In casa per il Coronavirus, come gestire il rapporto con figli e coniuge (e senza l'amante)

In casa per il Coronavirus, come gestire il rapporto continuo con figli e coniuge (e senza l’amante): i consigli dell’esperto

Massimo Sbardella

In casa per il Coronavirus, come gestire il rapporto continuo con figli e coniuge (e senza l’amante): i consigli dell’esperto

I possibili disagi per privazioni e anomale convivenze forzate: intervista allo psichiatra Francesco Fioroni, esperto in Psicopatologia e disturbi del comportamento sessuale
Lun, 23/03/2020 - 10:03

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L’emergenza Coronavirus, oltre a mettere a repentaglio la vita di tante persone che si ammalano, rischia di lasciare segni profondi sul nostro modo di vivere e sulla nostra psiche. Per la paura del contagio, ma anche per le conseguenze dell’isolamento forzato a cui sono costrette famiglie o singole persone per limitare i casi di possibile contagio. Una convivenza anomala, forzata, senza precedenti per la gran parte di noi. Che può avere conseguenze per i singoli, ma anche nelle relazioni tra le persone con le quali si convive o che improvvisamente non si possono vedere più, per molto tempo.

Per capire quali sono le dinamiche, i rischi ed i possibili “antidoti” a questi disturbi, individuali, nella coppia o nella famiglia, abbiamo sentito lo psichiatra e psicoterapeuta perugino Francesco Fioroni, esperto in Psicopatologia e disturbi del comportamento sessuale.

Dottor Fioroni, le persone sono chiamate ad un’esperienza che i più non hanno mai vissuto sino ad ora. L’obbligo di restare a casa, quali conseguenze generalizzate può determinare nella psiche umana?

Il problema di fondo è lo sforzo di dover cambiare da un giorno all’altro il proprio stile di vita. Di dover restare 24 ore su 24 in casa, tranne che poter uscire solo per strette necessità (come andare a fare la spesa, in farmacia, in edicola). E ora rinunciando anche a fare jogging all’aria aperta, quattro passi nelle aree verdi con la scusa di portare fuori il cane. Si può infatti uscire solo sotto casa e sempre rigorosamente senza assembramenti. Tutte indicazioni del resto fondamentali di fronte all’emergenza Covid-19: l’isolamento è l’unico modo per contrastare la diffusione del virus”.

Perché non tutti riescono a rispettare le regole?

Questi cambiamenti così restrittivi della propria libertà, per la stragrande maggioranza risultano difficili da attuare: devono modificare il proprio stile di vita quotidiano, le proprie abitudini, sia quelle buone che quelle cattive. In chi sta bene, ma soprattutto nei giovani, venendo meno il fattore della motivazione non si percepisce l’importanza a livello personale dell’utilità delle indicazioni fondamentali. E si diventa più restii ad osservare le regole“.

Ci sono persone considerate più a rischio da questo punto di vista?

A risentirne maggiormente sono coloro che non riescono a gestire l’ansia. Ma anche tutti quei soggetti che già soffrono di problematiche psicologiche, tipo attacchi di panico, di atteggiamenti malinconici e stati depressivi, di malinconia e solitudine, di ossessioni e manie. Persone con problemi di dipendenza (dalla tossicodipendenza al tabagismo, dall’alcolismo alla ludopatia) o di disturbi alimentari, come la bulimia e l’anoressia. C’è poi tutta la fetta di chi è poco abituato a seguire le regole, più esposto ad avere stati isterici di personalità, attacchi di aggressività, perdita di controllo. Altra importante fascia debole sono gli anziani con problemi mentali”.

C’è anche chi, solitamente, ama stare in casa. Ma questa volta è diverso, si tratta di un obbligo, non di una scelta…

Anche i più solitari, i pantofolai più incalliti risentono di questa reclusione forzata. Ma sicuramente hanno più capacità di adattamento, di equilibrio nel superare le limitazioni imposte”.

Questa situazione può aumentare i casi di rabbia e di violenza all’interno delle mura domestiche o al contrario depressione e rassegnazione inducono ad un’inerte calma anche le persone più irascibili?

Come nelle calamità naturali, anche per l’allarme scaturito a seguito dell’emergenza sanitaria si crea un effetto inibitorio scatenato dalla paura, almeno per la violenza. Mentre invece aumentano la rabbia e l’insofferenza”.

Stare a casa con la propria moglie o il proprio marito. Per lungo tempo, costantemente se non si deve andare al lavoro. Questo fa bene alla coppia?

