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Inchiesta Catch me, liberato Carlo Mugnoz “Mai benevolo”

C’è una svolta clamorosa nell’inchiesta “Catch me”, la maxitruffa da 20 milioni di euro messa in atto, stando all’ipotesi accusatoria, dall’imprenditore napoletano ai danni di alcune banche. Il gip di Perugia, Alberto Avenoso, ha infatti revocato gli arresti domiciliari all’architetto Leonardo Orsini Federici (accusato di aver fornito i Sal, stati avanzamento lavori, con cui consentire all’imprenditore di richiedere i finanziamenti alle banche) e al direttore di Banca Marche, Carlo Mugnoz. L’esito degli interrogatori ha infatti convinto il giudice a revocare la custodia cautelare emessa lo scorso 9 novembre. In particolare la posizione di Mugnoz si sarebbe affievolita enormemente rispetto a quanto ipotizza la procura della repubblica. Fino a far sospettare che lo stesso funzionario fosse una sorta di “vittima” dello stesso imprenditore. Mugnoz nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha dichiarato di non aver avuto mai parola in capitolo circa l’erogazione dei finanziamenti dal momento che l’imprenditore “si rapportava direttamente e prevalentemente con la direzione generale di Banca Marche” e che alla filiale perugina spettava il compito di verificare la regolarità dei bilanci delle aziende dell’imprenditore napoletano (l’analisi infatti veniva demandata agli uffici centrali della banca). Ma non è tutto. Il bancario ha sostenuto e provato, grazie anche alla testimonianza di una collega della filiale di Perugia, di “non aver mai visto con favore la presenza dell’uomo nella propria filiale” e di averlo rappresentato alla propria direzione generale.
Insomma, a leggere l’ordinanza di revoca dei domiciliari sembra proprio che l’imprenditore potesse contare sull’aiuto dei vertici dell’istituto marchigiano più che del direttore della filiale, poco propenso a concedere favori. A riprova della tesi difensiva sono state ascoltate due intercettazioni telefoniche che  “evidenziano l’atteggiamento di non benevolenza – così scrive il gip – del Mugnoz nei confronti dell’imprenditore” per un assegno privo di
copertura. Non è dato sapere l’importo della transazione ma se il bancario ha avuto da ridire per una simile operazione, c’è da dubitare che possa aver aiutato il ‘cliente’ ad ottenere i consistenti finanziamenti che si sono poi rivelati una vera e propria truffa. La notizia della revoca è stata accolta con entusiasmo dai difensori, ma anche a Trevi dove Mugnoz risiede e dove da sempre viene indicato come un impiegato modello. Non è da escludere che le risultanze degli interrogatori di garanzia possano portare ad ulteriori, clamorosi colpi di scena. Restano invece agli arresti le altre sei persone coinvolte nell’operazione.
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Modificato il 10 giugno 2016 alle 19:50

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