Il Direttore di Palazzo Collicola, Gianluca Marziani, alla guida da più di 5 anni dell’affascinante spazio espositivo nel cuore della Spoleto storica, ha presentato ieri, 19 marzo, le nuove Mostre di Primavera. Inaugurate le personali di 3 artisti contemporanei noti ai bene informati ma meno consumati dal punto di vista della pubblicità mediatica. Una benedizione al di là del gusto o della analisi artistica dei tre.
Natino Chirico, Sergio Russo e Mauro Iori con le loro personali allestite al secondo piano di Palazzo Collicola, offrono un punto di vista tutto da osservare sulla contemporaneità in arte o, se si preferisce, sull’arte contemporanea. Appuntamento delle grandi occasioni con una risposta di pubblico decisamente sopra la media, quasi cento persone che hanno ascoltato la lunga presentazione di Marziani, al cui fianco sedeva l’assessore alla cultura del Comune di Spoleto, Gianni Quaranta.
Prima della visita alle tre nuove proposte artistiche, è stato presentato anche il volume Spoleto Contemporanea, sorta di compendium sull’attività di Palazzo Collicola che nel corso della direzione Marziani ha messo in mostra 58 diversi artisti. Ed è proprio illustrando il lavoro fatto che Marziani non rinuncia ad un passaggio sulla spoletinità che non apre alcune porte. Una sorta di messaggio criptato alla Tolkien dove il guardiano possessore delle chiavi diventa paradossalmente proprio uno spoletino doc, artista e appassionato dei giovani artisti da sempre, Franco Troiani (Viaggiatori sulla Flaminia e Studio A’87), a cui Marziani dedica un elogio non soltanto come novello “San Pietro” che apre e chiude chiavistelli e lucchetti serratissimi ma che assurge anche a livello di mentore del Direttore. Un atto di amore spassionato che alla fine però fa giustizia di una certa idea dello spoletino possessore di cospicua crudeltà mentale. In fondo anche a sud dell’Umbria qualcuno ha letto più di due libri nella sua vita ed è andato al di là dei confini della Terra di Mezzo, tanto per citare ancora Tolkien. Il volume-compendium è inoltre sponsorizzato dalla famiglia Monini. Sarà comunque Gianni Quaranta a fare piazza pulita della incipiente polemica che rischia di oscurare la giornata di festa per i 3 artisti in mostra e a sentenziare “Spero che Marziani resti a lungo con noi”. E così sia. Del resto, prima o poi, ci sarà un tempo per i bilanci.
Le Mostre di Primavera saranno visitabili dal 19 marzo al 22 maggio.
Dai Cataloghi ufficiali degli artisti:
Natino Chirico– A cura di Gianluca Marziani
Un viaggio retrospettivo per narrarvi la visione di Natino Chirico, le sue mitologie contemporanee, i suoi universi che si trasformano in calibrate alchimie pittoriche. Nato a Reggio Calabria nel 1953, trasferitosi a Roma nel 1975, l’artista si divide da alcuni lustri tra la Capitale e l’Umbria, terra d’elezione in cui ha costruito la casa del benessere spirituale, il luogo della fuga senza fughe, lo spazio del viaggio interiore. Molti lavori di questa retrospettiva hanno preso forma nello studio umbro, dove la luce assume un valore meditativo, dove i vuoti diventano pieni, dove il colore connette la retina alle ragioni del paesaggio.
La mostra per Palazzo Collicola Arti Visive parte con le opere nate tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Sono quadri che indicano una prima strategia teorica: abbassamento della temperatura cromatica, frammentazione della figura, precisione iperrealista. Chirico escludeva qui la città e vincolava l’occhio agli strumenti domestici del fare pittura, al cavalletto e ai tubetti, all’autoritrarsi per dettagli. Una scelta di sottrazione progressiva in cui l’artista entrava nel bianco metafisico, ripartendo da una grafite che azzerava il simbolismo cromatico, in sintonia storica con gli andamenti più concettuali della pittura.
