Un cane impiccato col suo stesso guinzaglio e il messaggio “ancora non hai capito”. Un avvertimento in stile mafioso contro Floriano Bellavita componente del comitato “Soltanto la Salute” che si batte per la verità sull’inchiesta ceneri e rifiuti in Valnestore.
C’è più di quanto pensiamo
Lo ha reso noto lui stesso questa mattina. Al suo fianco l’avvocato Valter Biscotti e i tanti amici del comitato che come lui hanno deciso di denunciare e raccontare tutti i dubbi e i sospetti collegati agli interramenti di ceneri dell’Enel e rifiuti avvenuti 20 anni fa tra Piegaro e Panicale. Tutta la vicenda assume adesso contorni inquietanti “forse la cosa è ancora più grossa di quello che pensiamo” dicono alla conferenza stampa che si è tenuta questa mattina per rendere pubblici questi retroscena di una inchiesta partita ormai quasi un anno fa e che Tuttoggi.info vi ha raccontato da queste colonne fin dagli albori, quando ancora il maxi sequestro del Noe e le indagini di Arpa non erano arrivate.
Malati di tumore e fusti di sostanze tossiche
Abbiamo mostrato interramenti di ceneri e rifiuti e raccontato le storie dei malati fino al punto in cui la magistratura è intervenuta spalancando un insieme di scenari in un modo come mai era stato per questa vallata. Abbiamo sempre raccontato come gli interessi di allora (tra ditte di trasporti, economia locale e politica) abbiano avuto un peso specifico enorme, sommati alla ancora scarsa consapevolezza dei rischi per la salute e per l’ambiente di determinate condotte. Eppure ci dice oggi Bellavita, ho fatto qualche conto e credo che dall’inizio dell’attività della vecchia centrale e dalla escavazione della lignite siano morte di tumore circa 400 persone dal 1965 ad oggi (su una popolazione interessata di 1600), dice lui, perché le evidenze epidemiologiche ancora non ci sono e infatti il comitato ne chiede a gran voce. Come chiede più indagini, non solo sulla zona presa adesso dallo spettro dei carotaggi ma ne vuole anche nella zona del campo sportivo e alla potassa. Perché il timore è sempre quello che non ci siano cioè solo ceneri e rifiuti ma anche fusti di sostanze tossiche. Come quelli che vennero visti anni anni fa durante gli scavi del lago grande e che poi sparirono. Incredibilmente. Fusti come quelli segnalati anche a Fabro, in quegli stessi anni, in cui le ceneri viaggiavano anche tra la Liguria e questa parte di Umbria. “Perché le portavano da noi queste ceneri se averle era tanto conveniente e se non facevano male?” la domanda è sempre la stessa.
Stesse minacce di allora
Ma oggi ci sono questi racconti di minacce dopo 20 anni. “E sembrano le stesse di allora”, dice una donna che 20 anni fa si è battuta con il “coltello tra i denti” per scongiurare la realizzazione di una nuova centrale a carbone a letto fluido che qui doveva nascere in via sperimentale. Lottò e vinse, ma non senza pagare un prezzo, minacce e pressioni ne subì tantissime anche nel cuore della notte.
Tre episodi di minacce
E Floriano racconta che le minacce sono iniziate proprio in corrispondenza della sua attività di “supertestimone” nell’inchiesta. In particolare quando ha iniziato a portare gli inquirenti sul posto e a descrivere l’intreccio di relazioni ed interessi fra l’economia locale e quel tempo in cui ” i camion viaggiavano, velocissimi perché più viaggi facevano più guadagnavano”. Nei tempi in cui racconta “i fanghi bentonitici venivano smaltiti mischiati alla terra senza rispettare le prescrizioni, perché così si facevano pagare di più ma intascavano tutti i soldi senza mettere i teli e senza recintare, insomma senza fare quello che dovevano fare correttamente”. “Potevo essere l’uomo più ricco di Tavernelle – racconta – ma allora non mi piegai a quelle logiche perché ero una persona onesta. E non mi piego nemmeno oggi perché finalmente possiamo avere la verità”. Denunciare, non tacere, non avere paura. Nemmeno quando al distributore di benzina di sua proprietà trovano un biglietto con scritto “STAI ATTENTO”, oppure quando un gradino di casa sua viene spaccato col martello e vicino ci viene scritto “ATTENTO A NON INCIAMPARE”. Ma anche Ivano Vitali, presidente del comitato ha qualcosa da raccontare, a lui,una mattina, hanno svitato tre bulloni su quattro di una ruota e il meccanico ha manifestato subito scetticismo rispetto al fatto che fosse una coincidenza. E poi i volantini, per attaccare suo figlio, per attaccare il suo lavoro dentro il comitato e lasciare intendere che lo stesse facendo per interesse.
Danno da 1 miliardo di euro
Altro dato, non di poco conto quello che restituisce l’avvocato Biscotti, che ad oggi ha raccolto 120 deleghe di malati (tra gli oltre 200 iscritti al comitato) per farsi portavoce delle loro istanze in questa fase di indagini e forse in un futuro processo in cui potrebbero costituirsi parte civile. Ha sentito un esperto racconta, parametrando vari aspetti dei danni che queste persone hanno subito, da quelli delle perdite umane, per i cari morti o ammalatisi di tumore, a quelli morali ed ambientali ed economici. Questa stima, spiega, arriva anche da un confronto con quelle fatte per i danni del terremoto e poi annuncia “in questo ipotetico conteggio il danno è non inferiore ad un miliardo di euro”.
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