Che cos’è il genio! Basta avere delle solide basi culturali e spesso le ideone vengono fuori senza che nemmeno lo stesso proponente abbia la sensazione di aver avuto una illuminazione. Da qui infatti il famoso detto “Non so se mi sono capito”.
Si prenda ad esempio tutta la sterminata produzione bibliografica sulle gesta dei celebri Qui Quo Qua disneyani, nel mentre si trovano agli annuali incontri delle Giovane Marmotte, con il loro bel cappello di pelo della bestiolina disossata, e osservarli nella loro vita quotidiana fatta di avventurose costruzioni di casette sugli alberi (quasi sempre poderose sequoie), o nell’esplorazione di grotte misteriose e primordiali nelle quali passare una notte di insonne eccitazione giovanile, fino ad arrivare alle feste animatissime, nel campo base, fatto di mangiate con salsicce giganti e bevute di aranciata doc, spillata da classiche botti del Klondike.
E’ proprio così che ai consiglieri regionali della Lega, Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, deve essere “slampata” l’ideona, annunciata nei giorni scorsi, di una proposta di legge per la realizzazione di, “case sugli alberi, botti di legno e grotte naturali per ampliare il novero delle strutture ricettive turistiche previste dalla legge turistica regionale”.
Per Fiorini e Mancini grazie a questa proposta sarà possibile “potenziare e diversificare l’offerta ricettiva della Regione Umbria”.
“Con questa proposta di legge – spiegano Fiorini e Mancini – si intende introdurre tra le strutture extralberghiere un’ulteriore tipologia costituita dalle strutture in ambienti naturali. Con questa denominazione di intendono le attività ricettive in edifici o manufatti aventi particolari aspetti costruttivi e collocati in ambienti naturali del paesaggio umbro, con capacità non superiore a otto posti letto e non riconducibili ad una delle tipologie ricettive già disciplinata dalla medesima legge. Nello specifico, possono costituire strutture ricettive in ambienti naturali: le case sugli alberi (alloggi collocati in posizione sopraelevata dal suolo nell’ambito di contesti arborei di alto fusto), le botti (alloggi realizzati all’interno di botti in legno) e le grotte (alloggi realizzati in cavità naturali)”.
“Chiaramente – prosegue Fiorini – la progettazione architettonica, ambientale e paesaggistica, le caratteristiche costruttive e i materiali usati per le strutture ricettive in ambienti naturali dovranno essere compatibili e adattabili con l’ambiente nel quale sono collocate. È necessario valorizzare il potenziale turistico della nostra regione in conformità a quanto previsto dall’articolo 2 della legge regionale ‘8/2017’, che riconosce al turismo un ruolo strategico per lo sviluppo economico ed occupazionale, nonché per la crescita culturale e sociale dell’Umbria. Quello che si intende introdurre con la presente proposta di legge è un modello di ricettività, già presente in altri Paesi e in altre regioni italiane, che garantisce una fruizione turistica del tutto originale e sostenibile del patrimonio territoriale. Una forma di ospitalità – conclude – che contribuirà a valorizzare soprattutto quelle aree dell’Umbria di grande pregio paesaggistico e naturalistico”.
Giusto! Bene, bravi e pure bis. Tant’è che proprio l’Umbria non è affatto nuova a simili tipi di offerta turistica, diciamo sui generis.
Delle Case sugli alberi o dei Capanni
Basta ricordare la poderosa mole di esempi costruttivi primordiali, detti capanni o anche in volgare autoctono Lu Capannu o Ramazzola, dei primi (e anche degli attuali in verità) cacciatori locali che hanno raggiunto tecniche di posa in opera nei posti più impensati (alberi inclusi, lecci per lo più e non sequoie) di cui nessun’altra esperienza europea ha raggiunto eguali. Da qui infatti la lunga processione di cacciatori di ogni regione limitrofa alla scoperta dei preziosi manufatti e sparuti fenomeni di ritrosia locale, in difesa dell’originalità, al grido di “Me se fregano la Ramazzola mia”.
Delle Grotte e degli Anacoreti
E che dire poi delle grotte del Monteluco di Spoleto, il primo esempio in Umbria di turismo religioso in anfratti calcarei da parte di turisti siriani del IV-V Secolo D.C. che si accomodavano in queste meraviglie naturali e vi soggiornavano felici finchè morte non li coglieva. Turismo eremitico o anche anacoretico fu definito. Se lo inventò un certo San Giuliano (sembra fosse il primo in assoluto intorno all’anno 300 d.c.) ma fu perfezionato da Sant’Isacco di Antiochia che si racconta apprezzasse molto la produzione naturale di salnitro delle grotte, utilissimo per condire le erbette amare. Un primo esempio di filiera turistico-gastronomica.
Delle Botti per dormire e delle barrique
Sulle botti va fatto un discorso più articolato. L’ideona dei nostri eroi Fiorini e Mancini coglie nel segno, ed anche qui incide molto la formazione culturale dei proponenti (meglio detto, brodo culturale). Non si può negare infatti la evidente e consolidata tradizione umbra nella produzione, trasformazione e conservazione del vino. Produciamo vini di qualità dai tempi degli antichi Romani. La nostra esperienza costruttiva nelle botti di media dimensione o nelle cosiddette barrique (botticella) è tale da non temere confronti. Tuttavia, dove siamo un po carenti è sulla costruzione di botti ad uso abitativo. Per capirci non abbiamo raggiunto la straordinaria e affascinante tecnica costruttiva dei tedeschi. Esempio mirabile è la Große Fass visitabile nel Castello di Heidelberg (i tedeschi giurano sia la più grande del mondo). Una bifamiliare dagli effluvi aromatici benefici.
Ma siamo sicuri che non mancherà modo di compensare questa carenza, magari grazie anche all’inventiva locale che per attrarre sempre più turisti, potrebbe anche arrivare ad inventare un servizio di pernottamento e degustazione direttamente nella botte, a mo di immersione nel Mar Rosso (a richiesta anche il Mar Bianco o Mar Trebbiano), invece che dalla tradizionale cavola.
Carissimi consiglieri regionali della Lega, Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, a questa non ci avevate pensato, eh!!
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