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Intesa San Paolo presenta il piano di fusione delle Casse di Risparmio umbre alle Fondazioni. Corrado Passera “Sarà una grande Banca”.

Carlo Vantaggioli

Come spesso accade nelle trattative economiche di peso, il primo incontro tra le parti produce una serie di pacche sulle spalle alla “caro amico” e un lungo elenco di intenzioni. E di questo si è trattato nell’appuntamento di ieri a Roma, presso la sede di Intesa San Paolo a Via del Corso, fissato tra gli emissari dell'Istituto e i presidenti delle 4 Fondazioni umbre in vista del riassetto bancario delle Casse di Risparmio locali. La cosa che però ha sorpreso tutti i presenti è stata la partecipazione non preventivata dell’Ad Corrado Passera, affiancato dal Direttore Generale Marco Morelli.
Il peso di questa presenza in effetti ha reso meno indistinte le dichiarazioni di intento pronunciate a favore dei Presidenti delle Fondazioni. Come a dire “Ci metto la faccia”. Si è parlato del piano di fusione che andrà a costituire un grande polo unico regionale del credito con 135 sportelli a disposizione. Un progetto pilota di riorganizzazione che verrà poi esteso a tutto il centro Italia. Almeno questo nelle intenzioni dei vertici di Intesa. Passera conferma infatti ai presidenti delle Fondazioni quello che era stato il suo primo indirizzo, ovvero quello di non mortificare i territori. A Cianetti, Pompili, Fornaci e Gasperini, viene quindi enunciata la volontà di lasciare un certo margine di autonomia e soprattutto la massima attenzione ai livelli occupazionali. Ma per i dettagli occorrerà ancora qualche incontro. Il primo è stato fissato già per la prossima settimana. Per il Piano industriale (la vera anima della discussione) occorrerà invece una settimana in più.
Accuratamente si evita di far filtrare indiscrezioni sulla nuova sede della super banca, e sul possibile acquisto delle quote di minoranza delle Fondazioni, anche se Intesa su questo punto è stata piuttosto chiara nella volontà di acquisizione. I motivi apparentemente sono due: il primo è il valore dello scambio, ed il secondo è la contropartita in termini di presenza di uomini delle Fondazioni nel futuro CdA della Cassa di Risparmio dell’Umbria. E qui si innesta una discussione di quelle che rappresentano bene l’Umbria economica del momento. Ovvero chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. I sindaci dei territori, con i portafogli pieni di ragnatele preferirebbero un bell’incasso sostanzioso che gestito localmente in autonomia, come Passera promette, servirebbe a sistemare un po’ di beghe finanziarie e di poltrone. I vertici regionali invece temono il blocco dell’operatività finanziaria verso le piccole e medie imprese del territorio, il che in questo momento di abisso sarebbe un po’ più che arrivare alla frutta. Si passa direttamente all’amaro.
Come in un complicato scacchiere di guerra, si è alla fase in cui bisogna conoscere il terreno di scontro. Un antica regola dell’arte della guerra vuole però che non si vada mai a combattere nel luogo scelto dal proprio nemico, al quale si deve, in ogni caso, rispetto ed onore. E nella vicenda delle Casse di Risparmio i ruoli ed il terreno sembrano essere piuttosto definiti. Il rispetto lo ha messo Corrado Passera in persona. Nel frattempo si spera che tra i Presidenti delle 4 Fondazioni spunti la strategia unica che potrebbe portare alla vittoria dei territori.

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