La città del tartufo. Duemila tartufai su 40mila abitanti, oltre 3000 cani di razza dal fiuto impareggiabile, aziende leader nella lavorazione e trasformazione del prelibato prodotto e un indotto occupazionale ed economico in continua crescita. Numeri e tendenze che fanno di Città di Castello la vera e propria capitale del tartufo bianco ma anche del “bianchetto”, dello “scorzone” e del nero, varietà presenti tutto l’anno. Ovviamente i protagonisti assoluti della 39^ Mostra Nazionale del Tartufo Bianco, oggi al suo ultimo giorno, sono in primo luogo i “cavatori” e i loro cani.
“I tartufai sono una risorsa fondamentale per la Mostra e per la promozione della vocazione unica di Città di Castello e dell’Alta Valle del Tevere alla produzione di un frutto del bosco pregiato come la trifola, valore aggiunto per l’immagine del territorio e per la sua economia”, così Luigi Bartolini, consigliere comunale delegato alla promozione del tartufo, ha sottolineato l’importanza dei cercatori di tartufi della vallata, che stamattina sono stati protagonisti della gara per cani da tartufo al Parco Alexander Langer con la partecipazione di circa 60 appassionati, provenienti da tutto il centro-Italia, e degli esemplari più abili delle migliori razze: bracchi, bracchi-pointer, laghotti e meticci.
A promuovere l’iniziativa, nell’ambito del programma della Mostra del Tartufo, è stata l’Associazione Tartufai Alto Tevere del presidente Alessandro Ghigi, presente insieme al vice Lorenzo Tanzi e al segretario Italo Bianchini, in rappresentanza dei circa 600 soci del sodalizio. “La nostra associazione è attiva dal 1986 per la tutela del tartufo e per la salvaguardia della naturale vocazione dell’ambiente alla produzione del tuber magnatum pico, ma anche del corretto addestramento dei cani, con la priorità della garanzia del benessere dell’animale” hanno spiegato i tre, nel sottolineare l’impegno per “la promozione di un’attività corretta e rispettosa delle regole, pur in un contesto di evoluzione istituzionale che ha tolto il punto di riferimento rappresentato storicamente dalla Comunità Montana”.
Al parco Langer, stamattina, protagonista indiscussa, con vanghino in mano e il cane “Dea” al guinzaglio, è stata Alice Cecchini, una ragazzina di 12 anni che ha scovato un tartufo di quasi due etti, guadagnandosi il podio. Da tre anni esce nei boschi del comprensorio con il padre Fabio, noto “maestro” della lavorazione del ferro e fratello del titolare dell’azienda Jimmy Tartufi, Giovacchino Cecchini. Una passione che ha “contagiato” l’intera famiglia: anche la moglie Paola Pauselli, mamma di Alice, ha infatti deciso di prendere il tesserino. “Alice preferisce venire con me e i cani Dea e Rino a cercare i tartufi, anziché perdere troppo tempo dietro ad internet, videogiochi e telefonini. Il contatto con la natura, gli animali e la riscoperta delle tradizioni secolari possono far risvegliare nei nostri figli un orgoglio e senso di appartenenza ad una comunità locale e contadina legata al tartufo”, ha precisato il padre Fabio Cecchini.