In Italia stimato un milione e mezzo di cinghiali: i dati su abbattimenti e danni

In Italia stimato un milione e mezzo di cinghiali: i dati su abbattimenti e danni

Massimo Sbardella

In Italia stimato un milione e mezzo di cinghiali: i dati su abbattimenti e danni

Lun, 30/01/2023 - 15:03

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L'indagine dell'Ispra: aumentati gli abbattimenti (circa 300mila l'anno), ma anche i danni (oltre 17 milioni di euro l'anno)

In Italia è presente un milione e mezzo di cinghiali. E’ la stima dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che durante una iniziativa con Confagricoltura ha presentato un’indagine condotta sulla gestione del cinghiale in Italia dal 2015 al 2021.

Periodo in cui continua la crescita degli abbattimenti (o prelievi), ma anche dei danni. Nel periodo 2015-21 il prelievo di cinghiale è aumentato del 45% e in media sono stati abbattuti circa 300.000 cinghiali
all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico).

Nello stesso periodo, gli importi annuali dei danni all’agricoltura sono oscillati tra 14,6 e 18,7 milioni di euro, con una media annuale pari a oltre 17 milioni di euro.

Una ricerca che Ispra ha realizzato grazie alle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Aree protette e che l’Istituto ha comunicato ai ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura.

Abbattimenti e modalità di caccia

Nei sette anni dello studio l’86% degli abbattimenti di cinghiale (circa 1,8 milioni di animali) è avvenuto in attività di caccia ordinaria e il restante 14% (circa 295.000 animali) in attività di controllo faunistico. Il 30% del prelievo totale (circa 630.00 mila animali) è stato realizzato in Toscana e sono sette le regioni che hanno prelevato oltre un milione di animali nel periodo 2015- 2021 (Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio, Umbria, Liguria e Marche), per un complessivo 73% del prelievo totale.

L’abbattimento in caccia è stato realizzato per il 94% in territorio pubblico e solo il 6% in riserve di caccia private. La tecnica di caccia più utilizzata in Italia rimane la braccata con cani da seguita (88% degli animali prelevati), seguono il tiro selettivo da appostamento (9%), la girata (2%) e la caccia vagante (1%). Questo tipo di prelievo è risultato all’incirca paritetico tra i sessi (51%maschi e 49% femmine), mentre è risultato sbilanciato per quanto riguarda l’età, con il 60% di adulti tra gli animali abbattuti e i restanti di meno di un anno.

Il 38% dell’attività di controllo faunistico stata realizzata all’interno delle aree protette nazionali e regionali, la restante parte (circa 184.000 animali) in territorio non protetto. La tecnica più utilizzata per il controllo è stata il tiro selettivo (52%), seguita da cattura (31%), braccata (11%) e girata – tecnica condotta con l’uso di un unico cane che segnala la traccia dei cinghiali – (6%).

I danni all’agricoltura

Nel periodo 2015-2021 la stima complessiva dei danni all’agricoltura è risultata di poco inferiore a 120 milioni di euro di danni per un totale di oltre 105.000 eventi di danno. Complessivamente il 36% degli importi (circa 30 milioni di euro) per danni da cinghiale è riferito alle aree protette nazionali e regionali, la restante parte (circa 89 milioni di euro) ad aree non protette.

Le regioni più colpite dai danni da cinghiale sono risultate Abruzzo e Piemonte con, rispettivamente, circa 18 e 17 milioni di euro nel periodo considerato. Altre tre regioni hanno fatto registrare oltre 10 milioni di euro di danni: Toscana, Campania e Lazio. Solo nella Provincia Autonoma di Bolzano non si rilevano danni all’agricoltura, in relazione alla distribuzione ancora molto limitata del cinghiale in questo contesto.
Il quadro di sintesi che emerge dall’indagine di ISPRA descrive un generalizzato aumento degli
indicatori (prelievi in caccia, prelievi in controllo danni) attualmente disponibili per monitorare
l’andamento della gestione della specie. Questo costante aumento del fenomeno su scala nazionale
richiede

Servono dati omogenei su scala nazionale

Alla luce dell’aumento dei numeri, Ispra sollecita “l’adozione urgente di una strategia di intervento nazionale disegnata sulla base delle più aggiornate conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni, e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l’obiettivo prioritario di riduzione dei danni”.

Elemento chiave di una strategia di gestione del cinghiale è considerato la creazione di un sistema omogeneo di raccolta dei dati a scala nazionale, che integri anche le informazioni relative agli interventi di prevenzione e agli incidenti stradali, e renda possibile monitorare l’andamento della gestione in
tempo reale.

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