Inquinamento Terni – L’aggiornamento del Piano regionale della qualità dell’aria (PRQA) approvato dalla Giunta Tesei con D.G.R. 741 del 28/07/2021, è tuttora in discussione nella II commissione regionale e, secondo quanto dichiarato dal consigliere regionale del M5S Thomas De Luca “riporta la città di Terni e l’intera Umbria indietro di almeno vent’anni nell’epoca più buia del negazionismo ambientale”.
De Luca riferisce che, secondo la giunta regionale, caminetti e stufe sono i responsabili dell’emergenza ambientale della conca ternana. “In base a questa valutazione anti-scientifica – spiega De Luca – degli oltre 200 milioni totali previsti nel piano, nemmeno un euro viene stanziato per la sostenibilità ambientale dei processi industriali e per la transizione ecologica. Un danno incalcolabile per una situazione che richiede interventi immediati ed urgenti. Il negazionismo della politica ricade sull’emergenza ternana e sugli effetti a livello locale della crisi climatica globale. Abbiamo purtroppo visto in questi due anni di pandemia quanto atteggiamenti simili da parte di chi ha responsabilità politico-istituzionali possano essere dannosi”.
“Secondo la destra, nel comune di Terni “la matrice” dell’inquinamento da polveri sottili proviene per il 75-80% da riscaldamento domestico, pizzerie e forni a legna. Solo il restante 11% e 9% da traffico e industrie. Vengono così cancellati anni di indagini e analisi scientifiche, come lo studio “Identificazione di sorgenti di particolato atmosferico locali e a lungo raggio in Umbria” prodotto dall’Università di Perugia e dalla stessa ARPA, pubblicato nel 2017. Studio – seguita il consigliere pentastellato – che in base all’analisi chimica e alla caratterizzazione delle polveri, attesta come a Terni il traffico contribuisca per il 27%, il riscaldamento per il 20% e l’industria per il 17% considerando l’ulteriore risollevamento delle polveri per il 18,7% causato da oltre 150 anni di industrializzazione e urbanizzazione. Una valutazione meramente quantitativa che non entra oltretutto nel merito qualitativo delle polveri, in primo luogo i metalli pesanti”.
“Nell’attuale Piano regionale della Qualità dell’aria invece si è deciso di ignorare le suddette attività scientifiche e si è fatto affidamento sulle stime dell’Inventario Regionale delle Emissioni in atmosfera. Nelle note metodologiche viene evidenziato come, relativamente agli impianti di combustione non industriale, la stima viene fatta prendendo in considerazione metodi apparentemente discutibili, ad esempio individuando il numero per comune delle pizzerie e bracerie dagli elenchi delle pagine gialle online (sic)”.
“I ternani – attacca De Luca – non riescono davvero a credere al negazionismo della destra ternana e regionale, per questo tra le varie misure vengono previsti 450.000 euro per campagne di comunicazione per convincere la gente che il problema sono i camini e le carni alla brace. Cifra che avremmo potuto spendere per studi epidemiologici mirati come quelli richiesti da anni dall’Istituto Superiore di Sanità e che invece vengono buttati per la propaganda”.
“Il nuovo piano regionale di qualità dell’aria sposta di fatto le risorse destinate a risolvere l’emergenza ambientale su caminetti e stufe. Un’azione devastante considerando che la nostra regione è stata sanzionata dalla comunità europea proprio per la procedura d’infrazione causata dai continui sforamenti della conca ternana. Già all’inizio del 2021 – conclude De Luca – le nostre denunce avevano evidenziato l’incongruenza grossolana delle indicazioni nel piano, proteste culminate con le dimissioni dei membri di minoranza, De Luca (M5S) e Bettarelli (PD) dalla Commissione d’inchiesta. La giunta Tesei ha deciso di andare avanti a testa bassa, senza alcun confronto e ascolto”.
Il documento di aggiornamento del Piano regionale per la qualità dell’aria fonda le proprie valutazioni su studi scientifici svolti da ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Umbria. È quanto precisa l’Assessorato regionale all’Ambiente. Tra questi, si spiega, l’inventario regionale delle emissioni, sul contributo delle varie sorgenti alle emissioni in atmosfera, attesta un contributo primario rilevante all’emissione di polveri sottili da parte dei riscaldamenti civili rispetto ad altre sorgenti minoritarie, quali il traffico, i processi industriali e le attività agricole.
Un secondo studio di ARPA Umbria, del 2016, svolto solo su una centralina rappresentativa delle emissioni da traffico indica che le ricadute rilevate di polveri sottili sono riferibili alle sorgenti in maniera più bilanciata.
I risultati non sono tra di loro in contraddizione, evidenzia l’Assessorato, ma esaminano il fenomeno da due punti di vista differenti: il primo studio analizza e censisce le emissioni primarie di inquinante in atmosfera, il secondo studio ha analizzato per quel caso puntuale, nato per la valutazione del traffico veicolare, la risposta del sistema atmosferico al ricettore.
Il costante monitoraggio svolto in questi anni dalla rete di rilevazione regionale della qualità dell’aria ha dato evidenza che nel territorio della Conca ternana rimane ancor oggi la presenza di superamenti delle concentrazioni, rispetto ai valori limite previsti dalla normativa, di polveri sottili, PM10 e benzo-a-pirene durante il periodo invernale.
Questa situazione ha determinato l’inserimento della Regione Umbria nella procedura di infrazione aperta nel 2014 dalla Commissione europea contro lo Stato Italiano. Ma ancor più importante e prioritario per la Regione Umbria è operare affinché la qualità dell’aria nella Conca ternana raggiunga gli standard di qualità previsti dalla normativa comunitaria, seppure negli ultimi anni si assiste ad un leggero trend in miglioramento.
Per intervenire sul fenomeno, vanno adottate le misure che intervengano su tutte le sorgenti, con particolare attenzione a quelle che più prevalentemente immettono gli inquinanti in atmosfera. Perseguendo questo obiettivo, il Piano per la qualità dell’aria prevede misure rivolte sia alla promozione di sistemi di mobilità sostenibile sia alle attività produttive e con particolari interventi ai riscaldamenti civili a basse efficienze. In particolare, riveste in questo ambito un peso rilevante l’utilizzo di centrali termiche alimentate a biomasse e caminetti che, con bassa efficienza di combustione, sono tra le più importanti fonti di generazione di PM10 e benzo-a-pirene.
Quest’ultima evidenza risulta non solo dagli studi locali, ma da altri e numerosi studi effettuati sia a livello europeo sia a livello nazionale (UEAir Quality in Europe – 2020 report, ISPRA inventario nazionale e ruolo delle biomasse 2021)