Il tema delle mutilazioni genitali femminili anche in Umbria, per l’incremento del fenomeno migratorio, richiede una sempre maggiore attenzione e, per conoscere approfonditamente il fenomeno, la Regione Umbria ha commissionato una ricerca alla Fondazione “Angelo Celli”: lo afferma la vicepresidente della Regione Umbria, con delega al Welfare, Carla Casciari, in seguito alla segnalazione di due sorelline residenti nella provincia di Perugia, sottoposte a mutilazione genitale.
Lo studio – condotto tra il 2011 e il 2013, dalle antropologhe Carlotta Bagaglia, Sabrina Flamini, Maya Pellicciari e Chiara Polcri, che hanno curato la ricerca insieme a Michela Marchetti con la supervisione del presidente della Fondazione “Celli” e della Società italiana di antropologia medica, Tullio Seppilli – ha coinvolto sia le donne residenti in Umbria provenienti da Paesi con alta diffusione di mutilazioni genitali femminili, sia gli operatori socio-sanitari che operano nella regione, con il preciso obiettivo di verificare la consistenza e il carattere del fenomeno, la presenza di donne già sottoposte alla pratica nel Paese d’origine, i livelli di informazione che risultano averne gli operatori socio-sanitari. Dalla ricerca emerge che è difficile quantificare il fenomeno in maniera precisa, per le ovvie difficoltà di rilevazione.
Partendo da una ricognizione delle presenze delle donne immigrate in Umbria provenienti dai Paesi dove, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono maggiormente diffuse le pratiche di manipolazione dei genitali femminili, si stima che oltre 600 tra donne e bambine residenti in Umbria abbiano subìto una qualche forma di mutilazione genitale e risulta confermato anche per l’Umbria quanto già abbastanza noto, e cioè che molte donne provenienti dai Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili vengono tradizionalmente praticate, le considerano del tutto ‘normali’, ovvie e positive o comunque opportune per sé e per le proprie figlie.
“Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, che risulta ancora per la maggior parte sommerso – ha detto la vicepresidente Casciari – va approfondito nei suoi aspetti culturali, ma anche per la tutela della salute in termini di assistenza sanitaria e psicologica. Questa ricerca – ha ricordato – si colloca tra le azioni che la Regione porta avanti per definire la battaglia per i diritti dei nostri nuovi cittadini e la loro integrazione. Abbiamo voluto conoscere quanto sia diffuso e quale sia il carattere del fenomeno nel nostro territorio, dati utili anche alla programmazione degli interventi di sensibilizzazione e formazione degli operatori sanitari e socio-educativi”.
“La Regione Umbria – ha sottolineato la vicepresidente – vuole rafforzare le azioni per la tutela della salute e del benessere delle donne anche attraverso la costituzione di un Centro regionale di riferimento che funga da polo formativo, ma anche con compiti di supporto e consulenza per la mediazione socio-culturale fra le donne e i servizi del territorio”.