Fondato il rischio di ingerenza mafiosa nei confronti di una società con sede a Perugia, operante nel settore dell’edilizia, a carico della quale la Prefettura, nel 2019, ha emesso un’informazione antimafia a carattere interdittivo, contestualmente ad un provvedimento di rigetto dell’istanza di iscrizione nell’Elenco dei fornitori, dei prestatori di servizi e degli esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa (cd. White List).
E’ stato questo il responso del Consiglio di Stato, la cui Sezione III, con sentenza pubblicata lo scorso 9 settembre, in riforma della sentenza precedentemente emessa dal T.A.R. Umbria, che aveva accolto il ricorso della società, ha dichiarato la piena legittimità dei provvedimenti adottati dalla Prefettura.
A questi ultimi, che precludono all’operatore economico l’instaurazione di rapporti con la pubblica amministrazione, è seguita l’adozione, da parte della Struttura di Missione Antimafia Sisma del Ministero dell’Interno, del diniego dell’iscrizione nell’Anagrafe Antimafia degli esecutori, che non consente di svolgere attività nell’ambito della ricostruzione post-sisma.
Tali atti sono stati emessi all’esito di una complessa ed articolata istruttoria condotta dal Gruppo Provinciale Interforze, composto da rappresentanti della Prefettura, delle Forze di Polizia territoriali e della Direzione Investigativa Antimafia, che ha evidenziato l’esistenza del pericolo di tentativi di infiltrazione mafiosa da parte di sodalizi criminali di stampo ‘ndranghetistico, in relazione ad alcuni componenti la compagine societaria e a dipendenti dell’impresa.