Lunedì 19 e martedì 20 novembre, al Teatro Verdi di Terni la Stagione di Prosa prosegue con la riuscitissima e spassosa messinscena dell'indiscutibile capolavoro goldoniano La locandiera, con Sara Biacchi, Jurij Ferrini, Marco Zanutto, Francesco Tonti, Woody Neri, Alessandra Fabretti, Wilma Sciutto, Salvatore Magro, per la regia di Jurij Ferrini.
L'opera ricca di spunti comici e di improvvise virate ritmiche è un vero e proprio gioiello. Le schermaglie amorose tra la locandiera Mirandolina e il misogino Cavaliere di Ripafratta tornano a scaldare i cuori e a provocare le risa degli spettatori in uno spettacolo che suggestiona il pubblico anche dal punto di vista olfattivo con gli odori tipici dell'accogliente locanda fiorentina, in una sorta di concerto di suoni e sapori.
“Ricorda un'opera buffa – dice Jurij Ferrini -La musica infatti è un altro cardine su cui poggia questo progetto: la figura della serva amorosa attraversa il teatro e l'opera buffa in tutto il ‘700 e approda alla società moderna incarnando un nuovo tipo di femminilità che porta la donna ad iniziare, almeno in occidente, un lento processo di emancipazione. Tracce di questa figura così centrale e astutamente ambigua si ritrovano nella Susanna de “Le nozze di Figaro” o nella più nobile “Rosina” de “Il barbiere di Siviglia”, figure che sembrano quasi “figlie” della nostra Mirandolina, discendente a sua volta in qualche modo dalla maschera di Colombina. Così come esistono altri personaggi che arrivano direttamente dalla commedia dell'arte e che irrompono nell'opera Buffa, basti pensare a Figaro che potrebbe avere un antenato in Brighella. Ecco allora il senso di citazioni musicali così riconoscibili e particolarmente adatte a far da supporto alla vicenda che in fin dei conti si svolge in una sola e “folle giornata”. Accanto a questa scelta se ne fonda un'altra: il XVIII secolo è anche il secolo degli odori, non sempre gradevoli ma senz'altro molto forti; questo spiega il continuo riferimento nella commedia alla pulizia, al profumo del sapone di Marsiglia, e all'arte del gusto che sono le prime armi di Mirandolina per far cadere nella sua rete il burbero cavaliere. Allora ogni sera tenteremo di suggestionare il pubblico con gli odori tipici della cucina italiana.
Ma il grottesco ha sempre qualche aspetto fosco e qualche pennellata pesante e infatti non tutta la storia appare lieve. Mirandolina si fa prendere la mano dal gioco che a tratti diventa crudele e la storia si chiude con un “non-lietofine”: il cavaliere maledirà le donne sopraffatto dal dolore per un amore non corrisposto. Se si prende questo come un gioco spensierato si può ritenere si tratti di una semplice questione di orgoglio ma a ben vedere la passione amorosa è nella vita una faccenda molto seria e prendendo alla lettera le cocenti vampate di desiderio del cavaliere per la provocatoria sensualità della locandiera si può immaginare quale emozione violenta possa muoversi nel suo petto e nel suo ventre. Ricordo dopo la prima lettura di aver provocato la compagnia proponendo un dibattito sul maschile e sul femminile. E dopo pochi istanti i toni erano tutt'altro che pacati. Nell'esperienza di ognuno di noi l'universo maschile e quello femminile si attirano e si scontrano come la calamite quando si gioca ad invertire la polarità. La domanda che sorge prepotente è questa: l'uomo teme l'emancipazione femminile o la donna ha smarrito il suo ruolo? Dalla cronaca apprendiamo che oggi cresce il numero dei single di entrambi i sessi. Questo la dice lunga sulla attualità di questa opera così solo apparentemente giocosa.
C'è da dire che quando si da una spolverata al grande libro del teatro di Goldoni e si tolgono di mezzo le ragnatele dei goldonismi, dei vezzi e delle noiosissime maniere teatrali resta in mano un teatro vivo, pulsante e così vero da far impallidire. Caso vuole che come regista io sia giunto a Goldoni subito dopo Cechov: ebbene non ho sofferto alcun salto stilistico, se non fosse per il linguaggio stento a vedere qualunque differenza. Senz'altro non ne trovo alcuna in senso metodologico ossia affronto Goldoni e Cechov nello stesso esatto modo.”
Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell'Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n°075/57542222.