Economia & Lavoro

In Umbria irregolare più di un lavoratore su 10

In Umbria si stima che ci siano quasi 42mila i lavoratori in nero. Producono valore aggiunto per 949 milioni di euro. Ricchezza che ovviamente sfugge al fisco, così come la loro attività è al di fuori di ogni possibile controllo, a cominciare da quelli sulla sicurezza. E’ la stima fatta dalla Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati Istat sul lavoro irregolare.

In Umbria il tasso di irregolarità raggiunge l’11,4%, il 4,6% del valore aggiunto complessivamente prodotto. Dati che pongono l’Umbria subito dopo le regioni del Meridione, dove il ricorso al lavoro nero dilaga.

In Italia si stima che siano quasi 3 milioni i lavoratori irregolari. Più della metà sono concentrati nei servizi alla persona (36,2%) e nel terziario (trasporti, commercio, alloggio, ristorazione, 23,1%). Insieme all’agricoltura, dove si sfiora il 17% di irregolari.

La Cgia di Mestre stima che ammonti a 68 miliardi di euro il volume d’affari annuo riconducibile al lavoro irregolare presente in Italia. Il 35% circa di questo valore aggiunto prodotto dall’economia sommersa è ascrivibile alle regioni del Sud. Ma il fenomeno è ormai esteso anche al Centronord, soprattutto per il ricorso a collaboratrici e collaboratori domestici (colf, badanti, baby sitter), settore dove il tasso di irregolarità raggiunge il 42,6%.