Introdotto dall’Inno di Mameli (suonato da Roberto Mercati e intonato da Cristina Tirigalli), si è aperto ieri (sabato 4 novembre), nella Sala del Consiglio comunale di Città di Castello, il Centenario della morte del barone Leopoldo Franchetti, avvenuta il 4 novembre del 1917.
“Con grande soddisfazione diamo ufficialmente inizio al Centenario – ha detto il sindaco Luciano Bacchetta – Quando parliamo del barone parliamo anche della moglie Alice Hallgarten, due figure che hanno caratterizzato il 20° secolo a Città di Castello; nessuno ha lasciato un’impronta così significativa. Era un liberale e un rivoluzionario vero, aprendo la strada all’emancipazione femminile attraverso Tela Umbra e ad un’organizzazione sociale ed economica più democratica, di cui ci racconta la volontà testamentaria di lasciare le sue terre ai contadini. A noi sta il compito di conservare il patrimonio che ci ha affidato e di proseguire nel solco dello spirito di progresso che ha informato la sua attività”.
Leopoldo Franchetti è stato presentato da Mario Tosti, presidente dell’Istituto di storia umbra contemporanea (Isuc):
Il barone nasce alla vigilia di un’era nuova: nel 1847. Da quell’anno in poi le riforme accelerano e le masse entrano nella storia, come protagoniste al posto della borghesia. Dopo la Breccia di Porta Pia, Franchetti, a 23 anni, si sentì cittadino del nuovo stato, alla cui costruzione aveva contribuito partecipando alla terza guerra di Indipendenza. Insieme a lui Sidney Sonnino, Fortunato, Villari ed altri padri del riformismo italiano. Franchetti è descritto nei saggi ma non ha una biografia critica. La fonte più attendibile è il racconto del suo amico Zanotti Bianco: un carattere burbero, il suicidio legato ad una data che tutti volevano rimuovere, Caporetto, il suo stesso testamento, contestato per la donazione delle terre ai contadini, era un esempio da non imitare alla vigilia delle tensioni sociali che portarono al biennio rosso. Si formò con Tocqueville, viaggiò per l’Europa, assistendo agli ultimi giorni della Comune di Parigi e da quella esperienza trasse le sue convinzioni a proposito di un governo forte, che non desse spazio a movimenti autodistruttivi. Franchetti arriva a Città di Castello con il fratello, amministra i terreni a Montesca e Rivogliano. In Parlamento è un liberale moderato, soprattutto dopo i moti di fine secolo, quando va all’opposizione. In questi anni la sua battaglia sarà per il suffragio universale maschile con venature però nazionalistiche. L’evoluzione del clima politico, che porterà alla prima guerra mondiale, la morte della moglie sono elementi che lo accompagnano alla fine della sua vita. Rimane l’attualità della sua azione politica fondata su quattro priorità: istruzione, legalità, partecipazione e stato democratico
L’apertura del Centenario è stata occasione anche per declinare il programma di iniziative che lo celebreranno: Michele Bettarelli, vicesindaco e assessore alla Cultura, ha ricordato le molte manifestazioni che hanno contribuito ad introdurre nell’atmosfera dei baroni e della ricorrenza: “Il Centenario inizia oggi ed è già un evento corale: sono stati coinvolti a vario titolo oltre 50 associazioni e circa 5000 tifernati per le anteprime in onore di Leopoldo ed Alice, contrassegnate dalla Medaglia del Presidente della Repubblica e dalla presenza del presidente del Senato Pietro Grasso a Città di Castello. L’annullo filatelico di Poste Italiane è un sigillo nazionale all’importanza del Centenario su scala nazionale”.