La coppia non ne trae benefici, perché il lavoro porta con sé l’affermazione personale, un elemento imprescindibile per la vita sociale”.

E dal punto di vista sessuale, lo stimolo non rischia di essere inibito?

La paura, nella vita di coppia, all’inizio è anche uno stimolo. Il suo protrarsi però crea conseguenze inibitorie, stanca psicologicamente. Bisogna trovare altri stimoli, ma che in questo momento non se ne ha la possibilità”.

I rapporti di chi non convive, rischiano di rovinarsi?

In genere no, perché in questa fase tutto è congelato. E poi la paura non favorisce i cambiamenti“.

Poi, c’è anche chi non può vedere l’amante e deve convivere con il coniuge con il quale si vive, evidentemente, un rapporto non soddisfacente…

L’amante, l’assistente sessuale, è in crisi. Perché le parole espresse anche attraverso telefonate e messaggi clandestini, magari effettuati in bagno, in garage o con la scusa di andare a buttare l’immondizia, non si traducono poi in fatti concreti”.

C’è spazio per la gelosia nella vita da segregati?

Gli stimoli non mancano, la tecnologia è a portata di mano, i contatti sono sempre attivi. Le chat e i messaggi potranno essere anche diluiti, ma restano sempre attivi. Considerando che i ruoli famigliari si incentrano ora su una rappresentazione drammatica (il padre non ha il lavoro, la mamma è depressa, così anche i figli, etc.), quando il nucleo si ritrova riunito, per un lungo periodo di tempo, la paranoia della gelosia può amplificarsi”.

E, invece, il rapporto con i figli? Speso, tra impegni lavorativi dei genitori, scuola e attività sportiva dei ragazzi, prima ci si ritrovava insieme soltanto la sera, a tavola. Ora molto più spesso. Quali le possibili conseguenze per genitori e figli?

Avere tutto il tempo a disposizione, o comunque molto di più, può essere un’opportunità. L’importante è scandire bene i ruoli e programmare la giornata, portando avanti attività ludiche, hobby, etc”.

Quali consigli, allora, per sopportare la convivenza forzata e la segregazione?

Anche se sembra banale, iniziare bene la giornata, curandosi, è fondamentale. La regola numero uno è togliersi il pigiama, vestendosi con abiti puliti e decorosi. Evitare tute e golf logori, che sono più da buttare che indossare. Accendere la musica e impostare un programma, con dei ruoli scanditi: l’organizzazione della gestione del ménage quotidiano diventa un antidoto per evitare che l’atmosfera si accenda, soprattutto se si vive in spazi ristretti e con figli piccoli da gestire. Ovvio che tutto dipende dalle condizioni di partenza: nelle famiglie sane questa fase può essere l’occasione per scoprire nuove dimensioni della vita familiare, per condividere più tempo insieme e riscoprirsi l’un altro, occupandosi di cose anche diverse dal solito, come cucinare, riordinare un garage, fare il cambio armadi, un po’ di giardinaggio, cimentarsi in lavoretti fai da te, etc.“.

E se nella famiglia, già prima, non tutto andava bene?

In questi casi, a maggior ragione, occorre darsi delle precise regole di convivenza e dividersi bene i compiti. Stabilendo, per esempio, chi va a fare la spesa, chi prepara da mangiare, chi lava i piatti, chi gioca con i figli, chi si occupa dei nonni, etc”.

E gli animali da compagnia, che ruolo possono avere?

Sono un ottimo aiuto per alleviare i sintomi di questa quarantena forzata: dal cane, al gatto, ai conigli, ma anche i piccoli criceti e i volatili possono dare un sostegno. La pet therapy si dimostra sempre un valido supporto per la salute psicologica. Sono tutti piccoli escamotage per non far accendere la miccia esplosiva che cova sotto l’insofferenza. Anche se, ricordiamo, psicologi, psichiatri e assistenti sociali diventano ancora di più le figure di riferimento, alle quali iniziare a rivolgersi senza tabù”.

E per chi, invece, si ritrova a vivere solo?

Dipende, innanzitutto, se è stata una scelta di vita o se si ritrova in solitudine. Perché ha perso il coniuge o la/il compagno di vita, sicuramente più dolore da gestire. Chi è solo per scelta riesce ad organizzarsi tra le sue mura, ma anche in questo caso ognuno ha i propri rapporti sociali, la propria rete, e farne a meno significa anche doversi privare di situazioni di conforto, con la conseguenza di ritrovarsi in una situazione più buia”.

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