Riceviamo e pubblichiamo una nota di “Italia Nostra” e “Wwf” sulla situazione dell’inquinamento dei pozzi a Maratta dovuto alla trielina e il cromo presente nelle falde sotto la discarica Tk-Ast. Leggiamo la nota: “Parliamo di acqua: Regione dell’Umbria ed Enti locali, a seguito del rinvenimento nel 2010 di concentrazioni molto alte di trielina nei pozzi di Maratta/Polymer –“in più punti”, specificò la Provincia- avviarono nell’aprile 2013 una specifica campagna di monitoraggio sul tricloroetilene, elementi chimici altamente pericolosi per la salute umana. In fremente attesa di conoscerne gli esiti, sappiamo che il gestore dell’acquedotto ha installato da tempo filtri a carbone attivo al fine di abbattere questi e altri inquinanti, rendendo più sicura la distribuzione delle acque.
In Internet, comunque, nulla trapela in merito ai livelli di trielina a monte e a valle dei suddetti dispositivi; né sappiamo molto su cosa sia accaduto in passato. Sarebbe doveroso che le autorità pubblicassero almeno da oggi tali numeri in modo puntuale, trasparente e capillare, contribuendo a modellare un’opinione pubblica più informata e consapevole. Come è noto, questo ‘suggerimento’ non è stato accolto nemmeno a proposito delle diossine nelle uova; parimenti resta molta opacità su trielina e cromo esavalente: tutto quel che sta emergendo si deve solo a documenti di rango ministeriale, ad alcuni studi ARPA, a spifferi provenienti da funzionari preoccupati, all’intransigenza di qualche giornalista nazionale e locale.
Frattanto, forse da molti anni, il cromo VI, cancerogeno di classe 1, contamina le falde superficiali e profonde della zona delle discariche industriali TK-AST, tra Pentima e Valle. E nonostante la storiaccia dei laghetti dei veleni, rinvenuti nel 2008 presso l’imbocco nord e sud dell’infelice galleria stradale ‘Tescino’, nonostante le vittime che pian piano stanno coraggiosamente venendo fuori, nessuno ha fin qui ritenuto di fornire alla comunità umbra notizie certe, fin quando Italia Nostra e WWF non le hanno pubblicate direttamente sulla base dei resoconti delle Conferenze di Servizi che si svolgono da anni presso il Ministero dell’Ambiente.
Diciamo basta a certi risibili tabù. Basta alle reticenze. Basta alle complicità.
I dati dicono che a Terni, come altrove in Italia, alcune pratiche industriali sono andate ben oltre il consentito.
A pagarne il prezzo, per lungo tempo ancora, saranno lavoratori, ex lavoratori e residenti, con la beffa di un’industria chimica che, ridotta al lumicino, lascia sul campo non solo centinaia e centinaia di disoccupati, ma anche infausti presagi: un grammo di trielina, privo di trattamenti, sarebbe sufficiente a contaminare ben 1.000 litri di acqua.
Nessuno parla di questi temi; nessuno riesce a individuare con accuratezza le sorgenti inquinanti; tantomeno nessuno si esprime sui tempi della decontaminazione sia dei pozzi di Maratta/Polymer che delle falde fortemente inquinate di Terni Est. Umbria Felix?
Mentre a Taranto prima (con € 336 milioni) e a Piombino oggi (con almeno € 50 milioni) si interverrà anche con i fondi pubblici disponibili per le bonifiche, a Terni siamo ancora alla fase precedente: dobbiamo tuttora ammettere pubblicamente l’esistenza di criticità ambientali in sé già conclamate.Ma solo così facendo, in spirito di verità, potremo predisporre progetti solidi, volti a ottenere risorse tanto ingenti quanto necessarie al risanamento della Conca Ternana.
E’ urgente perciò coinvolgere il Governo per donare una prospettiva praticabile alla negletta Terni, finora deprivata di compensazioni, orizzonti e modelli più sostenibili. Partiamo dalle bonifiche per ambientalizzare le produzioni, accrescendo la qualità della vita di tutti”.