Categorie: Perugia Salute & Benessere

Infezioni all'ospedale di Perugia. I dirigenti: un falso allarme

“Un batterio, come ce ne sono tanti, anche negli ospedali, e tutto sommato piuttosto innocuo”. In questo modo i vertici dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia hanno voluto mettere a tacere le voci che circolavano negli ultimi giorni, secondo cui nell'ospedale del capoluogo umbro sarebbe circolato un “batterio killer” che aveva infettato sedici persone.

Secondo la ricostruzione del direttore generale del nosocomio perugino Walter Orlandi, la vicenda del batterio si è concentrata nel periodo dal 16 agosto al 7 settembre, quando sedici persone, ricoverate in diversi reparti dell'ospedale, sono risultate effettivamente positive alle emocolture per individuare il microrganismo incriminato. La questione aveva iniziato ad assumere clamore, anche sulle pagine di qualche quotidiano, in seguito ad un controllo dei Nas dei giorni scorsi all'ospedale di Perugia e alla morte di due delle sedici persone risultate infettate.

“Non c'è alcuna correlazione”, ha però detto seccamente oggi Orlandi, in una conferenza stampa convocata proprio per fermare allarmismi ritenuti del tutto ingiustificati sulla questione. “Non abbiamo alcun elemento né indicazione scientifica che metta in correlazione il batterio con alcun decesso”, ha detto. Secondo il direttore generale dell'ospedale, il batterio sarebbe stato anzi sostanzialmente innocuo, provocando una sfebbrata guaribile con una semplice cura di antibiotico, e paragonabile ad altri batteri che in rari casi possono finire anche nelle strutture ospedaliere senza gravi conseguenze.

Secondo il direttore dell'azienda ospedaliera, il decesso dei pazienti sarebbe dovuto senza alcun dubbio alle gravi condizioni in cui vertevano, a prescindere dalla presenza del batterio, che anzi li avrebbe colpiti -come gli altri- proprio a causa dei numerosi accessi venosi (flebo per fini alimentari o farmacologici) di cui necessitavano.

In considerazione di questa eventualità, la direzione dell'ospedale ha dunque deciso nei giorni scorsi di limitare al massimo per un breve periodo l'utilizzo delle sacche per gli accessi venosi, ma per soli scopi precauzionali.

“Volgiamo tranquillizzare l'opinione pubblica”, ha detto Orlandi. “Le nostre procedure vengono fatte nel rispetto delle buone pratiche”.

Secondo il direttore generale, il controllo dei Nas -e la probabile indagine aperta- che avrebbe dato respiro alla vicenda, sarebbe stata solo la conseguenza di un esposto ai carabinieri, avanzato da uno dei pazienti colpiti dal virus. (Fda)