Inchiesta Fanpage, Piantedosi: "Preoccupa di più l'antisemitismo nelle piazze" - Tuttoggi.info

Inchiesta Fanpage, Piantedosi: “Preoccupa di più l’antisemitismo nelle piazze”

ItalPress

Inchiesta Fanpage, Piantedosi: “Preoccupa di più l’antisemitismo nelle piazze”

Lun, 01/07/2024 - 11:49

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(Adnkronos) – Inchiesta Fanpage, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi interviene nel dibattito. “L’inaccettabilità delle cose viste nell’indagine giornalistica di Fanpage è stata affermata anche da Giorgia Meloni e sarà sanzionata con degli allontanamenti dal partito giovanile di FdI” ha detto a SkyTg24. “Ma l’antisemitismo che si traduce anche in azioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza e l’ordine pubblico non si è evidenziato da quel gruppo giovanile, ma da ben altri che nelle nostre piazze e nelle nostre università, hanno bruciato le bandiere di Israele, gli assalti alla Brigata ebraica il 25 aprile, cose molto più pericolose che non sono state poste in essere da quel gruppo giovanile”. 

“Certe forme di compiacimento antisemita mascherate da discussioni asseritamente antisioniste e contestazioni di maniera al governo israeliano che in realtà celano dei veri pregiudizi nei confronti della comunità ebraica nazionale e internazionale – ha aggiunto Piantedosi – sicuramente meriterebbero un accordo tra tutte le forze politiche per fare un’analisi critica al proprio interno e allontanare non solo gesti condannati dalla storia, ma anche azioni di tipo paramilitare esercitate nelle nostre piazze durante manifestazioni pubbliche”. 

In merito ai metodi dell’inchiesta e criticati dalla premier, per Piantedosi “lei voleva dire che sono inaccettabili quando sono unidirezionali, rivolti sempre verso una sola parte”. “Voleva dire che se si usassero questi metodi in tanti sodalizi, centri sociali, associazioni giovanili di altri partiti ne vedremmo delle belle”. 

“I costi previsti del progetto con l’Albania sui migranti sono di 800 milioni in 5 anni, ma teniamo conto che abbiamo una gestione dell’accoglienza sul territorio nazionale che è di 1,7 miliardi di euro all’anno e che si fonda soprattutto di benefici concessi a persone che poi, al termine del percorso di richiesta della protezione internazionale, si rivelano non essere destinatarie dei benefici. Se funzionerà il progetto dell’Albania sarà un investimento destinato a far recuperare dei costi. La vera scommessa è l’effetto deterrenza che dovrebbe ridurre gli ingressi irregolari”. “La scelta delle persone da trasferire in Albania – ha aggiunto Piantedosi – avverrà su un ‘place of safety’ che verrà posto su una nave del governo italiano, dove saranno selezionate le persone che rientrano nelle caratteristiche previste dall’accordo che escludono, ad esempio, le persone vulnerabili. Ora la capienza massima è di 900 persone. Le procedure dovranno essere completate in 4 settimane all’esito delle quali o ci sarà la possibilità dell’espulsione o di tornare in Italia”. 

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