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INFORMATIZZAZIONE IN RITARDO PER LE IMPRESE UMBRE

L'Umbria figura ormai costantemente
negli ultimi posti della graduatoria nazionale sulla informatizzazione
delle imprese, con un ritardo consistente sia rispetto alle medie
nazionali che a quelle dell'Italia centrale. Lo afferma il capogruppo
regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, citando i dati
dell'Istat relativi alla diffusione dei personal computer nelle imprese,
all'utilizzo di internet, alla creazione di siti web e alla copertura
della banda larga e proponendo il rilancio di politiche serie per la
ricerca e l'innovazione e la creazione un centro umbro di ricerca per la
produzione di software di qualità.
Un ruolo negativo nel determinare il ritardo dell'Umbria aggiunge
Vinti – stato determinato dal vuoto creativo accentuatosi dopo il
passaggio di proprietà del pacchetto di maggioranza della Webred spa
dalla Telecom ad altra società, che ha contribuito a peggiorare lo stato
di debolezza endemica di questo importante comparto. In Umbria, salvo
poche eccezioni, non viene più prodotto software, i servizi informatici
costano cari e non sono sufficientemente efficaci. Le strutture pubbliche
sono poco funzionali e la loro dipendenza da società non umbre forte se
non totale. E le conseguenze di tutto questo – spiega – si fanno sentire:
nel settore delle aziende al di sopra dei 10 addetti, lindice di
diffusione del personal computer in Umbria, 93,7 per cento nel 2006, ci
colloca al di sotto della media nazionale del 96,4 per cento e del 96 per
cento del Centro Italia. E poi sconcertante il fatto che dice Vinti –
pur segnando un incremento rispetto al 91,8 per cento del 2005, il numero
delle aziende umbre comprese in questo comparto che fanno uso del personal
computer sia ben distante dal 97,5 per cento del 2004. Allora, al
contrario di oggi, l'Umbria figurava nella parte più alta della
graduatoria nazionale che segnava una media del 96,8 per cento. Va
considerato che da questo punto di vista la nostra regione occupa
attualmente l'ultimo posto nellarea Centro-Nord e che solamente altre due
regioni italiane (Abruzzo 89,5 per cento e Puglia 90,7 per cento) hanno
performance inferiori.
Le cose non cambiano per le imprese al di sotto dei 10 addetti
sottolinea l'esponente di Rifondazione comunista – perchè anche in questo
caso il tasso umbro del 52,1 per cento del 2005 fra i peggiori e risulta
ancor più distante sia rispetto alla media nazionale (58,3 per cento) che
a quella del Centro Italia (55,7 per cento). E ancora più accentuato
stato il processo di arretramento rispetto all'anno precedente, il 2004,
quando l'Umbria aveva fatto registrare un tasso del 58,1 per cento che la
collocava ancora una volta al di sopra della media nazionale (57,8 per
cento).
Assai precaria continua Vinti la situazione del grado di utilizzo
di internet (20,8 per cento delle aziende umbre si erano attivate nel
2006, contro il 28,2 per cento della media nazionale e il 31,7 per cento
del Centro Italia) e la diffusione dei siti web (52,5 per cento nel 2006,
rispetto al 56,7 per cento della media nazionale e al 58,1 per cento di
quella del Centro Italia). In un'epoca di veloce espansione del commercio
on-line, questo ritardo potrebbe danneggiarci non poco. Eppure abbiamo
anche in Umbria esempi eclatanti di quanto di buono si possa realizzare
percorrendo fino in fondo questa strada, come ci conferma, per esempio, il
boom ottenuto dal Sagrantino di Montefalco a livello internazionale.
I dati relativi alla diffusione della banda larga nelle imprese (62,8 per
cento) ci vedono arrancare dietro alla media nazionale (68,8 per cento) e
anche nel contesto del Centro Italia (68,1 per cento).
Secondo Vinti del tutto evidente che lUmbria paga pegno per un'ancora
troppo ridotta diffusione della banda larga che continua ad escludere gran
parte del nostro territorio, come ci conferma del resto anche lo scarso
utilizzo di questo supporto di comunicazione fatto dalle nostre
amministrazioni locali (appena il 25,9 per cento nel 2005, contro il 32,1
per cento nazionale e il 34,9 per cento del Centro Italia).
quindi giunto il momento conclude il consigliere regionale – di
riaprire un confronto nelle sedi appropriate per la proposizione di
politiche serie per la ricerca e linnovazione, per riassicurare un
assetto istituzionale e societario in un settore trainante dello sviluppo
regionale, tanto sul versante pubblico che su quello privato. Questo anche
per offrire uno sbocco occupazionale qualificato ai nostri laureati che
sono attualmente costretti ad uscire dal territorio regionale o ad essere
utilizzati come semplice manovalanza dell'informatica. Da ultimo, anche
per verificare se esista o meno la possibilit di superare, o almeno
attenuare, la diffusione del fenomeno delle micro imprese private che non
sono in grado di produrre software di qualità e che generano opportunità
di lavoro assai spesso precarie. La soluzione ottimale sarebbe la
creazione un centro umbro di ricerca per la produzione di software di
qualità che coinvolga, assieme allUniversità, anche privati disposti ad
investire in questo settore, e ci consenta di ritornare sulla scena dell'informatica
come qualificati produttori e non solo come consumatori, peraltro,
dissociati.