Da oggi, venerdì, le lavoratrici del servizio mensa della Questura di Perugia sono in stato di agitazione. La mobilitazione è stata indetta dai sindacati Filcams Cgil e Fisascat Cisl in risposta alla scelta “unilaterale” dell’azienda appaltatrice del servizio, Ladisa Srl, di ridurre (dimezzandolo), il monte ore individuale, precedentemente assegnato.
Oltre a questo, Filcams Cgil e Fisascat Cisl, denunciano “anomalie rispetto alle condizioni normative, retributive e di salute e sicurezza delle lavoratrici in forza”, tanto da aver richiesto, già nel mese di luglio, l’intervento dell’ispettorato territoriale del lavoro.
In particolare, nella lettera di proclamazione dello stato di agitazione, inviata ieri (5 settembre) all’azienda e per conoscenza al questore di Perugia, Fausto Lampareli, i sindacati parlano di “ritmi di lavoro serrati e insostenibili, che hanno arrecato anche malfunzionamenti e difficoltà nel buon andamento del servizio mensa, oltreché di un uso discriminatorio del contratto di solidarietà, con in aggiunta l’utilizzo di ferie e permessi in modo unilaterale e illegittimo”.
Filcams Cgil e Fisascat Cisl denunciano anche “la violazione delle norme contenute nel D.lgs 81/08 riguardo a salute e sicurezza sul lavoro, non solo per quanto riguarda i tempi necessari per lo svolgimento delle attività lavorative richieste, a seguito del dimezzamento del monte orario delle lavoratrici, ma anche rispetto a un ambiente di lavoro insalubre, a causa, tra le altre cose, delle pressioni psicologiche esercitate nei confronti delle lavoratrici”.
Per tutti questi motivi, nella giornata di venerdì è scattato lo stato di agitazione. E i sindacati si riservano, “qualora non venisse riscontrato nessun elemento oggettivamente positivo e di risoluzione delle problematiche evidenziate”, di mettere in campo “ogni possibile iniziativa di lotta”.