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“Incubo” Gizzi, dopo Napoli e Ancona, l’Umbria “via il sovrintendente”

C’è un ‘incubo’ peggiore persino a quello imposto dai tagli dei Governi alla spesa pubblica degli Enti locali: per l’Umbria la preoccupazione più grande  da qualche mese si chiama Stefano Gizzi, il sovrintendente nominato dal Mibact appena lo scorso marzo e che già molto, troppo ha fatto parlare di sé. Così dopo Napoli ed Ancona, anche l’Umbria non gradisce l’azione amministrativa del sovrintendente di ferro, firmatario di provvedimenti spesso in contraddizione persino con i suoi predecessori. La prima cittadina di Ancona, Valeria Mancineli lò bollò come un “male per la città e non solo per la città“. Di lui si era occupato già il sindaco di Spoleto, città dove Gizzi aveva addirittura richiesto (senza ottenerlo) l’intervento dei Carabinieri del Nucleo patrimonio artistico, più tardi ancor l’Anci che indubbiamente conosceva anche altre situazioni venutesi a creare in giro per il Cuore verde d’Italia.

L’ultima dura presa di posizione, la più clamorosa, l’ha presa stamani la Presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini che, senza mezzi termini, ha chiesto ufficialmente al ministro Dario Franceschini che Gizzi venga collocato ad altro incarico. Insomma, fuori dall’Umbria. La governatrice ha usato parole forti: “In Umbria, sin dalla nascita della Repubblica, c’è sempre stata piena e leale collaborazione tra il sistema delle istituzioni locali e le Soprintendenze ai beni culturali, ambientali, paesaggistici, archeologici. Qui la ‘tutela’ – ha detto la Marini che stamani presiedeva un vertice dell’Anci con sindaci e rappresentanti della rete delle professioni – è sempre stato un valore, ed in questa Regione il fenomeno dell’abusivismo non raggiunge che il 6 per mille, tra i più bassi di tutta l’Italia”. Una occasione, quella dell’Anci, che è servita per mostrare il “dossier con il quale viene denunciato che il Soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria, Stefano Gizzi, sta bloccando nella regione opere pubbliche per una valore di oltre 100 milioni di euro, con atti che in diversi casi sono in netta contraddizione con quelli assunti in precedenza dalla stessa Soprintendenza”.

Negli ultimi quattro mesi – ha aggiunto la presidente – in virtù dell’atteggiamento della Soprintendenza, si è prodotta in Umbria una situazione gravissima, con il blocco di opere pubbliche importantissime, ed il conseguente rischio della perdita di risorse regionali, nazionali e comunitarie”. La presidente Marini ha quindi citato il caso del PIR per la ricostruzione della frazione di Spina di Marsciano, dove per altro vi sono decine di famiglie fuori dalla loro abitazione che attendono la ricostruzione della prima casa e che rischierebbero oltretutto anche di perdere i finanziamenti statali. Altri casi emblematici, lo svincolo di Scopoli nell’ambito delle opere della Quadrilatero “il cui progetto era stato rivisto con la stessa Soprintendenza che ora lo blocca”, o ancora il completamento dei lavori dell’Auditorium di San Francesco al Prato, il Cinema Teatro Turreno e il recupero del mercato coperto a Perugia. Noi siamo da sempre abituati a collaborare con il Ministero dei beni culturali e con le sue articolazioni territoriali, anche perché per la nostra Regione il tema della tutela è sempre stato un principio per noi inderogabile. Ma ora si bloccano opere dopo che ne è stata condivisa proprio con gli organi del Ministero e della Soprintendenza. Per questo abbiamo deciso di inviare il dossier al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dei beni culturali ed a tutti i Parlamentari umbri, affinché si assumano con la massima urgenza – ha concluso la presidente – tutti i provvedimenti necessari a ristabilire un clima di collaborazione istituzionale positiva”.

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