E’ stata scoperta una nuova area inquinata a San Giovanni Profiamma dopo le indagini condotte dall’Arpa su tutto il territorio della pianura folignate a seguito dell’inquinamento della falda idrica, da sostanze organoalogenate, che ha riguardato i pozzi privati. Il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, ha firmato una nuova ordinanza che sostituisce integralmente quella emessa lo scorso maggio.
Nel merito è stata definitivamente perimetrata tutta l’area della pianura interessata dal fenomeno che presenta valori di concentrazione abbastanza bassi rispetto ai limiti di potabilità ma superiori ai valori della soglia di contaminazione che fanno scattare le procedure di bonifica. L’inquinamento della falda idrica, secondo gli esiti delle indagini, si è sviluppato lungo tre diverse direzioni di flusso, a partire da tre distinti punti o luoghi di origine, che possono essere così schematicamente riassunti:
da San Giovanni Profiamma, lungo la parte destra del fiume Topino, immediatamente a valle di un insediamento artigianale, caratterizzato da valori massimi di concentrazione del PCE (tetracloroetilene) di circa 40 microgrammi/litro raggiungendo la periferia nord della città di Foligno e poi l’area artigianale La Paciana;
ad est del centro storico, nella zona di via Montegrappa, in vicinanza di siti produttivi dismessi, con valori massimi di concentrazione del PCE di circa 111 microgrammi/litro, il flusso si divide inizialmente secondo due direttrici parallele che attraversano la parte sud della città per poi virare e proseguire verso nord ovest fino a raggiungere e superare i confini comunali;
da Sterpete, a nord est dell’aeroporto, da un sito produttivo, con valori massimi di concentrazione del PCE di circa 75 microgrammi/litro, il cui flusso è orientato verso sud ovest ed attraversa la frazione di Sterpete, per raggiungere la porzione centrale della vallata.
Il fenomeno ha interessato marginalmente i pozzi, denominati Santo Pietro 1 e 2, gestiti da Vus Spa, perché i valori di concentrazione sono bassi rispetto ai limiti della potabilità, costantemente sotto osservazione, e non c’è alcun problema per la potabilità dell’acqua.
L’area interessata dal fenomeno è stata perimetrata in due distinte zone, chiamate “A” e “B”: nella prima si ha il superamento dei valori di concentrazione della soglia di contaminazione, pari a 1,1 microgrammi / litro per il tetracloroetilene.
La zona “B” è quella in cui l’inquinamento è superiore ai limiti di potabilità (10 microgrammi/litro per la somma di tetracloroetilene e tricloroetilene).
La nuova ordinanza del sindaco prevede il divieto di utilizzare per finalità destinate al consumo umano le acque captate da tutti i pozzi privati ricadenti nell’area “B”. Il divieto viene esteso anche all’uso irriguo, rivolto alla produzione di alimenti nell’area “B” in relazione ai contenuti del parere dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il divieto, nell’area “A, interessa le perforazioni nel sottosuolo, a qualunque scopo destinate, che si approfondiscano al di sotto del livello statico della falda idrica, fatta eccezione:
1) per le attività di indagine che si renderanno necessarie ai fini della successiva caratterizzazione e bonifica;
2) per la realizzazione di eventuali fondazioni profonde per la costruzione di opere civili per i quali siano individuate adeguate soluzioni tecniche d’intervento che garantiscano l’inesistenza di rischio di propagazione in profondità di inquinanti.
Le acque captate dai pozzi privati che attingono la falda idrica freatica situate nell’area oggetto del provvedimento (perimetro “A”) non offrono adeguate garanzie per essere ritenute idonee all’uso potabile a prescindere da controlli analitici estemporanei che non evidenzino presenza di contaminazioni batteriche e chimiche. Ciò in considerazione delle valutazioni in merito espresse dalla A.S.L. n° 3. Il divieto di irrigazione non si applica, nelle due aree individuate, ai soggetti che installino ed utilizzino idonei sistemi di trattamento, come quelli, ad esempio, con carboni attivi.
La Asl 3 è stata incaricata di inviare comunicazioni individuali ai proprietari dei pozzi indagati da ARPA, sull’esito delle analisi svolte e sulle misure di tutela da attuare ai fini igienico-sanitari, anche in relazione agli eventuali rischi connessi ad usi diversi da quello idropotabile e di organizzare campagne di informazione alla cittadinanza anche con assemblee pubbliche. Verrà chiesto da parte del Comune di Foligno ad Arpa Umbria, sulla base delle proprie competenze istituzionali e in relazione a propri programmi di attività e priorità, di predisporre ed attuare un piano di monitoraggio periodico, per tenere sotto controllo la situazione
Per illustrare i contenuti dell’ordinanza, il Comune promuoverà alcuni incontri pubblici per spiegare nel dettaglio la situazione. L’ordinanza del sindaco che interessa i pozzi sarà pubblicata integralmente sul sito comunale (con la perimetrazione delle zone interessate).