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Uccisa a coltellate, figlio indagato sceglie silenzio e selfie su Instagram

Mentre in queste ore è in atto l’autopsia sul corpo di Anna Maria Cenciarini eseguita dai medici legali Bacci e Panatta alla presenza dei periti, tra cui il dottor Scalise, Federico Bigotti (al momento unico indagato per l’omicidio volontario e aggravato della madre) è tornato a Città di Castello. Ieri a Perugia Federico non ha parlato davanti al procuratore aggiunto Duchini e l’unico suo commento sull’atroce morte della madre lo ha affidato ad una foto su Instagram 24h ore fa quando non era trascorso un giorno da quando, secondo la sua ricostruzione ha trovato la madre in cucina, ancora in pigiama, che si stava infliggendo da sola colpi di coltello alla gola e all’addome. Una versione alla quale gli inquirenti non si sono mai affidati e anche se ancora non possono escluderla completamente, almeno fino all’esito dell’autopsia, con l’iscrizione al registro degli indagati del 21enne sembrano aver piazzato il primo mattone su cui costruire un’inchiesta per omicidio familiare e consentirgli così le garanzie difensive.

La foto su Instagram. Ma quello scatto, il selfie del ragazzone che in poco tempo aveva perso una cinquantina di chili dandosi ad una stretta dieta e all’attività fisica, non è potuto passare inosservato. L’hashtag “#Riposainpacemamma” con un cuoricino blu e la sua immagine che guarda dritto nello schermo rimandano ad uno spaccato in cui apparire è importante anche nel momento del dolore, o della paura. E proprio il sogno del successo, sempre in tasca, porta a scrivere “collaborazioni per calcio o modello” tra le info personali e a registrare un video della partecipazione ad un talent.

Le frasi di Federico. Mi chiamano come Primo Carnera – dice in quel filmato – l’uomo di montagna perchè sono grande e grosso ma come tutti quelli grossi sono dolce e buono. Vivo in campagna, a Fraccano, dove sto bene , ma voglio conoscere un altro mondo dove nessuno è stato”. Di certo un posto dove nessun altro è stato è quella cucina nel casolare di Varesina, sopra la nebbia a poca distanza da Città di Castello, lì è accaduto qualcosa di cui lui al momento è l’unico a conoscenza. La madre trovata in una pozza di sangue è spirata prima dell’arrivo dei soccorsi e lui è l’unico ad averla vista ancora in vita come raccontato: “Ero in camera, ho sentito un urlo, sono sceso e ho visto mamma e il sangue, l’ho vista colpirsi”. Poi la telefonata al padre, perchè troppo spaventato (avrebbe raccontato) per intervenire sul momento e tentare di strappare il coltello alla madre: “Aiuto, mamma è in un lago di sangue”.

Ieri ricognizione sul cadavere. Sarebbero emerse un gran numero di ferite dalla prima ricognizione effettuata ieri sul corpo di Anna Maria Cenciarini. Ferite anche profonde di cui una alla carotide. E un’altra, molto sospetta, al mento. Se veramente la donna avesse deciso di togliersi la vita auto infliggendosi fendenti con un coltello da cucina perchè colpirsi al mento? Secondo gli esperti questa ferita sarebbe più compatibile con quella di un’aggressione nella quale la vittima cerca di ritrarsi per non farsi raggiungere dalla lama che inesorabile invece va a segno. E ancora emerge come l’autopsia sia uno dei punti dirimenti di questa vicenda. Che permetterà alla procura di premere il gas sull’acceleratore solo una volta stabilito che quella imboccata è la via giusta da percorrere. In questo quadro ci sono, va ricordato, anche altri elementi, quello di porte e finestre non forzate nel casale di Castello e la mancanza di tracce che facciano pensare alla presenza di estranei sul luogo del delitto. “Se è omicidio questo è maturato in ambito familiare”, avevano detto gli inquirenti sin dal lunedì mattina in cui la vicenda è emersa in tutta la sua crudezza.

La difesa. Gli avvocati Vincenzo Bochicchio e Francesco Areni hanno definito una “scelta di prudenza data la sua qualità di indagato” quella di Federico di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al magistrato e di “famiglia unita davanti ad una simile tragedia”.

Alta Valle del Tevere, colpita ancora una volta. “Seguo anch’io con fiducia il lavoro investigativo dei magistrati e delle forze dell’ordine”, ha spiegato il vescovo di Città di Castello, monsignor Domenico Cancian “Non posso che provare grande dolore – ha spiegato – per la tragedia che ha colpito la famiglia di Anna Maria Cenciarini e, ancora una volta, tutta l’Alta Valle del Tevere”.

Ha collaborato Davide Baccarini

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