La svolta verso il colore arrivò poco dopo, diciamo nella seconda metà degli anni Ottanta. Ancora permaneva un clima rarefatto e rigoroso, una scia metodica che chiedeva il massimo alla tecnica in funzione del contenuto; di contro, la figura si apriva agli echi di un paesaggio avvolgente, fatto di colori vividi e astratti. Si capiva bene dove stava andando l’artista: poneva le basi di una strategia riduzionista che, nei successivi anni Novanta, isolerà il soggetto per ricomporlo su fondali piani alla Tano Festa, dentro monocromie mineralizzate, quasi vive nella loro vibrazione epidermica.
Chirico ha deciso, a un certo punto, che l’indagine tautologica attorno al soggetto/artista era terminata…..
Mauro Iori- A cura di Gianluca Marziani
Mauro Iori è un uomo che molti dovrebbero conoscere. Una lunga vita come insegnante d’arte in accademie e scuole della Capitale, formando generazioni, intuendo talenti e caratteri, trasmettendo agli studenti la stessa passione che lo guida tra le mura intime del suo studio, quando il colore e la tela diventano per lui ossigeno, quotidiana rigenerazione. La mostra vi svelerà la sua storia, i suoi mondi, il suo talento, seguendo idealmente il suo doppio passo: dipingere e insegnare, insegnare e dipingere, concependo la pittura come un diario sentimentale e avvolgente, uno scambio di doni tra se stesso e il mondo esterno…
Romano di nascita e formazione, Iori ha iniziato a esporre verso la metà degli anni Sessanta. Cinquant’anni d’arte con un pensiero fisso: alimentare una pittura totale che metabolizzasse, con rigore e armonia figurativa, la gran massa d’informazioni e suggestioni assorbite. La città è sempre stata il suo bacino di vita vissuta, il mare la sua fuga, le donne la sua linfa. L’accademia ha incarnato, invece, la generosità, la condivisione dello sguardo, la partecipazione progettuale. Dipingere era e rimane il suo collante tra la vita vissuta e la trasmissione del sapere: un campo metafisico in cui offrirsi alla memoria mentre si comprende il presente e s’intuisce il futuro. Non è un caso che la sua pittura sia capiente, stratificata, debordante di elementi: l’artista ricrea nel quadro una partecipazione collettiva, un teatro del continuo presente, dove la moltitudine significa esperienza, crescita, connessione totale…
Sergio Russo- A cura di Gianluca Marziani
Palazzo Collicola Arti Visive presenta Sergio Russo. Un esordio in età matura che incarna l’anima più empatica del nostro museo, ovvero, indagare le molteplici strategie della creazione artistica, le anomalie significanti, le belle storie che prescindono da anagrafe e dettagli biografici. Qui a Spoleto non ci limitiamo al valore istituzionale del racconto titolato ma includiamo lo scandaglio e le emersioni laterali, rischiando sul campo della proposta, con la coscienza del dialogo aperto, senza certezze ma con il lusso dello spiazzamento ragionato.
Sergio Russo è un signore di antiche eleganze e modi calibrati. Durante le conversazioni lui osserva prima i dettagli e poi la versione generale, dimostrando una sensibilità che viene dalla sua professione di parrucchiere, incarnata con talento raro e ispirazione speciale. Una prima vita che non è un lontano ricordo ma, possiamo dirlo, una parte ormai minima dopo cinquant’anni da stimato maestro. Russo parla a voce bassa e passeggia con fluida morbidezza, attivando i sensi con sincronica partecipazione. Gli occhi saettano ad animata velocità, quasi a voler comprendere la bellezza nei margini del caos, quasi a non disturbare il naturale rumore della vita. Oggi rivela la sua vita parallela e lascia esordire le opere, nate durante anni recenti e meno frenetici, figlie di un’età in cui il professionista ha già dimostrato: motivo in più per dire che le dimostrazioni diventano “mostre”. Nulla era mai uscito dal portone della sua casa in campagna, ogni singolo lavoro aveva trovato sistemazione definitiva lungo i perimetri della propria cerchia domestica. Finché mesi fa, con la tenacia delle sfide rigeneranti, abbiamo immaginato questa seconda vita, tracciando le mappe del nostro destino, disegnando coordinate per qualcuno anomale ma non insospettabili…
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)