerà il 29 gennaio: è quello il termine per presentare le liste per il Parlamento.

Pd, la dura conta delle sedie

La foto dell’auto dell’indomito Giacopetti riempita all’inverosimile di sedie, appena acquistate all’Ikea e destinate alla nuova sede del Pd regionale in via Bonazzi, è l’emblema del momento che sta vivendo il partito in Umbria. Già, perché di questi tempi di sedie (i cattivi parlerebbero di poltrone) ce ne sono meno di quanti sono o vorrebbero essere invitati. E non parliamo dell’inaugurazione della sede regionale scelta dopo lo sfratto da piazza della Repubblica (mercoledì arriva il braccio destro di Renzi, il ministro Martina) ma dei posti al gran ballo del Parlamento. Per i quali è difficile avere un invito ufficiale (il proprio nome sulla scheda elettorale) e lo sarà poi ulteriormente per ottenere dagli elettori un lasciapassare per Roma.

La quota 23% indicata nel sondaggio mostrato con preoccupazione prima di Natale da uno che, alle ultime elezioni, un lasciapassare romano l’ha ottenuto, genera una certa apprensione. E’ pur vero che, dal momento in cui è stato fatto quel sondaggio, ci sono ancora due mesi, per tentare il gran recupero profetizzato dal Grande capo toscano. Se si riesce a cogliere l’onda e riportare il trend in crescita (verso quota 25-28%), magari facendo appello al voto utile, il Pd può portare a Roma, dall’Umbria, 6/7 parlamentari. Gli ottimisti puntano quota 8 (4 vittorie nei cinque posti in ballo nei collegi uninominali e 4 al proporzionale). Ma c’è anche chi fa partire da quota 5 la forbice, qualora il gradimento scendesse intorno al 20%.

Spaventa il potenziale di Liberi e Uguali, dato intorno all’8%, ma che in una regione rossa potrebbe acquistare altri due punti percentuali. Raggiungendo così la quota 10% che farebbe scattare per LeU un seggio al proporzionale per la Camera.

Argomenti trattati nella Direzione regionale di venerdì sera. Perché di nomi e candidature, ovviamente, non se ne poteva discutere, dato che le decisioni verranno prese a Roma, mercoledì, e non a Perugia. Anzi, per la verità di una candidatura (ritirata) si è parlato, con l’annuncio del segretario regionale Leonelli di non provare ad essere della partita, “sia per motivi politici – ha poi chiarito pubblicamente in un post – visto che sono chiamato a svolgere il lavoro da consigliere regionale, sia per motivi personali e soprattutto familiari“.

Leonelli, dunque, non proporrà la sua candidatura “né in sede locale, né in quella nazionale“. Con il secondo tavolo che, ovviamente, è in grado di ribaltare qualunque istanza provenga dal primo. Renzi nelle liste vuole soprattutto i suoi, per evitare un rompete le righe nel caso in cui il 4 marzo si trasformasse in una Caporetto. Ed avere una squadra fidata qualora si profilasse una trattativa per la grande ammucchiata. Con questa logica, è già dentro l’armatura la Giovanna d’Arco dell’Alto Tevere, la giovane e rampante Anna Ascani, sicura al proporzionale per la Camera. Con Walter Verini a farle compagnia nel proporzionale per il Senato. A meno che Renzi non decida di accontentare Veltroni senza tuttavia occupare tutte le caselle buone in Umbria con rappresentanti altotiberini.

Il Pd si dà perdente nel Ternano, cosa che spianerebbe la strada alla riconferma dell’orlandiano Gianluca Rossi, magari senza per forza sacrificare la compagna di corrente, la senatrice Valeria Cardinali. Del resto, la quota donne va rispettata. La clausola rosa non potrebbe bastare, invece, per la senatrice Nadia Ginetti. Che ha confessato di potersi fare da parte, qualora “Lui” non la sostenesse a pieno. E il “Lui” non necessariamente è il segretario nazionale, ma magari l’imprenditore-filosofo che ultimamente ha un certo feeling con il professor Maurizio Oliviero, passando per Palazzo Donini. Dove l’assessore regionale Fabio Paparelli assiste sconsolato allo scempio nel Ternano nonostante i suoi molteplici avvertimenti. La presidente Catiuscia Marini, come altri governatori del centrosinistra, sa che una figura istituzionale, nel tritacarne che si prospetta dopo il 4 marzo, potrebbe essere utile alla causa e mantiene un profilo alto, senza scendere, per ora, nell’arena.

Anche per questo nel “pranzo dei quattro”, alla richiesta-comunicazione del sottosegretario Gianpiero Bocci di correre a Perugia, nessuno si è scomposto. Certo, il fatto che Bocci non scelga la sua Valnerina terremotata, la dice lunga sullo stato d’animo, in quelle zone, circa l‘andamento della ricostruzione. Nella fascia appenninica, da Castello alla Valnerina passando per Foligno, farà su e giù Giampiero Giulietti, sotto l’occhio vigile di Matteo Orfini.

E Silvano Rometti? Nella lista “Insieme”, che rischia di trasformarsi in un piccolo salvadanaio del Pd, non vuole entrare. E minaccia di far pesare in Regione l’eventuale mancato rispetto degli accordi a suo tempo presi all’interno della maggioranza umbra.

