Otto persone iscritte al registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul termovalorizzatore di Terni gestito dalla Terni Biomassa srl.
L’impianto già da tempo nel mirino (chiuso a maggio dal sindaco di Terni proprio per le emissioni e poi riaperto in settembre), adesso è al centro di un filone di indagine dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico coordinate dal sostituto procuratore Barbara Mazzullo.
Tra gli indagati tutti gli apicali della “Terni Biomassa srl” e della “Tozzi Green spa” oltre ai titolare delle aziende che conferivano il “pulper” (rifiuto da cartiera da termovalorizzare) e della ditta che riceve il rifiuto speciale (ceneri pesanti) che la Terni Biomassa produce. La Procura di Terni ha notificato gli avvisi di garanzia ed altrettante contestuali conclusioni delle indagini ai rappresentanti della “Terni Biomassa srl” e della “Tozzi Green spa” intermediaria per il procacciamento del rifiuto “pulper di cartiera” che appunto poi veniva termovalorizzato nell’impianto ternano.
Agli indagati, a vario titolo, la Procura contesta trentadue ipotesi di reato. Avrebbero, nei rispettivi ruoli, violato le prescrizioni dell’autorizzazione per l’utilizzo di rifiuti di origine vegetale utilizzando e detenendo pulper prodotto “con un valore di umidità pari al 40% su un limite previsto del 25% e contenente cromo” in concentrazione fuori norma.
Inoltre secondo i carabinieri del Noe per le “Ceneri leggere e pesanti e i rifiuti derivanti dalla defertilizzazione del pulper veniva omessa la corretta identificazione”. Mentre rifiuti speciali pericolosi venivano classificati, secondo le indagini del Noe come non pericolosi, falsamente. E poi c’è ancora il ciclo del trattamento del rifiuto, considerato in violazione delle norme dagli inquirenti, sia da parte di chi lo riceveva che da chi lo inviava e ancora nella decina di pagine firmate dal pm che potrebbero presto portare alla richiesta di un rinvio a giudizio ci sono anche accuse che riguardano i presunti illeciti amministrativi.
L’aria, attraverso le emissioni sopra la norma di monossido di carbonio, sarebbe stata inquinata con un “disegno criminoso” – scrive la procura – descrivendo le accuse relative al superamento dei valori di carbonio e della mancata comunicazione degli stessi agli organi competenti, “impedendo dunque di fatto la corretta azione di controllo sulle emissioni”. Inoltre “in 134 (dal 12 giugno del 2015 al 4 aprile del 2016) circostanze il quantitativo massimo orario di rifiuti previsto in tonnellate all’ora” sarebbe stato superato fino ad oltre il doppio.