La “Fuga di cervelli” è uno dei fenomeni più critici sul quale l’Italia deve confrontarsi con l’Unione Europea sul tema lavoro. I dati, per il nostro paese, non sono incoraggianti, specialmente nel settore medico: si calcola che, negli ultimi dieci anni, 31mila addetti al settore sanitario abbiano lasciato l’Italia per cercare condizioni di lavoro migliori e retribuzioni più congrue verso il nord dell’Europa, in particolare in Svizzera, Germania e nel Regno Unito.
I numeri parlano chiaro: in 7 anni, tra il 2009 e il 2016, gli infermieri italiani emigrati nel Regno Unito sono passati da 40 a 3600, mentre nell’ultimo anno l’iscrizione all’albo degli infermieri ha subito un calo del 96% nel computo degli iscritti a livello aggregato.
Tra gli infermieri in cerca di fortuna nella ‘terra della regina’, anche una ragazza di Terni. A riportare la storia di Claudia, è il quotidiano “Repubblica” che ha intervistato la giovane professionista ternana. Secondo quanto riportato da uno dei principali quotidiani nazionali, Claudia è riuscita a trovare facilmente un posto di lavoro: “Ho mandato un solo curriculum – ha dichiarato in un’intervista l’infermiera – e dopo 3 settimane mi hanno chiamato”.
Circostanza non certo in linea con l’odissea che spesso i giovani italiani devono vivere per approdare un posto di lavoro, spesso precario. La fortuna di Claudia si è concretizzata a Bournemouth, una cittadina sulla costa a sud di Southampton, dove in neanche un mese un’agenzia di reclutamento l’ha scelta.
“Dopo la laurea – continua nell’intervista Claudia – mi è stato proposto anche di aprire una partita iva, ma non ho voluto compromessi e ho deciso di candidarmi per un posizione aperta in Inghilterra. In Italia, spesso i concorsi pubblici riguardano un posto di lavoro per migliaia di candidati, il mercato del lavoro è ormai saturo”.
L’agenzia di reclutamento alla quale fa riferimento l’infermiera italiana è una delle tante presenti nel Regno Unito che operano nel settore sanitario; attraverso uno scrupoloso scouting, individuano le figure professionali più qualificate da inserire nelle varie posizioni aperte, tanto che il 17% dei medici e degli infermieri che lavorano negli ospedali pubblici del Regno Unito viene da un altro paese europeo.
Tra i punti di forza del richiamo che viene dal Regno Unito c’è l’investimento mirato sul lavoratore al quale, spesso, viene pagato il biglietto di andata, il corso di inglese, il rimborso della somma versata per l’iscrizione all’albo degli infermieri e, in alcuni casi, anche un sostegno per pagare l’affitto nei primi giorni di lavoro. Non solo. Negli ospedali inglesi sarebbe molto più facile entrare per i giovani laureati, ai quali non è richiesto un livello minimo di esperienza, acquisita già sul campo durante il ciclo di studi.