Liberi e Uguali sceglie la linea verde

L’obiettivo è quella quota 10% che alla Camera farebbe scattare il seggio. Da cui i sondaggi danno un po’ al di sotto Liberi e Uguali, ma non di molto. E per recuperare, il partito della sinistra guidato da Pietro Grasso, in Umbria spinge sull’acceleratore. I candidati sono pressoché scelti. Tanto che qualcuno ha già ringraziato pubblicamente, come il giovane Andrea Mazzoni (uninominale a Perugia). Sui social ha ottenuto molti in bocca al lupo da parte di ex compagni del Pd. Molti sono sinceri, vista la voglia che c’è, in larghi strati del Pd umbro, di riportare il partito un po’ più a sinistra, Renzi permettendo. Non è tanto d’accordo la pasionaria Elisabetta Piccolotti, candidata a Foligno – Castello. A Terni la coppia è quella formata da Antonio Iannoni e Raffaella Chiaranti.

Nel proporzionale c’è da tagliare il mazzo, ma le carte già ci sono: con il coordinatore provinciale perugino Valerio Marinelli e l’inossidabile professor Mauro Volpi, scendono in campo la preside perugina Simona Zoncheddu, Alessandro Pinaglia al Trasimeno, l’assisano Ettore Anselmo, Silvia Ricci, e nel Ternano Elisa De Rebotti ed il vice sindaco di Stroncone Luigi Dionisi.

Linea giovane, intorno a pochi già “navigati”. Anche per questo dal nazionale sono arrivati i rinforzi. Sabato sono arrivati Nicola Fratoianni, Rossella Murone e Roberto Speranza.

Il centrodestra fiuta l’impresa

Sono finiti i tempi in cui candidarsi in Umbria era una jattura per un politico di centrodestra. I seguaci di Berlusconi, Meloni e Salvini da queste parti fiutano l’impresa. E allora, si sgomita di più per avere un posto al sole. Ma le regole decise dai tre leader nazionali lasciano poco spazio all’immaginazione, almeno negli equilibri tra partiti, dove si gioca il 2-1-2. Sui nomi, invece, qualcosina, da qui, si può fare. Forte della spinta di Antonio Tajani, sarà sicuramente della contesa il neo portavoce in Regione del centrodestra, Raffaele Nevi. In lizza anche il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, e poi Pietro Laffranco (per il quale forse si può giocare il jolly), Catia Polidori (capolista proporzionale al Senato) e Fiammetta Modena, tra i principali artefici della strategia che ha portato Romizi a Palazzo dei Priori dalla porta principale. L’emergente della Lega è il tuderte avvocato Toni Aiello. Il consenso dell’onda verde che scende dal nord potrebbe rappresentare il vero valore aggiunto per la coalizione, portando in dote un 13-14%.  Per Fratelli d’Italia i nomi buoni sono Franco Zaffini e l’assessore perugino Emanuele Prisco.

Qualche ombra arriva dal rapporto con l’area civica, a braccetto della quale, due anni fa, il centrodestra “rischiò” di sbancare la Regione. Claudio Ricci ha dimostrato di non voler-saper sottostare agli ordini di scuderia. Tuttavia, un giusto compromesso con le realtà civiche potrebbero aiutare a rosicchiare voti tra i moderati di sinistra, nel campo avversario, e tra la destra di pancia. La merce di scambio potrebbe trovarsi guardando alle regionali 2020, come farebbero presagire gli spostamenti avvenuti negli ultimi giorni in Consiglio regionale.

I grillini non – parlanti

Si muovono sottotraccia quanti aspirano, in Umbria, ad un posto sulle schede elettorali sotto il simbolo del Movimento 5 stelle. Subito dopo le feste, secondo indiscrezioni, circa 400 candidature alle parlamentarie grilline erano state inviate al recapito corretto (il civico 32 di via Piemonte, a Roma, e non il civico 3). Lì il comitato elettorale sta vagliando curricula e certificati richiesti: penale, carichi pendenti e conoscenza di indagini a proprio carico. Un lavorone. Tutti neofiti in Parlamento, deputati e senatori umbri (Stefano Lucidi, Tiziana Ciprini e Filippo Gallinella) contano di tornarci. La visibilità accumulata in rete in questi anni gioca dalla loro parte. Tuttavia, rispetto alla tornata precedente, quando in molti credevano si trattasse di un gioco, questa volta la disputa si fa più dura. Domani e dopodomani si terranno le consultazioni online per scegliere chi, tra chi si è proposto, potrà concorrere per il Parlamento.

Potere al Popolo chiude il centro

Sul fronte dell’estrema sinistra, riunita sotto la denominazione “Potere al Popolo” invece, i giochi sono chiusi. Per trovare la quadra si sono svolte tre assemblee di collegio, fino ad arrivare a quella pubblica di ieri.  Questi i nomi. Collegio uninominale, Camera dei deputati: Isabella Marchino (Collegio Perugia), Luca Ceccarelli (Collegio Foligno-Assisi), Camuzzi Emiliano (Collegio Terni); Senato: Fabio Sebastiani (Perugia), Maura Coltorti (Terni). Proporzionale, Camera: Andrea Ferroni, Flavia Battistoni, Valerio Tobia, Michela Monarchi (sostituti Carlo Romagnoli, Silvia Tobia, Riccardo Giangreco, Nicoletta Gasbarrone, Beatrice Ramadori); Senato: Fiorangelo Silvestri, Gigliola Santarelli, Gaetano Tinti, Milena Romualdi (sostituti Sara Alimenti, Maurizio Castellani, Nadia Moretti, Simone Cumbo, Simone di Filippo).

(Massimo Sbardella)